Agorà

Storie del pallone. La felicità della squadra più perdente della storia

Massimiliano Castellani martedì 21 marzo 2017

La squadra dell’Excelsior fondata nel 2001 esulta dopo la prima storica vittoria ottenuta nel 2010

Nel pazzo mondo del pallone, si sa, ogni sconfitta è un dramma. La dura legge del gol recita: se non vinci, allora sei fallimentare. C’è una sola squadra (ma ci auguriamo che non sia la sola) che ha compreso da tempo che la vittoria sta semplicemente nel «fare giocare tutti» e che l’unica sconfitta è «non far sentire ogni componente della rosa un titolare fondamentale ». Sono questi i principi fondanti dell’Excelsior di Bolzano, società dilettantistica iscritta al campionato di Terza categoria, che in quasi sedici anni di attività agonistica ha collezionato 15 ultimi posti consecutivi «e quasi sempre con zero punti in classifica», oltre 2.244 gol subiti (a fronte degli appena 184 realizzati), cinque pareggi e soltanto due vittorie in circa trecento sfide. «Eppure non abbiamo mai esonerato nessun allenatore», dice un sorridente Massimo Antonino, uno dei fondatori del club che potrebbe vantare lo scudetto del più battuto d’Italia.

Antonino è anche uno dei tre veterani (con i difensori Stefano Favaretto, fotografo, e Michele Mancosu, studente e lavoratore) che all’occorrenza vanno ancora in campo. «Alla bisogna, perché la rosa è ampia: siamo arrivati a 35-40 calciatori tesserati e da “statuto” dobbiamo garantire a ognuno lo stesso spazio. Unico obiettivo richiesto ai mister, Stefano Petrera e il suo vice Antonio La Cedra (allenatore dei portieri) è concedere identico minutaggio nel corso della stagione». Bandita dunque la parola «selezione, per noi è sinonimo di esclusione», qui si gioca solo per «l’inclusione: il 30% dei nostri ragazzi sono stranieri, richiedenti asilo africani, dell’Afghanistan, Iraq...», e ovviamente per passione.

È nello spirito delle origini, quello di una squadra che nel 2001 è stata fortemente voluta da alcuni ragazzi di un grande rione popolare di Bolzano, i quali andarono a bussare alla porta della onlus “La Strada - Der Weg”, attiva dal 1978. Uno degli animatori ed educatori de “La strada - Der Weg” era proprio Massimo Antonino che, assieme al collega Dario Volani, colse al volo l’occasione per mettere in piedi una compagine che ormai grazie anche al docufilm I magnifici perdenti del regista francese Jean Gaudry, oltralpe è più conosciuta perfino di tanti nostri club di Serie A. «Gaudry si è reso conto della “specialità” dell’Excelsior che è quella di dare una possibilità e una maglia a ragazzi che altrimenti altrove non gli verrebbe mai concessa – spiega il presidente del club Mirco Marchiodi –. In un gruppo, in cui l’età media è di 25 anni, affianco a degli elementi tecnicamente forti e che potrebbero tranquillamente stare in categorie superiori giocano altri, la maggioranza, che sono “scarsamente dotati” ma anche loro protagonisti, ai quali è concesso di sognare in grande scendendo in campo, invece di passare la vita in panchina».

Spazio a giovani con forti problematiche sociali, con disagio psichico o problemi fisici, come Daniele Pirilli, detto “Lele”, morto nel 2011, a 23 anni, di fibrosi cistica, ma che anche quasi da fermo («non poteva correre molto per la sua malattia») dava sempre il suo contributo e soprattutto portava in campo la gioia di vivere. Quella che ha sensibilmente registrato nel suo libro Siamo tutti titolari. Storia della squadra più perdente d’Italia e del suo progetto rivoluzionario (Edizioni Buk), Mario Endrizzi, medico sportivo e centrocampista, anche lui alla bisogna, dei biancazzurri che si ritrovano due volte alla settimana nel campo affollato e molto condiviso di via Resia. Questa è anche la sede delle loro simpatiche disfatte. «Per noi la grande vittoria - continua Antonino - è che i giocatori bravi pur di restare nell’Excelsior rifiutano di cercarsi un posto in squadre migliori. E questo per una semplice ragione: stanno bene, si sentono realizzati e valorizzati come persone ancor prima che come calciatori».

Difficile spiegare agli attori protagonisti del calcio che conta che si può essere felici e realizzati pur vincendo una partita ogni sei anni e mezzo. È la media vittorie dell’Excelsior che il suo primo successo in campo ha potuto festeggiarlo solo dopo dieci anni di dura soccombenza. «Era il 20 novembre del 2010, 2-1 contro il Barbiano. Una data storica per noi, ma all’indomani arrivò la doccia gelata... Il giornale locale (“Alto Adige”) nella classifica ci lasciava ancora a zero punti. E a nulla valsero le proteste perché poi scoprimmo che il Barbiano era una squadra fuori classifica, pertanto le vittorie contro di loro non davano punteggio », ricorda ridendo Antonino che annovera come primo vero successo da tre punti quello ottenuto con il Colle Isarco, nel 2014, ancora 2-1. «Ridere della sconfitte fa parte del progetto. Nel nostro spogliatoio regna da sempre l’armonia e il massimo fairplay nei confronti degli avversari degli arbitri. Io ricordo a tutti i nostri ragazzi di dare sempre il 110% e che il risultato finale è solo una delle conseguenze di questo sport in cui, prima di tutto, conta esserci e mettersi al servizio della squadra. A chi invece ironizza con cattivo gusto sulle nostre debacle, tipo il 21-0 con il Montagna, faccio presente che avremo anche il record di partite perse e di gol subiti, ma credo che poche società possano vantare una bacheca con 11 Coppe Disciplina conquistate negli ultimi quindici anni. E siamo in lizza per il dodicesimo titolo di squadra più corretta del campionato».

Qualcosa sta cambiando? Nell’ultimo turno i biancazzurri hanno ottenuto un clamoroso pareggio (il quinto della storia), 3-3. Scongiurato lo zero assoluto in classifica. Ora, in attesa del 2020, data in cui statisticamente dovrebbe arrivare la prossima vittoria, l’Excelsior può fare suo il motto dello sceneggiatore Eugene O’Neal: «La gente che vince sempre, appartiene alla classe media dello spirito».