Agorà

Tra Galileo e Darwin. «Evoluzione, basta polemiche»

Luigi Dell'Aglio mercoledì 11 febbraio 2009
Un Darwin 'teista' (il quale, cioè, afferma l’esistenza della divinità ed esclude che l’universo possa essersi for­mato per caso) e un Galileo di si­cura, sentita fede cristiana, sono due fra gli input forti che anime­ranno il dibattito sui due grandi scienziati, di cui ricorrono que­st’anno gli anniversari ( 400 anni dalle prime osservazioni galileiane con il cannocchiale e 150 anni dal­la pubblicazione della darwiniana Origine delle specie). Giuseppe Tanzella-Nitti, ordinario di Teolo­gia fondamentale alla Pontificia U­niversità della Santa Croce a Ro­ma, professore invitato alla Ponti­ficia Università Gregoriana, nella specializzazione Scienze e Filoso­fia, partecipa attivamente a que­sto diattito e ieri è intervenuto al­la conferenza stampa di presenta­zione del mega- convegno della Gregoriana sull’evoluzione. Inol­tre, per tutto il 2009, il Portale di Documentazione Interdisciplina­re di Scienza e Fede, da lui diretto, dedicherà numerosi ' speciali' a Galileo e Darwin. Tanzella-Nitti è stato astronomo in équipe di pun­ta e dal 1987 veste l’abito talare. Professore, quali effetti hanno a­vuto le scoperte di Galileo e Darwin sulla cultura, sulla filoso­fia e sulla stessa religione? Queste due rivoluzioni della conoscenza come si collegano con i profondi interrogativi che l’uomo porta dentro di sé? «A prima vista, l’effetto delle nuo­ve prospettive offerteci da questi due scienziati – confinare la Terra in una posizione periferica e lega­re l’essere umano all’evoluzione biologica delle altre specie anima­li – sembra quello di aver tolto cen­tralità e privilegi al genere umano, e alla sua storia. È innegabile che questa lettura abbia influenzato sia la filosofia sia la religione, che centrano la loro riflessione proprio sulle domande esistenziali dell’es­sere umano e (nel caso della Rive­lazione ebraico- cristiana), sulla sua realtà di creatura immagine di Dio. Eppure, a ben vedere, né per Galileo né per Darwin questo de­centramento cosmologico o bio­logico significò una svalutazione dell’essere umano e delle sue do­mande religiose. Non fu così per il cattolico Galileo, la cui sincera a­desione alla fede cristiana è fuor di dubbio, e non fu così neanche per l’agnostico Darwin. Quest’ul­timo mantenne sempre una posi­zione rispettosa verso la religione. Per lui, l’esistenza di Dio è 'un te­ma che va ben al di là dell’oriz­zonte dell’intelletto umano', co­me ebbe a scrivere nel 1873 al pro­fessor Doedes dell’università di U­trecht: "L’impossibilità di conce­pire che quest’universo grandioso e meraviglioso, con i nostri sé co­scienti, sia scaturito per caso, a me pare l’argomento principe a favo­re dell’esistenza di Dio". Proprio dall’esame delle numerose lettere di Darwin, recentemente messe a disposizione in forma digitale dal Darwin Correspondence Project, si evince la figura di un Darwin a trat­ti perfino teista. Di alcune di que­ste lettere il Portale di Documen­tazione Interdisciplinare di Scien­za e Fede offrirà a marzo una tra­duzione italiana: i lettori vi trove­ranno un Darwin inedito, diverso da come lo si dipinge di solito». Sul sistema copernicano, soste­nuto da Galileo, le riserve cadde­ro presto. Sull’evoluzione, pur ac­cettata da tutti in linea generale, persistono invece divergenze: i meccanismi messi in luce da Darwin sono in grado di spiegare completamente l’origine e lo svi­luppo di tutte le forme di vita? «Fra i biologi esiste ancora una cer­ta discussione: l’evoluzione è do­vuta unicamente alla selezione na­turale ( sopravvivenza del più a­datto) oppure dipende dall’espli­carsi di funzioni e processi interni ai viventi? Dipende solo da errori di trascrizione nella trasmissione del Dna oppure dall’attivazione di porzioni del codice genetico che, fino a poco tempo fa, si riteneva­no ridondanti? I meccanismi darwiniani, che privilegiano l’a­leatorietà e la conflittualità, sono certamente attivi, ma assai proba­bilmente non sono gli unici. Il di­battito dei biologi sul valore dei singoli meccanismi interessa an­che a noi teologi. Si tratta infatti di capire che cosa, a partire da essi, si potrebbe dedurre sul piano filo­sofico, per suggerire poi quali stra­tegie impiegare per comporre creazione ed evoluzione». Come definire l’evoluzione, vista dal credente? «L’evoluzione, in fondo, è il modo in cui Dio crea. L’idea di evoluzio­ne è di casa nella teologia cristia­na. Affinchè il cosmo e la vita e­volvano è necessaria una quantità positiva di informazione. Non cre­do sia possibile un’evoluzione bio­logica in un mondo materialista, senza informazione, senza dire­zione, senza progetto». Guardando indietro con Darwin lungo la storia della vita, che cosa possiamo scoprire circa il futuro dell’umanità? «Credo che Darwin sia stato bravo a farci leggere il passato, ma non lo invocherei troppo come profeta di scenari futuri. L’evoluzione biolo­gica dell’essere umano pare fer­marsi proprio con il sorgere della libertà e della cultura. A dirci cosa attende l’umanità sarà l’impiego della nostra libertà che, grazie a Dio, ci muove anche alla coopera­zione, alla solidarietà e perfino al­la carità verso i nostri nemici, non solo alla lotta per la sopravviven­za, come accade per le altre spe­cie». In quest’anno di grandi ricorren­ze scientifiche, gli scienziati, gli storici, i filosofi e i mass media si sono guardati dalla tentazione di contrapporre il progresso della scienza alla ' resistenza' della Chiesa, secondo un cliché con­venzionale? «Temo che questa contrapposizio­ne sarà riproposta in diverse sedi, non soltanto perché è un luogo co­mune (e come tale sopravviverà a lungo), ma anche perché l’opinio­ne pubblica, per interessarsi a una tematica, ha bisogno del dibattito e del contraddittorio. Dire che la teologia cristiana ha fornito l’hu­mus culturale e filosofico per la na­scita delle scienze non interessa quasi a nessuno, mentre dire, in modo impertinente, che scienza e teologia sono eternamente in lot­ta, o che il cristianesimo è irrazio­nale, fa vendere i libri…».