Musica. Migranti e terrorismo: l'Eurofestival scopre l'impegno
Una canzone italiana contro il terrorismo e una francese sull’accoglienza dei migranti. Il 63° Eurovision Song Contest , alias Eurofestival 2018 in corso di svolgimento con le sue semifinali alla Altice Arena di Lisbona, quest’anno toccherà in musica alcuni temi di attualità che bruciano sulla pelle dell’Europa (ma occhio all’outsider israeliana che canta la rivolta delle donne sull’onda del #metoo). Ed anche se il regolamento la definisce «manifestazione apolitica» porre alcune questioni a una platea di oltre duecentomilioni di spettatori in tutto il mondo (Cina e Stati Uniti compresi), un po’ di politica la fa. L’ Eurofestival nasceva nel 1956 per iniziativa dell’Ebu, l’unione delle emittenti televisive pubbliche europee, sull’esempio del Festival di Sanremo trasmesso in tv nel 1954, per unire con le canzonette l’Europa uscita a pezzi dalla guerra. Ed è rimasta l’unica vera trasmissione che mette in scena il nostro continente, dopo la fine del mitico Giochi senza frontiere. Certo l’Eurofestival di oggi cede alle esigenze del business con uno show televisivo fatto di botti e luci stroboscopiche, balletti e lustrini, in cui però spesso spuntano delle chicche come il delicato brano di Salvador Sobral (durante la finale si esibirà con Caetano Veloso) che ha meritato l’anno scorso la vittoria al Portogallo, che organizza quest’anno l’evento tramite la rete Rtp. Questa volta sono in gara 43 nazioni, anche fuori i confini europei, da Israele all’Australia. Stasera, 10 maggio, va in onda la seconda semifinale, su Rai 4 alle 20.30, mentre per la finale del 12 maggio ci si sposterà sempre alle 20.30 su Rai 1 e RaiHD con al timone Federico Russo e Serena Rossi. Sabato vedremo quindi i venti Paesi che hanno superato le semifinali scontrarsi con i “big five”, ovvero quelli che hanno da sempre sostenuto l’Eurovision: Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. Ogni brano sarà votato da una giuria di cinque esperti per nazione e dal televoto nei Paesi collegati in diretta tv.
Il tifo italiano andrà, ovviamente ai due vincitori del Festival di Sanremo, Ermal Meta e Fabrizo Moro, passati di diritto all’Eurofestival con l’inno contro il terrorismo Non mi avete fatto niente . «Nel novembre 2015, dopo l’attacco al Bataclan, sono stato ispirato e commosso dalla lettera scritta dal marito di una delle vittime: “Voi non avrete il mio odio, voi non avrete la mia paura – disse –. Non mi avete fatto niente”», spiega Fabrizio Moro, che con Meta decise di scrivere un brano dopo gli attentati di Manchester. Come fare passare però in Europa il messaggio così forte di una ballata che verrà cantata in italiano? Di qui una scelta originale della Rai che ha deciso di tradurre, per la prima volta nella storia della manifestazione, il brano in quindici lingue. I due artisti si esibiscono senza coreografie, solo semplici sagome a rappresentare la folla, mentre verranno proiettate con colorate scritte in sovraimpressione le frasi chiave della canzone (con una prevalenza di inglese, francese, russo e portoghese). Certo scorrerà un brivido in Spagna quando passerà in spagnolo «il sole sulla Rambla oggi non è lo stesso», o in Francia con la traduzione di «a Nizza il mare è rosso di fuochi e di vergogna / di gente sull’asfalto e sangue nella fogna», mentre in arabo verrà tradotta la frase su chiese e moschee «ingressi separati della stessa casa», con una frase di speranza in ebraico poco dopo.
Sull’onda dello slogan dell’ Eurovision di quest’anno, “Tutti a bordo”, che fa riferimento alle acque dell’oceano che lambiscono il Portogallo, portatrici di scambi di merci e di culture, i francesi Madame Monsieur colpiscono al cuore cantando con delicatezza le migrazioni nella canzone elettropop Mercy . Il brano è ispirato alla vera storia della bimba nata il 21 marzo 2017 a bordo della nave francese Aquarius, appartenente alla flotta Sos Meditérranée, nelle acque siciliane. La mamma Taiwo, nigeriana, e il padre ghanese, partiti dalla Libia, erano stati salvati proprio poche ore prima da Medici senza frontiere e portati sulla nave dove la bimba è nata. Parla alla Francia di Macron e all’Europa dei muri la piccola Mercy (che in francese suona come “grazie” e in inglese come “misericordia”). «Sono nata questa mattina, mi chiamo Mercy / mi hanno teso la mano e sono viva / Io sono tutti quei bambini che il mare ha preso». Da brivido. Molto lanciato anche il tedesco Michael Schulte con un brano appassionato per il padre scomparso ( You let me walk alone).
Ma in testa ai sondaggi c’è l’israeliana Netta, una originale ragazza dal look nipponico che, base elettronica alla mano e voce sincopata, fa ballare in modo irresistibile, ma anche riflettere, con Toy dove grida a un ragazzo: «Non sono il tuo giocattolo». «È un messaggio per dare più potere alle donne, ma non solo – spiega orgogliosa della sua taglia forte –. Questa canzone è dedicata a tutti coloro che sono maltrattati da chi è più forte, dal datore di lavoro, dal governo oppure a scuola ». Mentre la Russia riporta in gara la cantante disabile Julia Samoylova con I won’t break (“Io non mi spezzerò”). L’anno passato fu al centro di un caso diplomatico: selezionata per rappresentare la Russia all’ Eurovision 2017 a Kiev, in Ucraina, ricevette un divieto di accesso sul territorio ucraino della durata di tre anni per aver attraversato illegalmente il confine in occasione di un’esibizione in Crimea: mai successo prima. «Quello fu un caso spiacevole, ma raro. Il mio sogno è che l’ Eurofestival vinca il Nobel per la pace – ci spiega Eddy Anselmi, vicepresidente della delegazione italiana alla kermesse –. Queste sono davvero le Olimpiadi della musica per l’atmosfera sportiva che regna fra artisti anche di nazioni che sono in contrasto fra loro. Inoltre nel 1967 qui si sperimentò la prima trasmissione a colori, nel 1997 il televoto, nel 2009 i ledwall e quest’anno la regia robotizzata. Insomma, qui va in scena il futuro».