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Musica. Emma Marrone si racconta dopo la malattia: «Devo tutto ai miei valori»

Angela Calvini giovedì 27 dicembre 2018

La cantante Emma Marrone (Tony Thorimbert)

«Io ho avuto una infanzia molto felice, sono cresciuta con i miei genitori e con i miei nonni soprattutto. I pellegrinaggi dove mi portava mia nonna erano un modo per stare con lei, ma anche un modo per fare dei piccoli viaggi organizzati dalla parrocchia. Sono dei ricordi indelebili che mi porto dentro. Già da bambina mi rendevo conto di quanto fosse importante per me il viaggio».

Si racconta apertamente ad Avvenire Emma Marrone, che a 34 anni ha deciso di scrivere otto racconti autobiografici senza filtri (compreso uno sul tumore ovarico per cui è stata operata due volte) in una pubblicazione, Essere qui. Boom edition, che accompagna la riedizione del suo ultimo bell’album forte di 4 inediti. Il tour partirà il 15 febbraio da Bari. E, a proposito di viaggi, la cantante salentina ha appena ricevuto il Premio nazionale “Aldo Pessina” da parte dell’Aig (Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù, fondata nel 1945). «I giovani, ma non solo loro, hanno il bisogno e quindi il diritto di viaggiare, conoscere, incontrare, condividere » aggiunge Emma.

Emma, parlare di viaggi e di scambi culturali in questo periodo storico che valenza ha?

«Oggi stiamo perdendo il senso dell’umanità. Dovremmo tornare ad essere un po’ più umani. Molte persone sono turbate dalle immagini dei naufragi nel Mediterraneo e stanno cercando di dire la loro, però sul web si legge di tutto. Quelli che mi feriscono di più sono i commenti scritti dalle donne. Quando leggo mamme di famiglia che twittano “meglio morti in mare, così non li portiamo in Italia” a me sale lo schifo. Io non sono mamma, ma se un giorno mi nascesse un figlio vorrei che fosse accolto in una società fatta di rispetto e di umanità. Ma il problema è che alla base c’è tanta ignoranza. La gente alza i toni e parla per sentito dire, ma non sa niente».

Lei invece non si è mai tirata indietro nel combattere per le sue idee sociali e artistiche.

«Che sia un giornale o un disco, bisogna scegliere una posizione netta per non essere delle banderuole. Da una parte si perde qualcosa perché si viene attaccati, dall’altra quando mi guardo allo specchio mi rispetto. Anche l’ultimo album Essere qui, che ho prodotto, è un disco importante e di rottura che ha diviso le opinioni. Oggi ho maggiore consapevolezza, dopo dieci anni di carriera mi sono chiesta cosa veramente volessi fare da grande e ho deciso di essere me stessa».

È stata dura togliersi il marchio di cantante figlia dei talent, dopo la vittoria di Amicinel 2009?

«Credo di aver fatto tutto, non so se nel modo giusto o sbagliato, nella coerenza del tempo che stavo vivendo e delle esperien- ze che avevo accumulato. Non sono una che si mette a fare dischi a tavolino, ma sono una che, quando sente l’esigenza, si mette a lavorare giorno e notte con i musicisti. Sono figlia della musica suonata e dei grandi artisti e cantautori: se avessi composto brani che strizzano di più l’occhio al mondo digitale e alla musica del momento, forse avrei avuto più soddisfazioni e meno grattacapi, ma sarei stata un’artista e una donna infelice, perché finta».

E I talent di oggi, come li considera?

«Forse sono cambiati i ragazzi: il problema è che i ragazzi oggi vogliono tutto e subito, hanno meno voglia di sacrificarsi e per loro fare il musicista significa essere al primo posto in classifica. Io quando ho vinto Amici sono tornata a cantare nelle feste di piazza e il mio primo concerto al Forum di Assago l’ho fatto dopo sei anni. Uno se vuole essere se stesso, può farlo: ci vuole più fatica, ma la coerenza paga».

A proposito di lotte, lei scrive che nei giorni del tumore ha pregato tanto. Qual è il suo rapporto con Dio?

«Ho sempre pensato che esistano il bene e il male, senza distinzioni religiose. Cerco sempre l’energia positiva intorno a me e la preghiera è una forma fortissima. Siamo spinti a chiedere aiuto solo quando abbiamo un problema, la protezione invece va chiesta ogni giorno. In questo sono una credente tutti i giorni».

Lei per la prima volta ha anche pubblicato una foto molto forte con l’ampia ferita sull’addome dovuta alle operazioni. Come mai?

«È stato un modo per esorcizzare quel male che è stato estirpato, per dire in modo provocatorio che le ferite che fanno più male sono quelle che non si vedono. Quella è la ferita che mi fa meno male, tira un pochino quando cambia il tempo. Quelle che fanno male vengono inflitte dalla superficialita delle persone che si sentono in diritto di dire quello che vogliono sui social».

Lei si sente di esempio per i giovani? Pochi giorni fa è andata ad incontrarli per parlare di prevenzione oncologica

«Quando mi scoprirono il tumore avevo 24 anni. Sono diventata più forte, ho riordinato le priorità della vita, ho dato un senso nuovo ai giorni, al tempo, alle persone, e ho dato un peso specifico al dolore, alzando tantissimo la soglia di sopportazione di esso. Non è una questione di coraggio. Mi sono sentita in dovere di lanciare un messaggio ai giovani e agli adulti: quello di andare dal medico non solo quando si sta male, ma sempre. La prevenzione è la cosa più importante».

Lei è un cantante nota per essere in prima fila nelle battaglie sociali.

«Io sono una piattaforma per tutte le associazioni benefiche: quando c’è da sponsorizzare una raccolta fondi per i bambini malati o per le donne che hanno subito violenza, non mi sono mai tirata indietro dal prestare i miei social a queste campagne. E appena posso vado a fare visita alle persone negli ospedali, specie i bambini. Perché ognuno di noi può fare qualcosa nel suo piccolo: io cerco di far capire che il rispetto e l’attenzione sono alla base di tutta la cultura».

Cos’è la cultura per lei?

«Ho sempre pensato che leggere e la cultura ci possono rendere persone libere. Leggere è uno strumento che rafforza il nostro lessico, il linguaggio, il pensiero, le visioni. Per questo sui miei social io posto tutti i libri che leggo. Per spingere i ragazzi a staccare il cellulare e leggere libri che fanno bene all’anima e alla testa».

Quanto sono stati importanti i suoi genitori nel trasmetterle certi valori?

«I miei genitori sono importantissimi. Se oggi ho le spalle larghe per affrontare le difficoltà e ho i piedi piantati ben per terra, è perché sono stati loro a regalarmi queste radici, questa forza, questo coraggio. Se non fossi cresciuta in un ambiente familiare stabile, onesto e sincero, che mi han reso la donna che sono, probabilmente avrei “sbarellato” anche io in questa confusa società».