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LE STORIE. Eden, è in Toscana il Giardino della Bibbia

Paola Scarsi domenica 27 giugno 2010
Da qualche tempo i pellegrini che percorrono la Via Francigena hanno un ulteriore motivo per fare una sosta prolungata ad Aulla, «XXX statio» del cammino che congiunge Canterbury a Roma. Nel recentemente recuperato chiostro dell’abbazia di San Caprasio è stato infatti realizzato un «Giardino della Bibbia» ove sono state messe a dimora alcune delle piante citate nelle Sacre Scritture. La scelta è necessariamente andata sulle specie che più facilmente vivono nel nostro clima: il fico, il cipresso, l’olivo, l’issopo, la vite, la palma, il moro, il gelso, il mirto, l’alloro, il cappero, il melograno ed altre verranno piantate seguendo la stagione di semina. Al centro del chiostro si trova la piccola ed antica cisterna, mentre su un lato – secondo quanto descrivono antichi trattati di erboristeria – crescono le erbe aromatiche e curative dei pellegrini, molte delle quali sono state portate dai fedeli: l’astringente salvia utilizzata per le gastralgie, il depurativo tarassaco, il timo balsamico e sedativo, l’antispasmodica melissa, il digestivo rosmarino, il vermifugo tanaceto, la diuretica salvastrella (o «pimpinella»), l’emostatica ruta, l’analgesica menta, l’origano dall’azione digestiva, il carminativo finocchio, la stimolante maggiorana. Questo piccolo gioiello è frutto della ricerca archeologica, della fede, dell’unione spirituale e dell’entusiasmo dei fedeli, come racconta Mariella Zoppi, architetto, professore di urbanistica (è preside del corso di laurea in paesaggistica all’università di Firenze), già assessore alla Cultura della Regione Toscana e ideatrice di questo «Giardino della Bibbia». «E l’Eterno Iddio piantò un giardino in Eden, in oriente, e quivi pose l’uomo che aveva formato. E l’Eterno Iddio fece spuntare dal suolo ogni sorta d’alberi piacevoli a vedersi e il cui frutto era buono da mangiare, e l’albero della vita in mezzo al giardino, e l’albero della conoscenza del bene e del male». Così la Genesi: è il principio, in senso proprio ed in senso figurato, e già – scrive l’architetto Zoppi nel suo saggio Piante, fiori e profumi della Bibbia (Alinea) – «contiene la descrizione di giardino come luogo di armonia e di bellezza, dove gli alberi e i fiori danno mostra della loro bellezza e della loro perennemente godibile utilità». «Il Paradiso terrestre – spiega – è rappresentato come uno spazio chiuso, un giardino recintato con alberi fiori, semi e frutti, in cui bellezza e utilità non possono essere scisse, ma appaiono spontanee, senza la fatica del lavoro. Il chiostro dei monasteri e dei conventi ripropone quest’immagine: un luogo in cui anima e corpo si rinfrancano, dove spirituale e reale sono uniti indissolubilmente. Sono tutti luoghi di pace in cui nulla turba la ricerca di Dio, di cui l’uomo diventa "giardiniere"». Nei secoli al percorso spirituale si è affiancato il desiderio di rappresentare il giardino dell’Eden con risvolti più prettamente botanici: è nel mondo protestante che si trovano i primi "giardini della Bibbia" creati per avvicinare i fedeli alle Sacre Scritture. Hanno un alto valore simbolico, ma non sono giardini particolarmente ricchi o rigogliosi. Basti pensare, dice ancora l’architetto Zoppi, che «sino al Medioevo le piante note erano pochissime, se confrontate con le attuali conoscenze: nel Capitulare de villis et curtis redatto nel 795 per volere di Carlo Magno sono elencate appena 73 piante e 16 alberi. Il semplice garofano arriva solo dopo le crociate e l’oggi diffusissimo tulipano, giunto dalla Cina con Marco Polo, era così raro e prezioso che un solo bulbo era sufficiente per fornire la dote a una ragazza... Inoltre nella Bibbia sono per forza di cose descritte solo le piante che ancor oggi crescono nel Mediterraneo arido: alcune di esse sono chiaramente citate, mentre altre si desumono dalla descrizione, come l’"arbusto che cinge la testa degli eroi", cioè l’alloro». Giardini della Bibbia si trovano in Galles, Stati Uniti, Israele Gran Bretagna, Olanda e Germania. In Italia, oltre a quello già citato di Aulla, ce n’è un altro a Napoli, all’interno dell’Orto Botanico; è suddiviso in due aree, rispettivamente dedicate alle piante citate in episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Tra le numerose specie anche esotiche, vi si possono osservare il papiro, l’incenso, la mirra, l’aloe, la spina di Cristo... Una targhetta indica, per ogni esemplare, il nome scientifico e quello comune, l’area di distribuzione e la citazione biblica.