Shoah. Ebrei salvati nei conventi di Roma: ritrovati gli elenchi
Roma, Il rastrellamento nel ghetto ebraico del 16 ottobre 1943
Gli elenchi ora ritrovati si riferiscono a oltre 4.300 persone, delle quali 3.600 sono identificate per nome. Dal confronto con i documenti conservati nell’archivio della Comunità Ebraica di Roma, circa 3.200 risultano con certezza ebrei. Di questi ultimi sappiamo dove sono stati nascosti e, in talune circostanze, i luoghi di residenza prima della persecuzione. La documentazione incrementa così significativamente le informazioni sulla storia del salvataggio di ebrei nel contesto degli istituti religiosi di Roma. Per motivi di tutela della privacy, l’accesso al documento è al momento riservato. Il documento è stato presentato durante il workshop “Salvati. Gli ebrei nascosti negli istituti religiosi di Roma (1943-1944)” che si è tenuto oggi, 7 settembre, presso il Museo della Shoah di Roma.
La documentazione rinvenuta è stata compilata dal gesuita italiano p. Gozzolino Birolo tra il giugno 1944 e la primavera del 1945, subito dopo la liberazione di Roma. Birolo è stato economo del Pontificio Istituto Biblico dal 1930 fino alla sua morte per cancro nel giugno 1945. Rettore dell’Istituto in questo periodo è stato il gesuita p. Augustin Bea, che fu creato cardinale nel 1959 e divenne noto per il suo impegno per il dialogo ebraico-cattolico, soprattutto per il documento del Vaticano II Nostra Aetate.
Gli storici coinvolti nello studio dei nuovi documenti sono Claudio Procaccia, Direttore del Dipartimento Cultura della Comunità Ebraica di Roma, Grazia Loparco della Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, Paul Oberholzer dell’Università Gregoriana e Iael Nidam-Orvieto, Direttore dell’Istituto Internazionale per la Ricerca sull’Olocausto dello Yad Vashem. La ricerca è stata coordinata da Dominik Markl (Pontificio Istituto Biblico e Università di Innsbruck) insieme al Rettore del Pontificio Istituto Biblico, il gesuita canadese Michael Kolarcik.
I relatori del workshop. Da sinistra: Paul Oberholzer (Pontificia Università Gregoriana), Iael Nidam-Orvieto (Direttore dell’Istituto Internazionale per la Ricerca sull’Olocausto dello Yad Vashem), Silvia Haia Antonucci (Archivio Storico della Comunità Ebraica di Roma), Grazia Loparco (Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium), Claudio Procaccia (Direttore del Dipartimento Beni e Attività Culturali della Comunità Ebraica di Roma), Dominik Markl (Pontificio Istituto Biblico e Università di Innsbruck) - Fabio Pignata/Pontificio Istituto Biblico
Roma fu occupata dai nazisti per nove mesi, a partire dal 10 settembre 1943 fino a quando le forze alleate liberarono la città il 4 giugno 1944. In quell’arco di tempo la persecuzione degli ebrei determinò, tra l’altro, la deportazione e l’uccisione di quasi 2.000 persone, compresi centinaia di bambini e adolescenti, su una comunità di circa 10.000 - 15.000.