Il mondo cattolico – e qui voglio andare oltre alcuni stereotipi che spesso si attivano in automatico – non è culturalmente un mondo stantio, retrogrado, chiuso, diffidente nei confronti del nuovo. L’esperienza mi dice che si tratta di un mondo attento, curioso, vivace, partecipativo, e lo testimoniano numerosi messaggi, giunti dagli utenti della prima ora, che hanno fatto seguito al lancio della piattaformaeLiber: «Bravi». «Era ora». «I download funzionano alla perfezione ». "Ebook, arrivano i cattolici", ha titolato Avvenire il 10 dicembre 2010, in un paginone per salutare la nascita della piattaforma eLiber. Stiamo parlando di tre mesi fa, perché il libro digitale, che pure è sulla piazza da una decina d’anni, solo recentemente sta diventando realtà. Il termine di confronto, come sempre, sono gli Sati Uniti, da cui ci separa un gap tecnologico di almeno tre anni.Negli Usa le vendite di ebook sono state, nel 2010, il 9,3% delle vendite librarie complessive. Da notare soprattutto l’escalation rispetto agli anni precedenti: nel 2008 gli ebook rappresentavano l’1,19% del mercato libraio e nel 2009 il 3,31. Quasi una triplicazione di fatturato in un solo anno, anche se va tenuto conto che la mobilità di questo mercato è vivace soprattutto nel primo periodo. Insomma, dallo 0,05 del 2002 si è passati al 9,3 del 2010, e l’anno in corso sembra promettente, anche per il fatto che i grandi marchi fanno a gara per produrre propri device, tutti alla ricerca dell’eReader perfetto.In ogni caso, dopo il mitico Kindle di tre anni fa (novembre 2007) sono stati prodotti almeno una trentina di buoni dispositivi di lettura (senza contare smartphone e tablet, tra i quali svetta l’iPad , che si calcola abbia già venduto più di 15 milioni di pezzi) e altri arriveranno nei prossimi mesi. La nostra situazione è distante anni luce da questi traguardi perché si calcola che il mercato italiano di ebook del 2010 sia stato pari allo 0,1 % di quello totale (che è di circa 3,4 miliardi di euro), corrispondente a circa 6.000 titoli (a gennaio 2010 gli ebookdisponibili erano non più di 1.600) per 665.000 acquirenti.Dunque quello Italiano è ancora un mercato allo stato embrionale, e forse proprio per questo le discussioni, i convegni, le paginate dei giornali che trattano l’argomento sono in crescita costante. Il titolo dell’intervento di Paola Dubini su 'Tirature ’11' (Il Saggiatore 2011) esprime tutta l’incertezza, ma anche la speranza del momento:
E-book, che sia la volta buona?, si chiede la studiosa milanese. Non tutto dipenderà dagli editori. «I fornitori di piattaforme – scrive Dubini – sono colossi impegnati in una competizione globale che assomiglia a una guerra fra titani». Se oggi i guadagni sono quasi simbolici, l’investimento a livello d’immagine e l’occupazione dei mercati futuri è un grandioso business. Cosa cambierà per editori, autori, traduttori, redattori, grafici e impaginatori, per gli uffici stampa, le librerie e i librai? Un mondo in effervescenza, se non altro perché il declino della carta stampata, a tutti i livelli, sembra inarrestabile. Che fine faranno i libri?
Nottetempo 2010,scritto da F.M. Cataluccio, cerca di mettere in fila i nuovi problemi. Qualcuno dice che il paradigma a cui fare riferimento è il cambiamento radicale che ha investito quotidiani e periodici, ma anche l’industria discografica che non è più la stessa dall’avvento della digitalizzazione della musica e dei grandi store online. Gli editori, categoria di cui faccio parte, dovranno unire i due mondi, quello della stampa su carta e quello dell’ebook .Oltre a tenere un catalogo, sarà sempre più necessario, per essere competitivi, offrire servizi: informazioni su titoli e autori, consigli di lettura nonché la possibilità di trovare anche libri difficilmente reperibili. Decisiva, inoltre, sarà la politica degli sconti, per ora penalizzata dal fatto che l’iva sui libri cartacei è del 4% mentre quella sugli ebook è del 20%. Su questo punto la legislazione è vistosamente arretrata. Per capirci: attualmente, da noi, il prezzo di un ebook è in media il 30% in meno del prezzo di copertina. Potrebbe e dovrebbe essere molto più contenuto.Nella nuova fase, inoltre, andrebbero favoriti anche libri non d’autore, quelli che non vendono a scatola chiusa perché non di firma. Di fatto, in Italia, dove oltre 3.000 case editrici censite pubblicano intorno ai 60.000 libri l’anno, l’11% dei grandi editori (più di 50 titoli l’anno) pubblicano l’87% della produzione complessiva, e molti piccoli editori (il 60%, che pubblica da 1 a 10 volumi l’anno) hanno una precaria presenza organizzativa sul mercato (G. Solimine,
L’Italia che legge, Laterza 2010). Troppi libri, molti dei quali 'invisibili', e troppo pochi lettori, considerato anche il vezzo italiano per cui un’ampia percentuale di chi legge arriva a leggere un solo libro all’anno, 31 milioni di persone non leggono e lo zoccolo duro dei 'lettori forti' non sfonda i 4 milioni di persone.La mia personale previsione vede nell’immediato futuro dell’editoria italiana un affiancamento, anche lungo, di libro cartaceo ed ebook . Non ci saranno strappi, perché la rivoluzione vera la faranno i nostri nipoti, quelli che a un certo punto non avranno più nostalgie di sorta. Per loro non vi sarà nessuna mitizzazione della carta da sfogliare. Si produrrà meno carta stampata, a vantaggio delle foreste del pianeta. Attualmente i circa 3 miliardi di libri venduti ogni anno nel mondo hanno un costo in natura di 9.300.000 alberi. Per quanto riguarda enciclopedie, dizionari, libri scolastici, riviste specializzate (sulle quali eLiber sta puntando: nell’ambito della teologia e delle scienze religiose), il passaggio sarà a breve termine, soprattutto perché funzionale. A questo livello vinceranno tecnica e pragmatismo. Ricordo che l’Italia è in percentuale la nazione con la maggior concentrazione dismartphone , usati in modo crescente per scaricare informazioni.La logica delle cose spinge verso un uso della tecnologia sempre più massiccio, che ha come esito quello che De Rita definisce il 'nomadismo mediatico': «Le famiglie italiane negli ultimi vent’anni hanno avuto un incremento medio dei consumi del 24%, ma la loro spesa per telefoni e servizi telefonici ha avuto un incremento del 480%, un incremento del 210% per prodotti audiovisivi e computer, del 63% per i servizi ricreativi e culturali. Maglia nera per la spesa di libri e giornali, diminuiti del 21%». A questo punto, il sociologo del Censis lamenta non un digital divide , ma un press divide, per il fatto che ormai il 39% degli italiani non ha contatto con i mezzi a stampa (era il 34% nel 2006).L’avanzata sarà lenta o veloce, ma inesorabile, per il semplice fatto che la tecnica non è un mezzo che possiamo decidere di usare o meno, ma un ambiente che determina una nuova antropologia. E in buona parte siamo già cambiati.