Agorà

Il caso. Su Pasolini la censura di Putin. E la scelta coraggiosa di non nasconderla

Roberto Carnero venerdì 26 aprile 2024

La censura applicata in Russia al libro di Roberto Carnero su Pasolini

Pare che sui media d’opposizione russi non si stia parlando d’altro: della censura al mio libro su Pasolini. Il titolo del saggio, Pazolini. Umeret’za idei (pubblicato dalla casa editrice moscovita AST), traduce letteralmente quello dell’edizione italiana, Pasolini. Morire per le idee (Bompiani 2022): sorte paradossale, quella di essere censurato, per un autore che, se anche non fosse morto per le sue idee (il suo omicidio rimane ancora misterioso), sarebbe stato certamente disposto a sacrificare la vita per ciò in cui credeva.​

Quando Bompiani, nel 2022, mi annunciò di aver venduto i diritti di traduzione del mio libro in Russia, fui molto felice. Poi però non ne ho saputo più nulla. Ho immaginato che la guerra in Ucraina avesse compromesso, insieme a tante altre cose ben più importanti, anche questo accordo commerciale. Alla fine dello scorso anno, invece, ricevo l’impaginato in russo. L’impresa sembrava andata in porto, c’era da attendere soltanto la messa in vendita del volume.

Sennonché un mese fa arriva la doccia fredda. Una mail di Bompiani mi informa che il libro potrà uscire in Russia soltanto a seguito di alcuni tagli. Qual è il problema? La crociata di Putin contro la corruzione morale dell’Occidente, foglia di fico – tra l’altro – per giustificare l’invasione dell’Ucraina (fatto orrendo in sé e particolarmente doloroso per la mia famiglia, che ha radici lì: la mia nonna materna era di Kiev). Dal 2022 la legislazione russa vieta ogni riferimento, anche il più tenue, a omosessualità e “relazioni non tradizionali”. A quel punto eravamo a un bivio: la scelta era tra tagliare e non pubblicare. Non è stata una decisione facile. La prima reazione sarebbe stata quella di respingere questa “proposta indecente” per non rischiare di essere complici del regime putiniano e del suo attacco alla cultura e alla libertà di pensiero. Ma in questo modo la cosa sarebbe finita lì e nessuno ne avrebbe parlato. D’accordo con Bompiani, ho scelto quello che mi è sembrato il male minore: uscire con i tagli. Con il proposito di sollevare il caso una volta che il libro fosse stato pubblicato.

Ma a questo punto è successo qualcosa di inatteso: la casa editrice russa ha deciso di non nascondere i tagli, bensì di evidenziarli con delle strisce di inchiostro nero. Un gesto politico (che mi dicono ora potrebbe costarle caro...) per denunciare la brutalità della censura. Un po’ come fece Bompiani nel 1941 con l’antologia Americana curata da Elio Vittorini, lasciando bianche le pagine che avrebbero dovuto contenere i racconti censurati dal fascismo: mi piace pensare che il coraggio di allora del mio editore italiano sia stato raccolto oggi dal mio editore russo.