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Cinema. Addio Roger Moore, lo 007 più ironico

Fulvio Fulvi martedì 23 maggio 2017

Una foto del 1972 (Ansa)

Era stato sette volte James Bond in altrettanti film sull’agente segreto di Sua Maestà, dal 1973 al 1985, raccogliendo la difficile eredità di Sean Connery, da Vivi e lascia morire a Bersaglio mobile. Ma la sua popolarità in Italia la doveva soprattutto alla televisione, con le serie Attenti a quei due, di cui è stato protagonista assieme a Tony Curtis in 24 episodi all’inizio degli anni ’70 e Il santo, dove per sei stagioni è stato il ladro gentiluomo Simon Templar. L’attore Roger Moore è morto ieri a Crans-Montana, in Svizzera, all’età di 89 anni «dopo una breve ma coraggiosa battaglia contro il cancro», hanno dichiarato i figli Deborah, Geoffrey e Christian sul profilo Twitter del padre.


Sir Roger George Moore era nato a Londra il 14 ottobre del 1927, figlio di un poliziotto. Diplomato alla Royal Academy of Drama, cominciò la sua carriera calcando i palcoscenici londinesi e, dopo la guerra, alla radio e in televisione prima in Inghilterra e poi negli Stati Uniti, dove si trasferì, sotto contratto con la Mgm, per fare cinema. Ha interpretato una cinquantina di film dove lo abbiamo apprezzato, oltre che come “007”, soprattutto nei war-movie Ci rivedremo all’inferno (1976) e I 4 dell’oca selvaggia (1978) e nella commedia La pantera rosa-Il mistero Clouseau (1983).


La sua ultima volta sul grande schermo risale a un anno fa, nel film The carer di János Edelényi nel quale ha interpretato se stesso. Aveva uno spiccato senso dell’autoironia: «Le mie capacità di attore? Sopracciglio sinistro alzato, sopracciglio destro alzato», dichiarò al Guardian. A proposito del personaggio dei romanzi di Fleming che lo aveva reso famoso, ebbe a dire: «La gente spesso mi chiama “mister Bond” e a me non dispiace affatto...». I funerali si svolgeranno domani a Monaco in forma privata.