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Musica. Addio Battiato, e ti veniamo a cercare

Massimo Iondini martedì 18 maggio 2021

È morto Franco Battiato. Il cantautore siciliano aveva 76 anni e da tempo, per una malattia, si era ritirato dalla scena pubblica nella sua casa di Milo dove si è spento. Ne dà notizia la famiglia spiegando che "le esequie si terranno in forma strettamente privata. La famiglia ringrazia tutti per le innumerevoli testimonianze di affetto ricevute". I funerali saranno domani, mercoledì, in tarda mattinata nella chiesetta all'interno di Villa Grazia, la casa che l'artista aveva dedicato alla madre. Ad officiare il rito funebre saranno padre Orazio Barbarino, parroco di una chiesa di Linguaglossa e padre Guidalberto Bormolini, come informa Vatican News. Il corpo del cantautore sarà cremato e le spoglie ritorneranno a Villa Grazia.

Ha toccato tutto lo scibile, per quell’inesausto bisogno di cercare l’uno al di sopra del bene e del male. La musica era il suo veicolo privilegiato, perché le vette sono oltre le parole. Per questo all’inizio, proprio attraverso le note, rifuggiva quasi dai testi. Anni di sperimentazioni musicali, con il suo Vcs. Anni di frammenti sonori, da Fetus a Pollution, da Sulle corde di Aries a M.lle le Gladiator fino a un lato di 33 giri tutto di armonici con L’Egitto prima delle sabbie. Poi basta, a un certo punto aveva deciso di vendere dischi. E gli ci è voluto poco, perché era geniale. Anche per uno quasi agli antipodi musicalmente e caratterialmente come Lucio Dalla era il numero uno. Tanto che Lucio volle comprarsi una casa vicino alla sua, a Milo, sopra la nativa Giarre-Riposto, per tentare il colpo che non gli era riuscito negli anni 80 con Lucio Battisti: la madre di tutti i sodalizi artistico, Dalla-Battiato. Ma il Maestro non avrebbe mai potuto e mai voluto, pur stimando il cantautore bolognese.

Franco Battiato - Fotogramma


Le unioni artistiche di Franco sono state di differente “fascinazione”: Alice e Milva, nonché Giuni Russo. Giusto Pio e Manlio Sgalambro, intellettualistiche musicalmente e filosoficamente. Ed è con Giusto Pio, il suo primo insegnante di violino (che Franco voleva a tutti i costi imparare a suonare negli anni Settanta), che Battiato si sente di poter dare il la alla sua seconda vita musicale. Era il 1979 quando seduto su uno sgabello a Discoring una domenica lo vedemmo cantare di un cinghiale bianco, di alberghi a Tunisi e di studenti di Damasco vestiti tutti uguali. Con quell’irresistibile e originalissimo refrain di violino che apriva lo scrigno di un nuovo universo sonoro. Incoronando un nuovo “re del mondo” pop.

Comincia così un triennio di assoluta rivoluzione sonora che trova il suo acme nell’estate dell'82 con l’esplosione de La voce del padrone, uscito l'anno prima, esattamente quarant'anni fa. Quanto di mai ascoltato prima: un cocktail perfetto di suoni, di idee armoniche, di ritmiche anche subliminali e sotterranee. E di parole e accostamenti inediti e insoliti. tra apparenti nonsense e poetici significati terreni e ultramondani. Supera il milione di dischi venduti, un record. Ma anche un fenomeno che lo spaventa, tanto da farlo subito tornare ad altri orizzonti perduti. Cambia rotta, un po’ perché aveva dato il massimo, un po’ perché niente è come sembra. E lui in quel momento sembrava ed era una popstar. Ma per Battiato ci vuole un’altra vita. E la trova tornando a vivere più a sud, per cercare la sua stella.

Riecco Milo, la sua casa, la Sicilia “bedda”. È la seconda fase della vita di Battiato che a Milano era salito alla metà degli anni Sessanta, prima lui, poi sua madre e suo fratello Michele, dopo la morte del padre. Arriva il secondo apice della carriera, il disco che lo porterà a esibirsi davanti a papa Wojtyla quando gli si spezzerà la voce cantando di questo sentimento popolare che nasce da meccaniche divine. Con lui ancora Giusto Pio, a dirigere l’orchestra. Poi le loro strade si divaricheranno e Battiato cercherà un’altra sponda e un altro complice, il conterraneo filosofo Manlio Sgalambro. Un brano su tutti può essere la sintesi di quell’intesa intellettuale e artistica, La cura. La canzone che supererà tutte le correnti gravitazionali della multiforme arte musicale del Nostro. Vertice spirituale e terreno.

Franco Battiato - Fotogramma

Franco Battiato si dà anche al cinema esordendo con l’autobiografico Perduto amor fino agli incompresi (e a tratti incomprensibili) Musikanten e Niente è come sembra in cui la sua ricerca di mondi lontanissimi lo calamita potentemente. Alla inesausta ricerca di quello “sconosciuto” che lo porta negli ultimi tempi a intensificare le ore dedicate alla meditazione. Nel 2014 la sua ricerca lo porta a pubblicare un documentario intitolato Attraversando il Bardo in cui tra maestri tibetani, scienziati, quantistica, mistici, visionari e sacerdoti cattolici prova a esplorare le vie che portano all’essenza, umana e sovrumana: la compassione è il nostro tramite. Che si confonde inesorabilmente anche con il nostro fatale limite di fronte a quella che aveva chiamato nell’album Dieci stratagemmi “la porta dello spavento supremo”: la morte, da attraversare fino alla liberazione. Per Battiato è stata la sua malattia, che lo ha colpito quattro anni fa, anche attraverso una caduta e fratture ossee. Una malattia che lo ha tolto dalla dimensione pubblica, facendolo penetrare ancor più profondamente in quella dell’anima di ciascuno di noi, di quelli che lo amano per ciò che ha dato e ancor più per ciò che ha cercato.

L'omaggio di Mattarella e del mondo dello spettacolo

I colleghi artisti, da Laura Pausini a Vasco, da Eros Ramazzotti a Tiziano Ferro, da Raffaella Carrà a Pippo Baudo si stringono in un grandissimo abbraccio virtuale e non solo chi sui profili twitter e instagram chi con dichiarazioni alla stampa. Lo stesso il mondo della politica e delle istituzioni, per una volta compatto senza distinzioni in un tributo di messaggi sinceri e commossi. Tutti uniti nel rendergli omaggio a partire dal presidente Sergio Mattarella che si dice "profondamente addolorato dalla morte di FrancoBattiato,
artista colto e raffinato. Con il suo inconfondibile stile musicale, frutto di intenso studio e febbrile sperimentazione, ha affascinato un vasto pubblico, anche al di là dei confini nazionali". Davide Sassoli, presidente del Parlamento Europeo, scrive: "Il mio sincero, profondo dispiacere per la scomparsa di Franco Battiato. Maestro. Poeta. Signore della musica e delle parole. Ci mancherà". E il monsignor Ravasi "… com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire (Franco Battiato, R.I.P.). Anche l'aula della Camera ha ricordato Battiato, con una serie di interventi di deputati dei vari gruppi parlamentari.