Dietro il successo del colossal Iron Man 3 (il campione di incasso del 2013 che ha portato a casa qualcosa come 1,2 miliardi di dollari, 860 milioni di euro) c’è anche un piccolo, immaginoso, “trucco”. Della pellicola, terzo capitolo della saga che vede Robert Downey Jr. indossare improbabili armature e combattere altrettanto improbabili terroristi, sono state distribuite due versioni: la seconda più lunga appena di una manciata di minuti grazie all’innesto di una scena di cui sono protagonisti gli attori cinesi Fan Bingbing e Wang Xueqi. L’obiettivo, neanche tanto velato, della produzione Usa? Conquistare le sale del colosso asiatico. Per appassionati e addetti ai lavori non proprio un’aggiunta che rimarrà nella storia della settima arte, ma una bella strizzatina d’occhio a un mercato che fa sempre più gola. Le cifre catturano la strepitosa ascesa del cinema cinese. L’anno scorso Pechino ha conquistato il secondo posto come più grande mercato cinematografico al mondo dopo gli Stati Uniti, strappando la posizione al Giappone. Come riporta il “Beijing Review”, il box office del Dragone ha toccato il nuovo record di 21,77 miliardi di yuan (2,6 miliardi di euro) nel 2013, in crescita del 28% rispetto all’anno precedente. Gli incassi del cinema cinese valgono il 10% del box office globale. E in molti sono pronti a scommettere che il sorpasso ai danni degli Usa avverrà nel giro dei prossimi cinque anni. Ma cosa amano guardare i cinesi al cinema? Produzioni made in China innanzitutto. Nel 2013 i film indigeni hanno stracciato le produzioni hollywoodiane, incassando 12,77 miliardi di yuan (1,5 miliardi euro), il 55% della torta. Hollywood si è dovuta accontentare del restante 45%. Una scivolata rispetto all’anno precedente, quando le pellicole a stelle e strisce occupavano il 51% del mercato cinese. Tra i dieci film di maggior successo, sette sono stati prodotti in Cina e solo tre provenivano da Hollywood. Nel 2012 solo tre film cinesi erano riusciti a entrare nella classifica dei primi dieci. Ma i dati sono in qualche modo “drogati”: la Cina non si discosta dal suo tradizionale protezionismo anche in campo cinematografico. Un accordo, siglato nel 2012, ha stabilito che le pellicole provenienti da Hollywood, da proiettarsi sugli schermi cinesi, possono essere al massimo 34 in un anno. I due generi più gettonati, scrive ancora il “Beijing Review”, sono la commedia romantica e i film comici, con il 16% delle entrate totali al botteghino. La pellicola più vista in assoluto è stata il fantasy Journey to the West: Conquering the Demons , diretto da Stephen Chow, che ha accumulato la bellezza di 1,25 miliardi di yuan (150 milioni di euro). Gli altri “campioni” d’incasso? Al secondo posto si è classificato So Young (diretto da Zhao Wei) che ha portato a casa 85 milioni di euro, seguito da Personal Tailor (regia di Feng Xiaogang), 83 milioni, e Young Detective Dee: Rise of the Sea Dragon ( regia di Tsui Hark) che ha incassato 71 milioni. Il numero di aziende che gravitano attorno alle mondo del cinema sono oltre mille, 638 film i film sfornati lo scorso anno. E che i cinesi siano pronti a muoversi in una prospettiva globale lo conferma la mossa del gruppo Wanda, che ha recentemente acquistato il colosso dei multisala negli Stati Uniti Amc (American Multi-Cinema), diventando così il primo proprietario mondiale di cinema. Dinanzi a questa forza d’urto, Hollywood non è rimasta con le mani in mano. Iron Man 3 ha portato a casa 768 milioni di yuan (90 milioni di euro). Stessa strategia adotterà Transformers 4. Molte star, dagli attori Leonardo Di Caprio a Nicole Kidman, hanno fatto viaggi promozionali in Cina. La DreamWorks ha dato vita alla Oriental Dreamworks, una joint venture con il Shanghai Media Group, studio di proprietà dello Stato. Un futuro luminoso attende, dunque, il cinema cinese? In realtà non tutto brilla. Se a Hollywood sono gli studios a farla da padrone, a Pechino tutto passa per il filtro del Partito (e dei suoi agguerriti censori). Che vede nel cinema non uno strumento per fare cultura e produrre qualità, ma una strada per rinforzare quel soft power con il quale il Dragone sogna di conquistare il mondo.