Agorà

Doppio Passo. La Juve va. E Totti arriva a quota 300 (gol)

Massimiliano Castellani lunedì 21 settembre 2015
La parte divertente e “tragica” (si fa per dire) del calcio italiano, è che se la settimana prima sei un genio, quella dopo automaticamente diventi un perfetto imbecille, e viceversa (anche se di geni nel calcio, almeno in panchina, non ce ne sono). Così Max Allegri con la sua Juventus in sette giorni compie l’impresa in Champions, 1-2 nella tana del Manchester City, poi sbanca Marassi - con un redivivo Pogba che trafigge il Genoa - e può tornare ad indossare la maschera dell’allenatore ideale della “Vecchia Signora”. Maurizio Sarri che a Napoli già avevano proclamato un povero “masaniello toscano”, erede del filosofo nichilista Orrico, in Europa League e in campionato fa uscire la cinquina sulla ruota del San Paolo, contro il Bruges e poi con la Lazio (5-0 bis). Quella “Lazietta” un po’ svagata del povero Stefano Pioli, il quale fino a mercoledì (si torna in campo già domani sera: anticipo Udinese-Milan) sarà il processato d’onore assieme ai suoi giocatori: fino a ieri piccoli eroi esemplari dell’Olimpico, oggi, per la solita sporca dozzina ultrà, semplicemente «11 indegni», come hanno scritto sullo striscione di ben arrivati a Formello. Lo zoo di cuoio: “Vacca”, Toro e Quagliarella Ma il mondo del pallone è così, è un’arena animalesca, dove in questo momento, siamo solo alla quarta di campionato, persino l’anagrafe fa pensare a un piccolo zoo di cuoio. Si sente parlare di «rinascita del Biscione»: è l’Inter del ciuffo d’oro bianco Mancini che non sbaglia un colpo, contro il Chievo cala il poker ed è un primato che alla Pinetina non si ricordavano da un decennio abbondante. La seconda forza è il Toro, una mandria di ragazzini irriverenti come l’arrembante Bruno Peres che carica a testa bassa, ma sottoporta la squadra di Ventura vola con un bomber uccellino, Quagliarella, giunto alle 32 primavere (4 gol come Higuain, uno meno del capocannoniere della Samp, Eder), ma da sempre con la valigia pronta, per migrare. Nel “bestiario” vincente c’è anche il puntero del Milan Carlitos Bacca. Vero nome all’anagrafe di Barranquilla era “Vacca” che però in Colombia è animale che non gode della stessa sacralità indiana e così suo padre ha chiesto e ottenuto che diventasse Bacca Carlos, ora al servizio del Milan di Sinisa Mihajlovic. Totti e Vettel, una vita a “300” La Roma non batte il Sassuolo (2-2), ma Francesco Totti supera ancora se stesso. Segna in fuorigioco, sbuccia persino il pallone, che però vuole così tanto bene al “Pupone” nazionale che lentamente va ad infilarsi lo stesso nell’angolino della porta di Consigli. E sono 300 gol per il “core de Roma”, tutti realizzati con quella maglia, la sua seconda pelle, ovviamente giallorossa. Togliete il giallo e resta la “Rossa” del “Principal” Maurizio Arrivabene e del suo fenomenale pilota Sebastian Vettel (l’essere più simpatico generato dalla Germania). A Singapore Vettel ha spinto l'acceleratore sui 300 km orari, prima per conquistare una pole che alla casa di Maranello mancava da 1155 giorni e poi per salire sul gradino più alto del podio e gridare alle maestranze amiche: «Grazie Ferrari!». E noi guardandolo dalla tv all’Hostaria Sparafucile con il Nazza ci siamo detti: «Ride ultimo chi Arrivabene».