Editoria. Da poetesse a narratrici, la scrittura è donna
Helena Janeczek, premio Bagutta e nella cinquina dello Strega
Sappiamo che l’universo letterario femminile è in continua espansione, ma un ulteriore fenomeno rilevante è quello delle non poche poetesse autrici di narrativa. Tra le novità recenti, o addirittura recentissime, c’è il primo romanzo di Mariella Cerutti Marocco, già autrice di tre raccolte di versi uscite in Oscar Mondadori ( La devozione e lo smarrimento la più recente), oltre che anima e sostegno del premio Cetonaverde di poesia internazionale. Fratelli allo specchio (Mondadori, pagine 108, euro 18; sarà presentato domani a Milano, alla Casa della cultura alle 18.00) è un esordio persuasivo, un romanzo che mette in scena il complesso rapporto tra due fratelli, due imprenditori del nord ovest, la cui vicenda si snoda, tra successi, reciproche incomprensioni e svolte drammatiche, nel corso di alcuni decenni del Novecento, periodo in cui avvengono, nel nostro Paese, vistose trasformazioni storiche ed economiche, di cui la famiglia di Marco e Davide è parte significativa. Il fatto che Cerutti Marocco provenga dalla poesia le consente una felice essenzialità di scrittura e buoni ritmi narrativi, una capacità di scandire il percorso per situazioni ed episodi ognuno dei quali riesce a imporsi per carattere e nitidezza espressiva con sicura efficacia. Si tratta comunque di un romanzo dal cuore lirico, che si legge tutto d’un fiato per la verità senza retorica nel suo svolgersi. Dunque, le poetesse che passano alla narrativa.
È anche il caso di Helena Janeczek, entrata nella cinquina del premio Strega al primo posto, dopo aver vinto il premio Bagutta, con La ragazza con la Leica, (Guanda) e che era partita proprio dalla poesia, sia pure in un’altra lingua. Un altro caso è quello di Maria Attanasio, che ha già al suo attivo diverse opere di narrativa e che pubblica ora La ragazza di Marsiglia (Sellerio, pagina 390, euro 15), romanzo storico che ci riporta al tempo dei Mille, impresa alla quale partecipò anche una donna, Rosalie Montmasson, un’ex lavandaia dell’Alta Savoia divenuta mazziniana e amante di Francesco (che diventa Fransuà, o Ciccio) Crispi conosciuto a Marsiglia e sposato a Malta. Ma lui, una volta potente uomo pubblico, ne sposò un’altra e ne cancellò del tutto la memoria alterando la verità dei fatti. Attanasio ci introduce nei vari luoghi di questa storia affascinante e un po’ sinistra con la passione per la vicenda storica e per l’incerto destino femminile, con l’intelligenza di chi vuole rileggere pagine di un passato tanto importante con attenzione all’umano oscillare tra fedeltà a ideali e incoerenza, tra pensiero e azione. Un racconto d’ampio respiro.
Mary Barbara Tolusso, con L’esercizio del distacco (Bollati Boringhieri, pagine 176, euro 14) è al suo secondo romanzo (dopo L’imbalsamatrice), che pubblica in contemporanea con una notevole plaquette di versi, Disturbi del desiderio (Stampa 2009), introducendo il tema dell’adolescenza e di ciò che più tardi, nell’ormai normalizzato svolgersi di un’esistenza, ne permane come pur vivo residuo. Il collegio, le amicizie e gli amori di quell’età, un impulso verso un altrove, verso la trasgressione e l’evasione, e più tardi, raggiunta l’età pienamente adulta, il rispecchiarsi in un passato dal quale la propria fisionomia riappare inevitabilmente mutata, come in uno specchio deformante. Tolusso si propone in una scrittura nervosa eppure venata di sentimento e tenerezza, producendo il suo racconto attraverso un incalzante intrecciarsi di situazioni, ricco di interrogativi, di poetici dubbi insolubili.
Marina Corona, di cui ricordiamo soprattutto le poesie di I raccoglitori di luce, si occupa a sua volta dell’adolescenza, anche se la sua protagonista è molto più giovane di quella di Tolusso. La complice (puntoacapo, pagine 190, euro 15) è il titolo di un romanzo al cui centro è la tredicenne Greta, con i suoi problemi e misteri, con le complicazioni della famiglia, dei suoi genitori, di cui non può non subire il peso. Corona costruisce il suo racconto in una fittissima rete di dialoghi, in un intreccio di minuzie della realtà d’oggi che assorbono, nella loro debolezza, il cuore turbato dei personaggi. Di Lucrezia Lerro, poetessa, sono già numerosi i titoli di narrativa. La novità si intitola L’estate delle ragazze (La nave di Teseo, pagine 250, euro 18) e ne conferma l’esatta limpidezza di scrittura. Ma la poesia è centrale anche in questo romanzo, visto che la protagonista, una ragazza del sud, Corinna, che sta a Firenze, ne scrive, vuole diventare scrittrice e questo è ciò che per lei più conta. Poi incontra lo scrittore Jacopo, che sta a Milano, si prende cura di lei e ne cambia la vita, la porta nel mondo. L’autrice inserisce nel testo frammenti di narrazioni che Corinna sta scrivendo in un’efficace alternanza col racconto dove lei resta un personaggio inquieto, si strappa i capelli, ha un’intensità interiore che ne è il pregio e si trasmette alle pagine del romanzo.
Un caso particolare è infine quello di Cristina Annino, recente autrice di una bella e ottimamente accolta raccolta di poesie, Anatomie in fuga, si ripropone col romanzo Connivenza amorosa( Greco&Greco, pagine 198, euro 11) dove prende la parola una figura femminile, una poetessa, che narra del proprio rapporto, al tempo stesso intensissimo e feroce con un uomo diversissimo da lei per vicende personali e mentalità. Ne nasce una situazione conflittuale e disperata che Annino racconta con non comune estro vivace, con una potenza espressiva nella quale possiamo riconoscere, pur condotta su un piano narrativo, la fisionomia della sua singolare ricerca poetica.