Agorà

Il ritratto. Tantardini e Bergoglio, un'amicizia fondata sull'essenziale

Angelo Picariello sabato 22 giugno 2024

Il cardinale Bergoglio e don Tantardini nella sacrestia di San Lorenzo fuori le Mura, a Roma, nel 2009

«Nessuno si distraeva quando predicava: ogni parola restava nel cuore e illuminava la vita», dice papa Francesco ricordando don Giacomo Tantardini. Se, come ha sostenuto di recente, «l'omelia non deve andare oltre otto minuti perché dopo quel tempo si perde l’attenzione e la gente si addormenta», si capisce bene da dove nascesse il legame e la frequentazione che mantenne con quel sacerdote dalla fede semplice e dirompente, scomparso nel 2012 a soli 66 anni.
Chi era don Giacomo Tantardini? Essenzialmente un uomo innamorato di Gesù, affascinato da Maria, dalla teologia di Sant’Agostino e dagli scritti di Peguy, capace di suscitare attrattiva nei giovani universitari che a migliaia, nel pieno degli anni Settanta, attraverso Comunione e Liberazione, si avvicinarono all’esperienza cristiana in anni in cui si pretendeva di espellerla da scuole e università. Il suo accento diceva delle radici lombarde della ruspante Valsassina - nato a Barzio, in provincia di Lecco, nel 1946 - e degli studi nel seminario di Venegono, dove conobbe Gioventù studentesca, l’esperienza guidata da un grande sacerdote originario di Desio, don Luigi Giussani, di cui divenne allievo carissimo e collaboratore. Ma la sua vita è profondamente intrecciata con la Capitale. La rivista di cui fu a lungo ispiratore, 30giorni nella Chiesa e nel mondo, diretta dal 1993 da Giulio Andreotti, è stata fra le più lette nei Sacri Palazzi. Ma soprattutto la sua vicenda è legata alla Roma delle periferie: fu assistente ecclesiastico del periferico ateneo di Tor Vergata, e parroco della Chiesa di Santa Margherita Maria Alacoque, nel quartiere popolare in cui sorgeva l’università. Don Tantardini è stato anche personaggio pubblico, negli anni Ottanta e Novanta, protagonista nell’avventura del Meeting di Rimini e del battagliero settimanale Il Sabato.
Ma il periodo che porta alla luce il libro (appena uscito per la Libreria editrice vaticana, e già in cima alle classifiche di settore sulle principali piattaforme online) È bello lasciarsi andare tra le braccia del Figlio di Dio». Omelie a San Lorenzo fuori le mura (2007-2012), con prefazione di papa Francesco, tocca la fase finale della sua esistenza, segnata ancor più da quella ricerca dell’essenziale che aveva caratterizzato la sua vita. Un periodo lontano dai riflettori ma non meno intenso, con tanti amici che non si perdono nemmeno una delle sue omelie, in gran parte ambientate a San Lorenzo fuori le Mura, la Chiesa paleocristiana che custodisce le spoglie del martire, in cui don Giacomo diceva messa sabato sera. A questi amici, in una parentesi poco “famosa” della sua vita, se ne aggiunge uno nuovo, “importante”, conosciuto nel 2006, che quando viene a Roma non manca di fargli visita. «In quelle occasioni – ricorda il curatore del libro, il filosofo Massimo Borghesi, amico di don Giacomo e autore di diversi volumi divulgativi su papa Francesco –, Bergoglio verrà più volte ad officiare la messa a San Lorenzo». Il 26 maggio 2007 don Giacomo ricorda «l’incontro alla Pentecoste dell’anno scorso» che aveva avuto con lui. Il marzo 2009 un evento, immortalato da belle foto che ritraggono don Giacomo e il cardinale argentino sorridenti in sagrestia, li vide amministrare insieme la cresima a una trentina di ragazzi.
Questo libro nasce come atto di amore degli amici. L’idea di trattenere il contenuto delle sue omelie è di un docente, Mario Iannotta, assiduo frequentatore delle messe a San Lorenzo. Le sue registrazioni di quelle omelie, insieme ad altre a Nepi, a Rocchette, al Divino Amore, o durante le vacanze estive di St. Moritz, o in visita a Padova, suscitano grande interesse trasferite su Facebook alla pagina “Amici di don Giacomo Tantardini” curata da Stefano Messina. Di qui l’idea del professor Borghesi, e da un colloquio con il Papa, lo scorso anno, nasce questo libro arricchito da una accurata biografia curata proprio da Borghesi. Don Giacomo ha sempre posto la preghiera al centro della sua predicazione, e anche dell’attività editoriale. Un volumetto tascabile che richiama nel titolo una massima di Sant’Alfonso (Chi prega si salva) allegato a 30giorni, uscito in varie traduzioni ed edizioni, l’ultima con la prefazione del cardinale Ratzinger, è diventato un mini-best seller. La grazia, come sottolinea papa Francesco, è la parola centrale di queste omelie, che si soffermano spesso sulla «predilezione», concetto ad essa strettamente legato. Ma l’immedesimazione con la prorompente curiosità e incontenibile gioia del minuto Zaccheo, con il sorriso «mite e umile di cuore» di papa Luciani, altra figura cara a don Giacomo, indicano una strada percorribile da tutti, proprio con le “armi” dell’umiltà e della preghiera. «La croce non è eroismo ma abbandono», dice, anticipando il tema della sua ultima omelia, che dà il titolo al libro.