Musica e tv, teatro e cinema, lirica e luoghi d’arte. Tutti in riuniti in un unico, ambizioso progetto targato Rai. Dopo il grande successo internazionale della
Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca in diretta da Roma e de
La Traviata a Paris in diretta dalla capitale francese, sabato 4 e domenica 5 settembre arriva in alta definizione in diretta su Raiuno e in mondovisione
Rigoletto a Mantova che porta nella città rinascimentale il capolavoro di Giuseppe Verdi. Ideato e prodotto da Andrea Andermann, il film in diretta vanta la regia di Marco Bellocchio, la fotografia di Vittorio Storaro e interpretazione di Placido Domingo, con la voce da baritono e per la prima volta nei panni del buffone di corte al centro di un beffardo e crudele intreccio all’ombra della "maledizione". Dirige l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai il maestro Zubin Mehta. Lo spettacolo-evento – terza tappa di una collaborazione tra Rai e Rada Film – raggiungerà 138 Paesi e andrà dunque in scena nei luoghi e nelle ore del libretto (Palazzo Te, Palazzo Ducale e Rocca di Sparafucile, in collegamento tra loro), rispettando cioè il ritmo più autentico della storia così com’è stata pensata e narrata dagli autori. «Come i due film precedenti – dice orgoglioso Paolo Garimberti, presidente Rai – anche
Rigoletto a Mantova è un’operazione di straordinaria qualità sia artistica che tecnica. Lo sforzo finanziario è cospicuo, l’opera costerà come due serate e mezzo di buon intrattenimento, e il momento non è certo facile. Ma compito della Rai è quello di fare cultura, per quanto la necessità di stare sul mercato e l’evasione del canone Rai che raggiunge il 30% ci impone di realizzate anche i reality».«Solo la nostra rete – aggiunge il direttore di Rai Uno Mauro Mazza – può permettersi questa periodica dimostrazione di lucida follia, ma con questo lavoro proveremo a fare anche buoni ascolti».Bellocchio dal canto suo si prepara all’impresa conservando alcune delle sue abitudini cinematografiche, «come ad esempio quella di realizzare disegni». Ma per la prima volta ha a che fare con qualcosa di completamente diverso. «L’ingabbiamento tecnologico per arrivare a un risultato perfetto – spiega il regista, impegnato a governare una macchina assai complessa – mi obbliga a inserirmi nell’architettura di un capolavoro assoluto, con spazi e tempi preordinati. Una sfida decisamente interessante. Credo che ne risulterà qualcosa di originale e personale, seppure nel solco preciso tracciato della tradizione». E se Storaro sottolinea il lavoro di scavo all’interno della storia e l’importanza di un percorso non solo sulla via della musica, ma anche delle emozioni, Andermann assicura «la fedeltà filologica all’opera» verdiana e annuncia per il 25 e 26 giugno 2011 Cenerentola a Torino.