Il ricordo. Il docufilm di Tv2000 per il cardinale Ersilio Tonini
Il cardinale Ersilio Tonini
Un padre, un fratello, un santo». Detto da
Piero Chiambretti
, a proposito di Ersilio Tonini, non è per niente scontato. Proprio lui che a suo tempo provò a mettere in imbarazzo quello che sarebbe diventato il cardinale più famoso d’Italia portandogli i frutti del peccato: una cesta di mele. La reazione dell’allora arcivescovo di Ravenna-Cervia fu da par suo e la si potrà rivedere nel docufilm
Ersilio. Il cardinal Tonini, i media come pulpito
, che andrà in onda su
Tv2000 giovedì 24 gennaio alle 21.05 e
che venerdì 18 sera è stato presentato in anteprima al cinema Corso di Ravenna alla presenza del regista Roberto Vecchi e del vicario generale dell’arcidiocesi, Alberto Brunelli.
«Era una voce molto ascoltata della Chiesa», afferma De Bortoli definendo Tonini «un divulgatore, cioè una persona che sapeva parlare ai cuori». «Era una persona estremamente franca con una fortissima spiritualità», aggiunge Vespa. «Era autentico – dice don Mazzi –: la gente che lo guardava in tv, seduta a casa, vedeva una faccia autentica». «Ho sempre pensato che la sua forza era la verità», conferma Costanzo. «Un pezzo di pane, volersi bene e la coscienza netta»: questa era la sintesi di vita dell’austero cardinale, persona di profonda umanità, vescovo che ha voluto avvicinarsi ai lontani e prendersi cura degli ultimi; non ha mai vissuto in episcopio, bensì in una spoglia stanzetta all’Opera Santa Teresa in mezzo ai disabili gravi.
Capace di decifrare la complessità della società globalizzata, alla partecipazione a trasmissioni televisive associava anche una grande attenzione alle missioni, alla tossicodipendenza e ai mali dell’anima dei giovani. Uomo di cultura e fine teologo che ogni mattina aveva sulla scrivania i quotidiani internazionali e nazionali, nel docufilm viene ricordato anche quando Tonini su queste pagine di “Avvenire”, negli anni Settanta, si firmava con lo pseudonimo “Vescovo Guido”. Altri ricorderanno quando in tempi più recenti, ma ormai lontani, dettava i pezzi all’ultima ora in dimafonia. In redazione lo chiamavano “Zio Ersilio”. Niente di offensivo, tutt’altro, anzi: di profondamente affettuoso. Non era possibile altrimenti. A Tonini tutti hanno voluto bene, come a un padre e (perché no?) a uno zio.