Tennis. Djokovic e l'esenzione dal vaccino, il rovescio degli Australian Open
Novak Djokovic
Un brutto segnale contro le politiche di salute pubblica che tutti i paesi del mondo stanno adottando per contrastare la pandemia è arrivato dal mondo del tennis professionistico e dalle autorità australiane, che hanno dato al numero uno al mondo Novak Djokovic la possibilità di derogare alle ferree regole stabilite nei mesi scorsi.
In pratica, Nole potrà giocare gli Australian Open, in programma dal 17 di questo mese sul cemento di Melbourne, grazie a una deroga concessa dalle autorità locali per motivi medici all’obbligo vaccinale richiesto a chi vuole entrare nel paese dei canguri. La presenza del numero uno al mondo infatti era tutt’altro che certa, soprattutto dopo che Djokovic nei giorni scorsi si era cancellato dall’Atp Cup (che si sta giocando a Sydney).
Una mossa che, sommata alle posizioni filo no-vax da sempre sostenute dal campione serbo, aveva alimentato i timori dei tifosi a riguardo di una sua non partecipazione al prestigioso torneo del Grande Slam e aumentato i sospetti sul fatto che fosse vaccinato. Tuttavia, le posizioni no-vax di Nole erano note da mesi ed erano emerse con virulenza a giugno nel 2020, quando a seguito dell’Adria Tour (una serie di tornei organizzati dallo stesso Djokovic e dal suo entourage durante lo stop decretato dall’Atp per l’emergenza coronavirus) era scoppiato un focolaio di Covid-19 tra il pubblico e i giocatori, nelle due tappe di Belgrado (Serbia) e di Spalato (Croazia).
Già allora, quando ancora non c’era il vaccino, Djokovic – che in quella occasione rimase infettato assieme alla sua famiglia e a diversi big del circuito come Sasha Zverev, Marin Cilic e Andrey Rublev – manifestò tutto il suo pessimismo nei confronti della profilassi anti coronavirus, raccogliendo già a suo tempo la disapprovazione unanime da parte del mondo dello sport a caccia di una soluzione per ripartire.
Così ieri, a proposito della trasferta in Australia, è stato lo stesso leader della classifica Atp a darne notizia, sul proprio account ufficiale di Instagram, con un post eloquente a corredo di una foto in cui appare sorridente: «Buon anno a tutti! Vi auguro tutta la salute, l’amore e la felicità in ogni momento presente e che possiate provare amore e rispetto verso tutti gli esseri su questo meraviglioso pianeta. Ho trascorso del tempo fantastico con i miei cari e oggi sto andando in Australia con un permesso di esenzione. Andiamo 2022!!!».
Nole potrà dunque andare a caccia del decimo titolo in Australia, ma la sua presenza fa e farà discutere, per tutte le ambiguità che il caso si sta portando appresso. Lo sbarco di Djokovic in Oceania coincide tra l’altro con il record di contagi registrato in Australia lunedì scorso: 47.738 casi, per la maggior parte riconducibili alla variante Omicron. Insomma, un brutto episodio quello della deroga al numero uno al mondo, anche perché crea un possibile escamotage anche ad altri giocatori per eludere il divieto senza così vaccinarsi e dare l’esempio, come dovrebbero fare anzitutto i campioni dello sport. Sono molti i rumors secondo cui tra i primi 30 giocatori al mondo alcuni non siano ancora vaccinati.
L’organizzazione degli Australian Open alcuni mesi fa aveva stabilito la vaccinazione obbligatoria per tutti gli atleti partecipanti allo Slam. Il che avrebbe rappresentato un problema assai grosso per Djokovic, viste le sue posizioni. Lo stesso premier dello Stato di Victoria, Dan Andrews, aveva dichiarato di non prevedere alcuna deroga alle regole per la vaccinazione. «Al virus non importa quale sia la tua classifica tennistica, o quanti Slam hai vinto in carriera», aveva tuonato. Il dibattito è più che mai aperto e bollente. Craig Tiley, ceo di Tennis Australia, aveva garantito che le procedure di richiesta delle esenzioni al vaccino sarebbero state anonime.
Ma è stato lo stesso Nole a rendere la sua posizione nota. «Novak Djokovic parteciperà all’Australian Open ed è in viaggio per l’Australia. Djokovic ha fatto domanda per un’esenzione medica che gli è stata concessa in seguito a un rigoroso processo di verifica da parte di due diversi Comitati medici», hanno detto gli organizzatori del torneo. Uno di questi due comitati è l’Independent Medical Exemption Review Panel, nominato dal governo dello Stato del Victoria. Questo Comitato ha valutato ogni domanda d’esenzione al fine di appurare che rientrasse nelle linee guida stabilite dall’Australian Technical Advisory Group on Immunisation».
La deroga tuttavia viene concessa solo se l’atleta ha una storia di reazioni allergiche alle profilassi vaccinali approvate, se ha sofferto di gravi effetti collaterali dopo la prima dose, se soffre di una condizione medica acuta oppure ha avuto negli ultimi sei mesi una malattia cardiaca infiammatoria. Insomma, situazioni limite che sembrano stridere con la strapotenza atletica di un campione del tennis. «Capisco che ci possa essere il sospetto che sia stata fatta una legge “ad personam” per Djokovic ma io credo che avesse diritto all’esenzione vaccinale », ha detto l’ex capitano azzurro di Coppa Davis, Corrado Barazzutti. «Non so se Nole sia vaccinato o meno e non entro nel merito della sua scelta, però quello che trovo assurdo è che il governo australiano a lui permette di entrare e partecipare al torneo senza il vaccino – ha invece ammonito il due volte campione di Roland Garros Nicola Pietrangeli –. Anche il numero 20 potrebbe fare la stessa cosa? E il numero 30, uguale? Lui, secondo me, dovrebbe dare l’esempio».