Due ore di angoscia per la spaventosa caduta dello svizzero Daniel Albrecht nella prova cronometrata di discesa sulla micidiale Streif, la pista più famosa del mondo nella città tempio dello sci alpino. L’elvetico, 25 anni e 4 vittorie in coppa del mondo, astro nascente della sua nazionale, è caduto rovinosamente sulla neve gelata mentre scendeva a 140 km all’ora. All’attacco del salto finale, le punte degli sci gli si sono alzate al cielo e ne ha perso il controllo. È finito di schiena sulla pista da un’altezza di 10 metri dopo un volo di una cinquantina. Per 20 minuti è rimasto incosciente, con intorno i medici a prestargli soccorso. Portato in ospedale, prima nella vicina St.Johann e poi nel reparto di terapia intensiva di neurologia della clinica universitaria di Innsbruck, Albrecht è stato messo in coma farmacologico. Gli hanno riscontrato un trauma cerebrale e cranico con ematoma cerebrale ed una forte contusione ai polmoni ma ha ripreso i sensi, ha parlato e risposto alle sollecitazioni dei medici. Il budello gelato della «trappola per topi», la Mausefalle; il vertiginoso muro della Steilhang dove si salta senza vedere dove si può atterrare ma ci si deve affidare alla memoria, la micidiale curva con controcurva della Hausbergkante, la diagonale centrifuga che butta a valle sino all’ultimo salto finale: bastano i nomi dei vari passaggi a spiegare perché i 3.312 metri della Streif hanno fatto di questa pista la più spettacolare ma anche la più pericolosa al mondo. Il dramma di Albrecht è stato quasi una riedizione di quello che era successo lo scorso anno all’americano Scott McCartney, il quale se la cavò con una commozione cerebrale, molte ammaccature ed una gran paura. «Non possiamo certo avvolgere la montagna nell’ovatta», si è difeso Guenther Oujara, responsabile Fis per le gare di Coppa. Ora però l’anziano Karl Schranz, 70 anni e monumento degli uomini jet sugli sci, chiede che il salto finale della Streif venga limato per costringere gli atleti a non volare troppo alti quando ormai sono alla fine della gara, con i muscoli delle gambe che bruciano dalla fatica. Eppure quel salto in passato è stato anche momento di spettacolo. Grazie a Kristian Ghedina, forse il più spericolato degli uomini jet. Unico azzurro a vincere sulla Streif, negli ultimi anni Ghedina era solito su quel salto dar vita ad una spettacolare spaccata in volo aprendo gli sci e richiudendoli come se stesse facendo un gioco da clown.