Il caso. Diritti Tv: il grande puzzle
Sembra una gara di velocità su pista con i protagonisti chiamati a un lungo souplesse prima dello sprint decisivo. Ma in realtà questa fase di studio, in cui tutti i protagonisti si marcano stretto, riguarda il mondo del calcio: i diritti tv del prossimo triennio. Una gara nella quale sono coinvolti vari soggetti: Lega Serie A, Sky, Mediaset, Vivendi, Telecom, Rai, Infront, Uefa, governo e le authority di controllo Antistrust e Agcom. Tutti chiamati a capire qual sarà il momento giusto per partire con l’assegnazione 2018-21. In questa fase il campo è occupato da una totale incertezza. L’incognita principale è rappresentata dalla battaglia tra Vivendi e Fininvest, diventata ancora più accesa dopo l’assalto “ostile” dei francesi a Mediaset. Questo duello tra Parigi e Milano sta bloccando tutto.
La pay tv di Berlusconi è uscita da due mesi dalla fase di “interim management”, cioè il periodo di condivisione forzata di ogni scelta aziendale tra Vivendi e Cologno Monzese. Adesso Premium è libera di programmare palinsesti, ma non ancora di compiere scelte strategiche come quella di partecipare o meno alla corsa per acquistare i diritti tv di Serie A e Champions League, attualmente detenuti. Questa fase potrebbe durare ancora qualche mese: la causa davanti al Tribunale di Milano contro Vivendi inizierà il 21 marzo. Ma adesso lo scenario è ancora più confuso. E la paralisi è ancora più totale. L’assalto diVivendi al controllo di Mediaset ha spinto in secondo piano le altre ipotesi sul tavolo: un patto con Telecom Italia e Mediaset per dividere in tre Premium con quote paritarie e soprattutto l’acquisto di Premium da parte di Sky. Piersilvio ha sorriso smentendo questa eventualità.
È evidente che - tra mezze smentite, sorrisi, battute e ammiccamenti - la questione aleggia da tempo tra i fronti contrapposti della tv a pagamento italiano. Ma la questione Vivendi/Mediaset/ Premium lega le mani a tutti i protagonisti. Già prima con la richiesta di Fininvest di piena esecutività del contratto a Vivendi, a maggior ragione adesso con l’esposto in Procura a Milano contro Bollorè. Il risultato è questo standby che condiziona la vendita dei diritti tv. Anche il mercato deve adeguarsi. Luigi De Siervo, neo-presidente ammini-stratore delegato dell’advisor Infront al posto di Marco Bogarelli, ha ipotizzato un rinvio della vendita dei diritti domestici per attendere la definizione dello scenario. Per facilitare questa tempistica potrebbero essere ceduti prima i diritti internazionali dai quali la Lega Serie A si attende un significativo aumento. Mediaset ap- prova questo approccio attendista dell’advisor.
A Santa Giulia invece questo temporeggiamento non piace: il gruppo di Murdoch chiede chiarezza per capire esattamente quando potrà partire l’asta. Diversamente il timore è quello di un’altra competizione con un occhio di riguardo per la concorrenza, come successo nel 2014 per il triennio in corso. Potrebbe approfittarne la Uefa per giocare di anticipo e vendere in Italia i diritti tv della Champions quando nessuna emittente avrà ancora speso niente per i diritti domestici. La procedura di assegnazione di Nyon parte questo mese ed è più flessibile rispetto all’asta italiana: nell’arco di 18 mesi sono previste trattative con i network di ogni singolo Paese senza un vero e proprio bando con regole rigide. La tentazione del governo del calcio europeo è quella di anticipare tutti in Italia per massimizzare i ricavi legati ai diritti attualmente detenuti da Mediaset che si è svenata per acquistarli a inizio 2014.
Ma potrebbe entrare in gioco la Rai per non lasciare sola Sky: la tv di Stato vuole tornare protagonista grazie alle sfide tra le grandi d’Europa. Di sicuro aumenteranno le finestre orarie delle partite di Serie A: a partire dal campionato 2018-19 quasi ogni partita avrà il suo calcio di inizio autonomo. E i diritti tv internazionali del nostro campionato saranno venduti per aree territoriali, non con un’unica agenzia per tutto il mondo come succede adesso. A Roma invece governo e maggioranza non hanno fatto in tempo a elaborare la nuova legge che avrebbe modificato la Melandri: il referendum costituzionale e il successivo cambio di esecutivo hanno condizionato questa attività che ora finisce nel grande calderone dell’incertezza politica nazionale. Saranno presto chiamate a fare il loro lavoro Agcom e Antitrust.
Le due authority di controllo non impazziscono all’idea di dover fare un lavoro preventivo di approvazione delle linee guida elaborate dalla Lega Serie A (il loro parere dovrà arrivare entro il 29 gennaio): non è nelle loro corde agire prima che i fatti si verifichino dal momento che il mercato si modifica in continuazione. Emblematica la vicenda delle multe comminate ai protagonisti del bando 2015-18 dopo la celebre telefonata di Lotito al dg dell’Ischia, Pino Iodice. Sarebbe ancora più gravoso il compito dell’Antitrust in caso di acquisto di Premium da parte di Sky, oppure di concentrazione tra colossi di telecomunicazioni e tv, come si verrebbe a creare con la scalata di Vivendi, azionista Telecom Italia, a Mediaset. In quel caso si verrebbe a creare un solo colosso nel settore delle pay tv oppure una concentrazione sensibile ai fini della legge Gasparri. Tutto molto futuribile, ma ovviamente l’autorità per la tutela della concorrenza e del mercato valuterebbe la pratica con estrema attenzione e rigore dal momento che si tratterebbe di un’operazione tra i due principali operatori presenti nel segmento delle tv a pagamento.