Teologia. Jürgen Moltmann: Dio cammina con noi dentro la pandemia
Un medico durante la pandemia di Covid-19 all’ospedale di San Salvatore di Pesaro (foto seconda classificata al concorso “Picture of the Year 2020” di Wikimedia Commons)
Il fascicolo in uscita (5/2021) della rivista “Vita e Pensiero”, coordinata da Roberto Righetto, si apre con una riflessione – che qui anticipiamo – del teologo protestante Jürgen Moltmann il quale s’interroga sul bisogno e la possibilità di sperare in Dio mentre la pandemia crea tanta sofferenza. Seguono, tra gli altri, scritti di Gianfranco Ravasi, Charles Taylor, Jan-Werner Müller, Fabrice Hadjadj, Massimo Borghesi, Silvano Petrosino, Giuliano Vigini, Gilles Lipovetsky.
La pandemia di Covid 19 è come la “valle oscura” del Salmo 23. Nessuno la domina con lo sguardo, nessuno sa quanto durerà, nessuno sa quando né a chi toccherà. Dio non risparmia a noi uomini la “valle oscura”, che per molti diventa anche la “valle della morte”. Ciononostante, Dio è presso di noi nelle nostre angosce e nelle nostre sofferenze. Dio cammina con noi nell’oscurità. Non risparmia nemmeno a se stesso la “valle oscura” e la “valle della morte”. Dio attraversa i nostri stessi dolori con noi e conosce la via per noi. La fiducia in Dio sostiene la fiducia in sé, quando quest’ultima è intaccata da angosce e dolori. Tutte le previsioni scientifiche sul futuro della pandemia sono diventate incerte. La certezza sul futuro del mondo moderno si è sgretolata a causa della pandemia e dei cambiamenti climatici. Adesso tocca alla speranza e alla pazienza, che sgorga dalla speranza. La pazienza è il respiro lungo di una grande speranza. La speranza cristiana è speranza attiva nel Regno di Dio per il futuro dell’uomo e della terra, attendiamo la risurrezione dei morti nella vita eterna del mondo che verrà, come affermiamo nel Credo niceno. Per lungo tempo la speranza nella vita eterna ha represso nelle Chiese la speranza propulsiva nel Regno di Dio sulla terra. Nel mondo moderno la fede nel progresso e la globalizzazione hanno represso la speranza nella vita eterna. Entrambe le cose sono errate: l’annuncio di Gesù del Regno di Dio che e vicino per i poveri, per gli ammalati e per i bambini e reso presente dalla sua risurrezione. Il Gesù risorto e presente con il suo annuncio del Regno di Dio. La speranza nella risurrezione contro la morte e le violenze dell’annientamento diventa movente per la realizzazione del Regno di Dio sulla terra. Alla fine, l’inizio: questa è la speranza cristiana. E fondata dalla fine di Cristo è stata il suo vero inizio nella risurrezione. Ci solleva da ciò di cui, da sempre, facciamo esperienza come la fine. Il Dio della speranza crea sempre un nuovo inizio nella vita, mentre nella morte ci risveglia a nuova vita nel suo mondo che viene. Che cos’è la pandemia di Covid-19? Innanzitutto, è un evento naturale che si e verificato a Wuhan, nella Cina centrale. Il fatto che la malattia si sia diffusa così rapidamente a livello universale, tuttavia, è un evento umano, frutto della globalizzazione. Non fu così ai tempi dell’influenza spagnola, la quale, dopo la Prima guerra mondia-le, causò più morti della guerra. La peste, che nel Medioevo spopolò l’Europa, era confinata a livello regionale. L’attuale pandemia è un problema dell’umanità intera. All’inizio del 2020 avevamo pensato che la pandemia sarebbe stata superata poco prima dell’autunno. Poi e arrivata la seconda ondata, e oggi ci troviamo già nella quarta ondata. Si aggiungono sempre nuove mutazioni. Aumentano le voci secondo le quali l’umanità dovrà imparare a convivere con la pandemia. La miglior difesa è il vaccino, ma con nove miliardi di esseri umani è un’impresa difficile da realizzare. Non viviamo in un mondo intatto e integro. Anche la natura della creazione necessita di redenzione. La creazione è minacciata da forze caotiche. Paolo le chiama «principati e potenze», mentre Karl Barth parlò di «potenze senza Signore» ( herrenlosen Gewalten). Dobbiamo difendercene; cosa anche possibile, perché Cristo è diventato il Signore di queste potenze. Il romanticismo della natura non aiuta in questo caso, servono piuttosto la scienza, la tecnica e la pazienza della speranza, il cui esempio nella Bibbia e Giobbe: serve la pazienza di Giobbe. Quando nella primavera 2020 prese piede la prima ondata, si diffuse anche un’ondata di solidarietà tra la popolazione: il supporto di buon vicinato. Quando furono creati i vaccini, le nazioni passarono alla concorrenza: ogni nazione voleva assicurarsi il maggior numero di vaccini possibile. A questo proposito la pandemia è proprio un compito dell’umanità. Il sistema sanitario delle società moderne non è all’altezza di un’epidemia da virus, a causa della economizzazione della sanità, dell’orientamento al profitto dei nostri ospedali e della privatizzazione delle case di cura. I farmaci tedeschi sono prodotti in India e in Cina, perché è più economico, come se la tutela della salute della popolazione non fosse una finalità dello Stato sancita dalla Costituzione, ma fosse affidata al libero mercato. La morte e il lutto sono cambiati... La morte moderna, rimossa, torna al centro della scena. Non va bene per l’orgoglio moderno, che vuole avere tutto sotto controllo. Invece dell’arroganza è richiesta umiltà, ma l’orgoglio degli uomini moderni riesce a essere umile soltanto controvoglia. Adesso arriviamo alle interpretazioni teologiche. Per prima cosa, bisogna ascoltare il monito che si nasconde nella pandemia: sta arrivando una catastrofe ancora peggiore, la catastrofe ecologica della civilizzazione umana. La sopravvivenza dell’umanità è in pericolo. Già durante questo 2021, sono aumentati i periodi di caldo eccessivo: in Canada, in California e in Siberia, mentre il Mediterraneo e in fiamme. Nell’Europa centrale ci sono stati alluvioni e allagamenti durati settimane. La Terra si riscalda più velocemente di quanto avessero stimato gli scienziati. Gli obiettivi per il clima stabiliti nella Conferenza di Parigi del 2015 non sono già più sostenibili. La pandemia prodotta dalla natura ha convinto gli uomini a essere solidali tra loro e ad assumere misure sociali drastiche. La catastrofe ambientale causata dagli uomini dovrebbe produrre un’analoga solidarietà umana e simili misure sociali da parte delle collettività statali. Nella catastrofe alluvionale della regione del Reno il supporto ha funzionato molto bene sul piano del buon vicinato. Perché Dio permette la sofferenza e la morte di tanti? Si tratta di una domanda da osservatori, non della domanda posta da chi viene direttamente colpito. Questi ultimi chiedono guarigione e conforto. Vogliono che la loro sofferenza e le loro preoccupazioni cessino, non che vengano loro spiegate. Con ciò la domanda sul perché non è liquidata, in fondo anche Gesù è morto con la domanda «perché» sulle labbra. La mia risposta: Dio non e Onnipotente, cioè la Realtà che tutto determina. Quello è il sovrano assoluto di Aristotele, o il Dio che veniva invocato in guerra per far vincere. La teologia ha sempre posto l’accento su un Dio che conserva il mondo invece che sull’onnipotenza di Dio. Come Dio conserva il mondo? Per mezzo della sua pazienza. Dio, che ha pazienza con noi uomini, sostiene il mondo e ci sopporta con i nostri vizi e le nostre virtù. Così Israele ha fatto esperienza del Dio che porta e sostiene ( tragt) durante la peregrinazione nel deserto: «Portalo in grembo, come la nutrice porta il lattante, fino al suolo che hai promesso con giuramento ai suoi padri» (Nm 11,12). Segue un’immagine maschile: «Hai visto come il Signore, tuo Dio, ti ha portato, come un uomo porta il proprio figlio, per tutto il cammino che avete fatto, finché siete arrivati qui» (Dt 1,31). Isaia la utilizza sul piano del conforto personale: «Io vi porterò fino alla canizie» (Is 46,4). Il Cristo crocifisso e l’immagine del Dio che porta e sostiene. A Lui chiediamo: «Tu che porti ( tragst) il dolore del mondo, abbi pietà di noi» [così recita la versione luterana dell’Agnus Dei, ndt]. Egli, infatti, porta le nostre ma-lattie e si carica dei nostri dolori, come Isaia dice del servo di Dio sofferente (Is 53,4). Con ciò non si risponde alla domanda «perché», ma con questa comprensione si può essere confortati e sopravvivere. Le domande sul perché avranno risposta quando comparirà la grandezza della giustizia di Dio, che fino a ora è attesa come giudizio universale. ( Traduzione di Daria Dibitonto)