Un "sacco" si aggira per i salotti. È una poltrona, pardon, una seduta, ma è anche molto di più. Un oggetto senza età, «un concetto e non una forma», che cinquant'anni fa ha cambiato una volta per tutte l'approccio di qualunque progettista al proprio lavoro. Oggi "Sacco", di Piero Gatti, Cesare Paolini e Franco Teodoro (allora tre sconosciuti torinesi che presentarono un'idea rivoluzionaria alla persona giusta),oltre a tornare in nuove versioni d'autore, è protagonista, insieme ad altri cento oggetti simbolo, di
Design, 101 storie (Silvana Editoriale). Il racconto, attraverso i suoi prodotti, dei sessant'anni di un'azienda italiana, Zanotta, capace di realizzare mezzo migliaio di progetti, di vederne un centinaio premiati o esposti nei musei di design e arte contemporanea di tutto il mondo e di vincere tre Compassi d'oro, massimo riconoscimento nel mondo del design. Coraggio e intuito, intuito e coraggio, e così via, fino a fare la storia del design in Italia: è ad Aurelio Zanotta che si deve questa storia di successo del made in Italy. Un «
capitano d'industria con l'amore per le cose meno ovvie e per le strade meno scontate», scrive nel volume Beppe Finessi. Un imprenditore consapevole che oltre al profitto, fosse importante fare «cultura». Uno che ha rotto gli schemi, ma anche creduto in oggetti pragmatici ed essenziali, da un cavalletto da falegname che si eleva ad alta ebanisteria, a un fascio di bastoncini simili al celebre gioco dello Shangai che diventano appendiabiti.
Uno che non si è spaventato di mettere in produzione uno sgabello fatto con il sedile di un trattore. Quanti ci avrebbero scommesso? E invece ora quello sgabello, Mezzadro, esposto anche al Moma di New York, è uno dei più grandi esempi di
ready-made, ciò che viene creato a partire da oggetti esistenti ma che hanno uno scopo diverso.