Agorà

Calcio. Del Piero e l’utopia di un campione come Presidente della Figc

Massimiliano Castellani giovedì 28 novembre 2024

L'ex Juventus e campione del mondo con la Nazionale nel 2006 Alessandro Del Piero, 50 anni, qui sul trono, intervistato da Piero Chiambretti

Che un calciatore, per di più un campione del mondo come Alessandro Del Piero a 50 anni possa diventare il n.1 della Federcalcio, sarebbe cosa bella e giusta. Ma siamo in Italia, nella Repubblica fondata sul pallone, dove però il lavoro svolto, la professionalità e soprattutto la meritocrazia non sono i requisiti più richiesti. Pertanto se uno come il mitico Alex ha lavorato fin da bambino solo ed esclusivamente nel calcio, prima giocato e poi commentato (a Sky) e l’ha fatto con professionalità estrema e grande merito (vedasi i risultati sul campo ottenuti con la Juventus e la Nazionale) in un Paese normale sarebbe già presidente della Figc da tempo.

Ma da noi quella carica non l’ha mai ricoperta un calciatore e tanto meno un campione, a prescindere dal settore da cui proveniva. Il presidente attuale Gabriele Gravina è stato un buon dirigente di calcio, vedasi il miracolo Castel di Sangro, è un ottimo politico prestato allo sport e un manager alla bisogna che sa leggere fatturati e problematiche finanziare legate al complesso mondo del pallone italico. Non la pensano proprio così quelli della “triade” presidenziale, i padri patron di Napoli, Lazio e Torino, ovvero i presidentissimi Aurelio De Laurentiis, Claudio Lotito e sua Urbano Cairo. Questi tre vogliono fargli gli scarpini all’odiato Gravina e pur di scalzarlo dalla poltrona che occupa, dall’ottobre 2018, sono andati a bussare a casa Del Piero per vedere l’effetto che fa la richiesta di una sua candidatura al vertice della Figc.

Non sappiamo se tra un plin-plin e l’altro l’Alex nazionale abbia riflettuto sulla proposta e magari chiesto consiglio all’oracolo alato del passerotto del suo storico spot pubblicitario. Per un incarico del genere noi siamo certi che se fosse ancora su questa terra l’uomo ideale sarebbe stato Gianluca Vialli. Alternativa, Damiano Tommasi, che però dopo essere stato a capo dell’Assocalciatori ha ceduto alle lusinghe della politica e ora fa il sindaco di Verona. Se Del Piero scarta l’ipotesi della candidatura un altro campione spendibile alla causa potrebbe essere Paolo Maldini. Quest’ultimo ha ricostruito il Milan, lo ha portato alla vittoria dello scudetto e poi è stato licenziato e sostituito con un algoritmo dalla multinazionale che ha preso in mano il club rossonero. Quindi in un ipotetico ballottaggio con Gravina, Maldini potrebbe pareggiare i conti quando il presidente in carica tirerà fuori i risultati del suo mandato che vanno dall’apice del trionfo agli Europei del 2021, alla mancata qualificazione al Mondiale del Qatar 2022.

Ma a Maldini non lo ha cercato nessuno, mentre il pressing su Del Piero è in atto, ed entro Natale sapremo se "Pinturicchio" è disposto a metterci la faccia e a dipingere il suo autoritratto nel manifesto elettorale davanti all'urna della Figc. Per essere approvata la sua candidatura serve il benestare di 11 club sui 20 della Serie A. E qui occhio al campanilismo antijuventino, perché Del Piero è sì patrimonio nazionale, ma per tante società è comunque un bene esclusivo del casato bianconero, dove peraltro, nonostante si tratti di una delle ultime bandiere da una squadra una vita, nessuno lo ha mai chiamato a svolgere ruoli dirigenziali, come invece si sono affettati ad offrire un posto da Head of Football Institutional Relations a Giorgio Chiellini.

Vero che il dottor Chiellini rispetto a Del Piero è un bilaureato con specialistica in Economia e Management. E allora viene da chiedersi: perché non puntare come terzo calciatore e campione vero sul profilo di Chiellini? La Juventus intanto dai sondaggi pare che rientri tra le 11 società che appoggerebbero un "Gravina bis" piuttosto che puntare sull’incognita del campione-presidente, qualsiasi esso sia, anche se con pedigree bianconero. Il quarto uomo, ma che per noi potrebbe essere il primo della lista dei candidabili, è Gianfranco Zola. Magic Box, attuale vicepresidente della Lega Pro, ha appena firmato il progetto di riforma della serie C. Zola vanta una conoscenza approfondita del calcio inglese che è poi il modello di riferimento dell'intero movimento mondiale e ha una capacità diplomatica che pochi ex calciatori possiedono. Ma forse il sardo Gianfranco è un po’ troppo schietto e puro e quindi difficilmente candidabile dagli squali che si aggirano nel mare magnum del calcio italiano. Comunque, la sfida è lanciata e dopo i primi consulti con il passerotto Del Piero si è lasciato sfuggire un tweet. "Disponibile a parlare di candidatura, ma a patto che ci sia un progetto. Serve spirito di squadra, io non lavoro contro qualcuno". Grande diplomazia, ma la sensazione è che nonostante gli sforzi e le strategie più o meno sotterranee, i tempi per un ex calciatore a capo della Figc siano ancora piuttosto lontani.