Agorà

Calcio. De Rossi cacciato dagli americani, ormai alla Roma decide la Casa Bianca

Massimiliano Castellani mercoledì 18 settembre 2024

L'ex tecnico della Roma Daniele De Rossi esonerato dopo quattro partite di campionato

La romanità, la tradizione, i Ragazzi della Sud, vecchio Cucs, Capitan Futuro… “Daje Roma. Si vabbè!”. Le radio della capitale impazzano e il dibattito rovente accoglie il parere unanime e lo sfogo rabbioso e accorato: “Mortacci loro… Hanno cacciato a Daniele!”. Su quel murales giallorosso tracciato in incipit c’è la scritta DDR, che per un romanista non è l'insegna sul Muro che divideva Berlino, ma semplicemente il campione del mondo Daniele De Rossi. Da Capitano a “Mister futuro” da quando il 16 gennaio scorso gli americani a Roma, i Friedlin, lo chiamarono per prendere il posto dell’ex “Specialone” Josè Mourinho. Ora anche DDR è un ex, e il suo muro di resistenza sulla panchina chiodata dell’Olimpico si è sgretolato dopo appena 4 giornate di campionato. Un parto, è durata nove mesi esatti la sua permanenza a Trigoria. E che non avrebbe mangiato il panettone e anche smesso di fare le cene a cacio e pepe con la squadra si era capito già in estate. Il tira e molla di Dybala destinato agli arabi e poi rimasto a forza. Un mercato in cui aveva fatto capire alla proprietà che non era degno di una squadra che puntava alla Champions e al massimo questa Roma avrebbe centrato di nuovo il 6° posto. Fatale è stato l’1-1 di Marassi con il Genoa, terzo pareggio in 4 gare con in mezzo una sconfitta pesante contro il piccolo grande Empoli che nel frattempo ha stoppato sul pari anche la Juve. Ma questo ai numerologi e statistici Usa non interessa. I manager americani prestati al calcio e che di calcio ne masticano meno di zero non aspettano. E se quelli del Milan sono stati capaci di licenziare Paolo Maldini con un algoritmo a quelli della Roma è bastato un arrivederci e grazie a De Rossi che saluta con un contratto che in teoria scadrebbe a giugno 2027. Al suo posto la caccia al subentrante vede in pole addirittura un ex tecnico della Lazio di Lotito, Stefano Pioli. Uno che ha vinto uno scudetto a sorpresa con il Milan ma poi la passata stagione per rimanere sulla panchina rossonera ha dovuto tenere l’anima con i denti. Se arriva Pioli o chi per lui al posto di DDR, con la classifica attuale non sarà difficile fare meglio, ma quanto può durare con questi acerrimi finanzieri dalle ossa senza calcio. Anche per De Rossi era stato abbastanza semplice far dimenticare il carismatico Mourinho - che aveva completamente perso il controllo della squadra - e far innamorare i tifosi che in Daniele hanno sempre visto, la storia e la tradizione del club. Ma per i Friedkin storia e tradizione è qualcosa che va da Lincoln a Kamala Harris passando necessariamente per Wall Street e mica da Trastevere al Grande Raccordo Anulare. “Ve c’hanno mannato mai a quel paese?”, gli canterebbe ora il romanista Alberto Sordi a questi yankee miliardari senza cuore. “La storia siamo noi”, potrebbe rivendicare un “core de Roma” come De Rossi. Ma la storia, nel calcio delle multinazionali straniere, rimane dietro la porta. A Trigoria da un po’, pare che abbiano addirittura vietato a un totem come Bruno Conti, altro campione del mondo dell’82 e per decenni anima e mente del vivaio giallorosso, di entrare e pranzare con lo staff attuale. L’ottavo re Francesco Totti (campione del mondo con De Rossi nel 2006) da quando in lacrime, nel 2017, ha salutato il suo popolo non è mai stato chiamato da nessuna delle proprietà della Roma per ricoprire uno straccio di incarico. La Roma sarà anche dei romanisti, ma intanto anche per far lavorare un allenatore nato e cresciuto a Trigoria d’ora in poi bisognerà raccomandarsi alla Casa Bianca.