Le immagini di Napoli bombardata e le parole di Giorgio Napolitano hanno aperto, venerdì scorso su Rai Storia, la serie di venti documentari dedicati a
L’Italia della Repubblica. Ogni puntata, introdotta da Paolo Mieli, propone un tema o un momento della storia repubblicana: dai lavori della Costituente al miracolo economico, dalla nascita del centro-sinistra alla crisi dei partiti. L’intervista di Michele Astori all’ex presidente della Repubblica è al centro del primo appuntamento,
L’alba della Repubblica, che va dalla caduta del fascismo al referendum del 1946. Periodo per periodo, questione per questione si affrontano la politica e i suoi protagonisti, le ideologie e il contesto internazionale, l’economia e il mondo del lavoro, ma anche il ritratto di una società con le sue abitudini, gli atteggiamenti mentali e gli stili di vita. Questi documentari, con le interviste agli storici e gli ospiti in studio, non hanno all’apparenza niente di particolare, ma si seguono bene, hanno un buon ritmo, una durata accettabile sotto l’ora, ma soprattutto assolvono a quel ruolo a cui è chiamato il servizio pubblico. Anche perché - come ci ricorda il documentario stesso - c’è bisogno di ritrovare una storia condivisa in un Paese che la cerca e la invoca spesso invano. Ma la storia ha bisogno dei suoi tempi e allora anche la nostra repubblica, nonostante i settant’anni, potrebbe essere ancora troppo giovane. Il sentiero di una storia condivisa è ancora tutto da percorrere. E
L’Italia della Repubblica ci può aiutare, regalandoci pure qualche momento curioso come il cinegiornale che racconta del voto di Umberto II al referendum tra repubblica e monarchia: «Anche il re ha voluto esercitare il suo diritto di cittadino. Ha presentato il suo certificato elettivo. Pare non gli sia stata chiesta la carta d’identità. Cosa poi sia successo nel mistero della cabina non vogliamo saperlo, il voto è segreto». Oppure l’intervista a Indro Montanelli che conferma di aver votato per la monarchia: «Non ne ho fatto mistero e non me ne pento». Simpatica la conclusione del colloquio con Napolitano che ricorda di essere stato ribattezzato “re Giorgio” per la somiglianza con Umberto II. Stasera sarà la volta di Maria Romana De Gasperi. La si è vista nei titoli di coda che annunciano il personaggio della puntata successiva.
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