L'intervista. Dargen D'Amico: «Alziamo l’onda multietnica»
Il rapper milanese Dargen D'Amico in gara a Sanremo con "Onda alta"
Un grande omaggio a Morricone ricco di colori e suoni da tutto il mondo. E’ stata una grande festa multietnica la cover di ieri sera proposta da Dargen D’Amico insieme a BabelNova Orchestra, la neonata orchestra composta da musicisti provenienti dalla disciolta Orchestra di Piazza Vittorio. In più il rapper 43enne ha intonato la sua Modigliani, dove il pittore è raccontato come emigrato italiano all’estero.
Il tema dei migranti sta proprio a cuore al producer, rapper e autore milanese Jacopo D’Amico, in arte Dargen D’Amico, che già nella scatenata Dove si balla al Festival nel 2022 cantava “incubi mediterranei, che brutta fine fermi al confine”. Stasera nella finalissima del Festival di Sanremo si balla ancora sull’Arca di Noè, dove l’Onda alta del titolo è quella dei migranti in fuga dalla “guerra dei bambini”.
Ieri è uscito il video Onda alta, realizzato dal regista e documentarista Olmo Parenti. Il filmato è un montaggio di alcuni spezzoni tratti dall’ultimo documentario di Parenti Real People e interamente girato sulla nave Ocean Viking di SOS Mediterranée durante una missione di soccorso. Il brano Onda Alta (Island Records), rappresenta un progetto ampio che ha dato vita, durante la settimana del Festival, a Edicola Dargen un luogo di incontro e confronto a Sanremo che accoglie esponenti di spicco del mondo dell’informazione e rappresentanti di organizzazioni umanitarie.
Dargen D’Amico, come mai il tema dei migranti le sta così a cuore?
Il nomadismo è un tema che mi appartiene. Quello familiare, per me che ho genitori originari della Sicilia, e quello che coinvolge gli altri. Nel 2023 gli arrivi dei migranti hanno superato 150mila unità. L'emigrazione è parte imprescindibile dell'esistenza. Nessuno geneticamente è nato qui.
Coraggiosa la scelta di portare questo tema in gara a Sanremo.
Nasce tutto dal brano Onda alta che è un racconto del punto in cui si incrociano i punti di vista di chi attende l’onda e aspetta sulla riva e di quell’onda sulla quale viaggia chi è in mezzo al mare. Un brano che ha naturalmente coinvolto associazioni che si occupano di questo punto di contatto. Il punto centrale è l’umanità. Il momento in cui tu ti identifichi nell’altro.
Che si è trasformato anche in una serie di incontri importanti insieme alle associazioni.
L’associazione Tlon che li organizza è partita da alcuni passaggi del testo per approfondire gli argomenti sulle migrazioni. Il mio è un tentativo di fotografare una situazione rimanendo nei limiti della matematica musicale. L’Edicola Dargen, partendo dal testo cerca di costruire il significato, incrociando dati, parlando con esperti. Per me è stato fondamentale per imparare.
Come nasce il video in collaborazione con Olmo Parenti?
Olmo, dopo aver letto il testo della canzone, mi ha chiesto se ero d’accordo di cedere Onda alta come colonna sonora per un montaggio più corto del suo documentario che illustra i salvataggi di Ocean Viking. Ovviamente sono stato d’accordissimo.
Lei ha lanciato un appello per la pace fortissimo la prima sera del Festival: “Cessate il fuoco. La storia e Dio non accettano la scena muta”.
Il mio era un tentativo di esprimere un pensiero nella maniera più ecumenica possibile, di esercitare la sospensione del giudizio. Era un messaggio chiaro e umano, non politico, perché come ho detto all’Ariston faccio tanti peccati, ma non faccio politica. E non l’ho fatto per la promozione al brano, come qualcuno ha scritto, cosa che mi ha molto disturbato. Perché mi sento responsabile di quello che dico e che canto.
Il suo messaggio è coerente anche nell’album Ciao America appena uscito, ricco di argomenti socialmente impegnati.
La politica è l’arte del dibattito e della discussione. Ma ci sono cose su cui non si può dibattere: non si può stare in silenzio quando una bomba finisce su un ospedale o su un asilo.
Onda alta ha anche riferimenti biblici al diluvio Universale e a Noé.
La Bibbia è il nostro bagaglio culturale. Sono penetrato dal messaggio contenuto nel Libro, sono conscio che ci ha influenzato tutti.
Ieri sera con la BabelNova Orchestra lei ha dato un segno della bellezza della multiculturalità
Io sono molto legato al territorio, sono molto italiano, ma nell’italianità vedo la commistione di tutti gli stimoli che rendono il nostro Paese ricco. La nostra cultura italiana si è arricchita nell’assenza di pregiudizi, la commistione è nel nostro codice genetico.
Papa Francesco parla di una terza guerra mondiale a pezzi…
La realtà, nel momento in cui scrivi una canzone aprendoti all’esterno, entra perché raccogli tutto quello che arriva. Esattamente come dice papa Francesco, non puoi negare il fatto che ci siano scontri difficili e un clima di conflitto che viene passato come naturale, cosa che invece non è. La coscienza deve essere vita, comprensione, dialogo.
Il suo impegno sui migranti continuerà dopo il Festival?
Se posso essere utile sono disponibile a partecipare a iniziative sul tema. Se mi chiamasse papa Francesco? Non oso sperare tanto, ma ovviamente sono a disposizione.