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EVENTI. Dalla Genesi l’armonia con l’arte

Roberto I. Zanini mercoledì 15 maggio 2013
« I n principio Dio creò il cielo e la terra...». Comincia così il Libro dei libri. La fonte di ispirazione più straordinaria dell’arte di tutti i tempi. Poi è arrivato il ’900 e il dialogo fra arte e fede si è interrotto. «C’è stata una frattura. L’arte è anda­ta per altre strade, a volte anche bla­sfeme. E la Chiesa si è ritirata in mo­delli legati al passato. Ora, anche at­traverso questa prima partecipazione alla Biennale di Venezia, vogliamo ria­prire la strada, aprirci a nuovi codici linguistici, a nuove forme espressive, per tornare all’antico binomio di ar­te e fede sorelle fra di loro», passando anche attraverso la «qua­si certa» presenza all’E­sposizione universale di Milano.Sono le parole con le qua­li il cardinale Gianfranco Ravasi ha presentato ieri il Padiglione della Santa Se­de all’Esposizione Inter­nazionale d’Arte della Biennale di Venezia 2013. Padiglione che si ispira al citato testo biblico col ti­tolo Genesi. In Principio, scelto proprio dal presi­dente del Pontificio Con­siglio della Cultura. E non a caso l’esposizione vaticana si apre con un trittico di Tano Festa (pittore della scuola romana, morto nel 1988) realizzato nel 1964 (quarto centena­rio della morte di Michelangelo) per la XXXII Biennale di Venezia e dedi­cato al tema della Creazione così co­me interpretato da Buonarroti nella Cappella Sistina.I primi 11 capitoli della Genesi sono stati la fonte di ispirazione affidata ai tre artisti (scelti da una prima rosa di dodici) chiamati a realizzare le opere per il Padiglione. «La Genesi come e­lemento germinale della nostra sto­ria », ha spiegato il cardinale Ravasi, e capace di illustrarla nelle sue caratte­ristiche essenziali, con l’ingresso del male e del peccato, oltre che con la ca­pacità creativa e generativa dell’uomo, in prosecuzione del gesto creazionale di Dio.Così, ha aggiunto il cardinale, sono sta­te individuate tre tematiche affidate a ognuno dei tre artisti, al di fuori di o­gni logica liturgica: la Creazione è sta­ta affidata a Studio Azzurro, storico gruppo artistico milanese; la De-crea­zione, intesa come peccato, diluvio, guerra, dissacrazione, al fotografo di nazionalità ceca Josef Koudelka; la Ri-Creazione e la speranza insita in essa, all’artista australiano, naturalizzato negli Usa, Lawrence Carroll.L’impegno e l’opera degli artisti coin­volti sono stati presentati dal curato­re del Padiglione, il direttore dei Mu­sei Vaticani Antonio Paolucci e dalla responsabile della direzione esecutiva Micol Forti, curatrice della Collezione d’Arte Contemporanea dei Musei va­ticani. Proprio Forti ha sottolineato il particolare coinvolgimento degli au­tori nel realizzare opere apposita­mente progettate per il Padiglione e per i suoi spazi. Studio Azzurro ha pen­sato a un’installazione interattiva. Il ti­tolo è In Principio (e poi) . Si estende su 120 metri quadrati ed e­voca un grande solido di pietra, che si dischiude e al cui interno immagini im­materiali si animano al contatto delle mani dei vi­sitatori evocando gli atti della Creazione. In questo contesto l’uomo si pone come 'portatore di sto­rie', di narrazioni perso­nali, che attraverso la tec­nica multimediale concor­rono al grande racconto delle origini.'De-Creazione' è una se­quenza di 18 fotografie di cui 9 gigantografie di oltre due metri e mezzo di base, attraverso la quale Koudelka (noto per le immagini scat­tate a Praga durante l’occupazione del 1968) mostra l’intervento distruttivo e deformante dell’uomo sull’ambien­te col silenzio desolante che resta dopo il passaggio di guerre e la dismissione di impianti industriali.La speranza della Ri-Creazione è affi­data alla capacità di Lawrence Carroll di ridare vita ai materiali di recupero, con processi artistici di rigenerazione o, meglio, di trasfigurazione. Posta al­la fine del percorso di visita, l’installa­zione di Carroll si chiama Another Li­fe ed è stata realizzata, ha detto Micol Forti, «con oggetti che hanno già avu­to una loro vita e che stanno aspet­tando la possibilità di una vita nuova». I l Padiglione, ha spiegato Paolucci, è realizzato negli spazi, realizzati dal Sansovini, dell’Arsenale mili­tare che custodiva le artiglierie della flotta della Serenissima. Il costi dell’o­perazione sono stati illustrati da mon­signor Pasquale Jacobone del Pontifi­cio Consiglio della Cultura: si tratta di 750 mila euro complessivi (300 mila per affitti e utenze; 300 mila per gli ar­tisti; 150 mila per strutture espositive, allestimenti e servizi) tutti coperti da sponsorizzazioni. Insomma, «molto meno di quanto vociferato da alcuni media nelle settimane scorse».Il cardinale Ravasi ha poi tenuto a ri­cordare che se si tratta della prima vol­ta alla Biennale, la Santa Sede ha par­tecipato a quasi tutte le edizioni del­l’Esposizione Universale, comin­ciando dalla prima nel 1851 a Londra per volere di Pio IX. Già nel 1958 si pensò di partecipare alla Biennale, ma l’idea virò nella presenza di arte sacra in vari Padiglioni.Per l’Esposizione di Milano «ho già chiesto alla Diocesi di dar vita a una Commissione apposita e... faremo u­na conferenza stampa». Con questo Padiglione «abbiamo iniziato un per­corso. Un germoglio che speriamo sbocci in una nuova arte liturgica». E per la prossima Biennale? «Devo ve­dere cosa ne pensa Papa Francesco». Intanto la Biennale 2013 si apre il 1° giugno (fino al 24 novembre) e per singolare evenienza il padiglione ac­canto a quello della Santa Sede è dell’Argentina.