Euro2020. Dai Italia, giocala con cuore impavido
Calling Londra, parla l’Italia. Missione possibile: scacco alla Regina. «Vogliamo divertirci», così Roberto Mancini. Wembley, Italia-Inghilterra, ore 21. Finale dell’Europeo segnato dal Covid, il primo itinerante, tra la retorica della ripartenza, stadi mezzi vuoti, mezzi pieni, ansie, sogni. Mancini è fiducioso. Ha twittato: «Siamo una squadra che ha avuto il coraggio di divertirsi. Manca l’ultimo passo. Facciamolo insieme». Anche la Scozia indipendentista tifa per il Mancio. The National l’ha messo in prima pagina, versione Braveheart, titolando: «Sei la nostra ultima speranza». Inteso: di battere gli inglesi. Cuore impavido Mancini: «Se siamo arrivati fin qua ci sarà un motivo. Sarà una partita difficile dovremo essere concentrato sul nostro gioco».
Se bisogna dar retta agli inglesi – massì, il calcio l’hanno inventato loro – allora Wembley è il reparto maternità del pallone, la cattedrale di una religione che ha fatto discepoli in tutto il mondo. «A Wembley batte il cuore del calcio», ha detto una volta Pelè. Nel pentolone della vigilia bollono allusioni, dietrologie, tesi complottistiche che questa sera al triplice fischio finale diventeranno fuffa, nella migliore delle ipotesi, o alibi, nella peggiore.
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Cinquantatré anni dopo, aver vinto il nostro unico Europeo – era il 1968 – siamo pronti. Con un’altra piccola grande rivoluzione: quella del bel gioco. Mancini parla di «coraggio di divertirsi». Confermata la squadra-base, giocano i titolari scesi in campo contro la Spagna. Emerson terzino sinistro, Chiesa esterno d’attacco a destra. E Immobile centravanti. «Spero di vincere da ct quello che non ho vinto da giocatore». La strategia: recupero palla, verticalizzazioni improvvise. È il segreto dell’Italia che è arrivata fin qui. Il calendario ci offre un assist. L’11 luglio è un giorno indimenticabile nel grand romanzo azzurro. Trentanove anni fa - l’11 luglio 1982 - l’Italia di Bearzot vinceva il Mondiale più iconico di sempre.
La tradizione di sfide con l’Inghilterra comincia nel 1933 con un pareggio. Quattro decenni senza vittorie per noi. L’anno d’oro è il 1973. Due amichevoli, ma di enorme portata. La prima a giugno, al Comunale di Torino: 2-0 per l’Italia, la prima vittoria contro gli inglesi la firmano Anastasi e Capello. Nel novembre di quell’anno Capello – ancora lui – profanò per primo il tempio di Wembley e segnò un gol che scaldò di orgoglio le migliaia di italiani che lavoravano in Inghilterra, quando gli emigranti eravamo noi e non altri. Camerieri a chi? Ora gli inglesi ci temono, guardano con rispetto alla Nazionale di Mancini, eppure restano legati ai soliti luoghi comuni. Spaghetti, mandolino e catenaccio. Gary Lineker, ex campione, volto della BBC, 8 milioni di follower su Twitter, un po’ ci marcia: «L’Italia fa sempre l’Italia», ha detto. Arriviamo a questa finale stanchi, dopo quaranta giorni di bolla, sei partite giocate, due con la coda dei supplementari. L’Inghilterra ha la miglior coppia di attaccanti del torneo (Harry e Sterling, 4+3 gol finora), la difesa più solida (un solo gol subito, tra l’altro su punizione) e un paio di potenziali fuoriclasse (Foden e Grealish). E’ una squadra equilibrata, forte, ma con un gioco prevedibile. E quindi battibile. Il premier Boris Johnson ha promesso un giorno di festa, un Bank Holiday, se l’Inghilterra vincerà il torneo. Football’s coming home, come da ritornello inglese in queste settimane.
A Londra aspettano il D-Day dal 1966, quando l’Inghilterra di Alf Ramsey, con Bobby Charlton e Geoff Hurst in campo, vinse l’unico titolo mondiale della sua storia. La pressione è altissima, a Wembley è annunciato il sold out. Circa un migliaio i tifosi partiti dall’Italia, almeno altri 5.000 i residenti in Inghilterra che tiferanno per il tricolore. Ma Wembley sarà un catino. Leonardo Bonucci è carico: «Il pubblico non ci spaventa». Il presente è un Europeo da vincere. Il futuro è Italia. Mancini ha rinnovato il contratto fino al 2026, gli azzurri hanno già fissato i prossimi due obiettivi: a settembre la semifinale della Nations League con la Spagna, nell’inverno del 2022 il Mondiale in Qatar. Comunque vada Mattarella, che sarà in tribuna a Wembley, aspetta gli azzurri al Quirinale. È il giusto riconoscimento agli azzurri per quanto fatto finora, per l’entusiasmo messo in circolo, per il feeling ritrovato con gli italiani.