Balzi nel futuro e ritorni al passato, ma per parlare del presente, spesso difficile da raccontare se non attraverso metafore e sguardi obliqui, capaci di restituirci ossessioni, paure, speranze e contraddizioni di questi difficili anni senza una rotta: è il cinema che i grandi autori ci proporranno nella stagione in arrivo. Il messicano
Alfonso Cuarón, che si era già interrogato sul destino del genere umano nell’apocalittico
I figli degli uomini, aprirà in anteprima mondiale la 70esima Mostra del Cinema di Venezia con
Gravity, ambiziosa storia di un’astronauta al suo ultimo viaggio e un medico per la prima volta in missione nello spazio: durante una passeggiata all’esterno dello shuttle la navicella viene distrutta da una pioggia di meteoriti e i due restano da soli, collegati l’uno all’altro, alla deriva nell’infinito buio. Protagonisti del disperato tentativo di ritorno verso la Terra sono
Sandra Bullock e
George Clooney che arriva sugli schermi anche come regista di
The Monuments Men in cui Matt Damon, Cate Blanchett, John Goodman, Bill Murray e Jean Dujardin sono parte di una coraggiosa squadra di storici, esperti d’arte e curatori di musei impegnati durante la Seconda guerra mondiale in una lotta contro il tempo per recuperare opere rubate dai nazisti prima che Hitler le distrugga. Atteso anche il nuovo film di
Martin Scorsese,
The Wolf of Wall Street, in cui Leonardo Di Caprio, alla sua quinta collaborazione con il regista italo-americano, interpreta Jordan Belfort, fondatore nel 1987 di una delle maggiori società di brokeraggio, poi arrestato per frode e riciclaggio di danaro sporco. Puntando l’obiettivo sulla diffusa corruzione a Wall Street e nel mondo bancario americano, il regista di
Gangs of New York va dunque avanti nel proprio percorso teso a riflettere su violenze, contraddizioni e abusi perpetrati nel proprio paese. Spiazzando chi si aspettava un film morboso e provocatorio ispirato al romanzo di Sacher-Masoch
Venere in pelliccia dell’ormai ottantenne
Roman Polanski è invece una brillante riflessione sul mestiere dell’attore e quello del regista affidato a una coppia di interpreti d’eccezione – Mathieu Amalric ed Emmanuelle Seigner – che sul palco di un teatro dove si svolgono delle audizioni intrecciano fulminanti dialoghi destinati a ribaltare scena dopo scena i rispettivi ruoli.Dopo il metafisico e troppo ambizioso
Prometheus,
Ridley Scott torna con i piedi sulla Terra con
Il procuratore, basato sulla prima sceneggiatura originale dello scrittore Cormac McCarthy (autore del romanzo
Non è un paese per vecchi), qui anche produttore. Nel film, interpretato da Michael Fassbender, Brad Pitt, Cameron Diaz, Javier Bardem e Penelope Cruz, un avvocato vede vita e carriera andare a rotoli e pensa di risollevarsi entrando nel traffico della droga. Accettando di prelevare un carico di cocaina oltre il confine messicano verrà inevitabilmente risucchiato nell’oscuro mondo della malavita organizzata. Il visionario
Terry Gilliam, che il nostro scenografo Dante Ferretti ha definito il «Fellini del Minnesota», torna alle atmosfere fantascientifiche e orwelliane di
Brazil (ma c’è anche
Blade Runner) con
The Zero Theorem, ambientato in un futuro dominato da dispotiche corporazioni. Un hacker solitario ed eccentrico che lavora recluso in casa (Christoph Waltz) cerca di risolvere un complicato teorema matematico per capire il senso dell’esistenza umana e dell’attuale situazione sociale dove biotecnologie e nuovi schiavi del lavoro disegnano una distopia alla quale la contemporaneità sembra molto avvicinarsi.Roma, Parigi e New York sono le città dove si intrecciano le storie d’amore di tre coppie nel nuovo film di
Paul Haggis,
Third Person, interpretato tra gli altri da James Franco, Mila Kunis, Olivia Wilde, Liam Neeson, Kim Basinger, Adrien Brody, e che vede nel cast anche Riccardo Scamarcio, mentre
Neil Jordan in Byzanthium racconta la storia di due donne vissute nell’Ottocento e discendenti di un’antica stirpe di vampiri e che, a dispetto degli insegnamenti dei Cullen nella saga di
Twilight, ha ancora bisogno di bere sangue umano. E se
Spike Lee, dopo gli ultimi insuccessi, riparte dal remake americano del capolavoro coreano
Old Boy, storia di una spietata e geniale vendetta, i
fratelli Coen, tornati a un film più piccolo e intimo dopo il western
Il Grinta, hanno conquistato il Grand Prix della Giuria all’ultimo Festival di Cannes con
Inside Llewyn Davis ispirato alla storia vera di un cantante folk che nella New York degli anni Sessanta tenta di risolvere molti problemi personali, di ritrovare un gatto e di vendere la propria musica a spietati produttori.
A promise> segna invece il debutto in lingua inglese del regista francese
Patrice Leconte che firma un dramma romantico ambientato durante il secondo conflitto bellico su un amore capace di sconfiggere il tempo, lo spazio, il tradimento e la guerra.Dopo una serie di collaborazioni mancate
Gianni Amelio ha invece scritto su misura per Antonio Albanese il personaggio «tenero e disarmato» protagonista de
L’intrepido, commedia dal cuore tragico e dai toni leggeri che aspira come ha dichiarato lo stesso regista, a «restituirci l’aria del nostro tempo con un tocco di fantasia, grazie anche alle qualità chapliniane del protagonista capace di far convivere il sorriso con la commozione più struggente». In
Segui il vento Peter Del Monte ha scelto Laura Morante per il ruolo di una scrittrice che vive da sola in un piccolo centro sul mare e si ritrova all’improvviso a doversi occupare di una ragazzina, mentre
Carlo Mazzacurati ne
La regina della neve, che vede protagonisti Isabella Ragonese e Valerio Mastandrea, ricorre a una dimensione fiabesca per raccontare di due ragazzi alla ricerca di un colpo di fortuna che potrebbe finalmente arrivare e cambiare le loro vite. Al prossimo Festival di Toronto approderà infine
Anni felici di
Daniele Luchetti, con Kim Rossi Stuart e Micaela Ramazzotti, un film che attraverso gli occhi di un bambino di dieci anni ci farà vivere la rottura di un matrimonio e la crisi di una famiglia durante l’estate romana del 1968.<+copyright>