Bisogna dire sì o no al nucleare? Qualche risposta ce la fornisce Hans Peter Dürr, l’81enne professore tedesco nato a Stoccarda nel 1929, che abbiamo incontrato sul Lago Maggiore dove, insieme alla moglie californiana Sue, ama trascorrere, da cinquant’anni, qualche settimana di vacanza nella villa che, come lui stesso ci ha raccontato, fu fatta costruire un secolo fa dal nonno. Hans Peter Dürr è un fisico delle particelle, laureatosi nel 1953 a Stoccarda completò gli studi di dottorato presso l’Università Berkeley in California con Edward Teller (uno dei padri della Bomba Atomica). Dürr è stato insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1995, in quanto membro dell’associazione 'Pugwash Conferences on Science and World Affairs', presieduta dal fisico di origine polacca Jozef Rotblat, per lo sforzo «per ridurre il ruolo delle armi nucleari nella politica internazionale e, nel lungo periodo, per eliminare tali armi». Lo spunto che permise la nascita della Conferenza di Pugwash fu il manifesto redatto nel 1955 da Albert Einstein e Bertrand Russell per convincere i governanti del mondo a valutare l’impatto di una guerra atomica nei confronti dello sviluppo della civiltà umana. Nel 1987, inoltre, Hans Peter Dürr, a Stoccolma, ha ricevuto il Premio Nobel alternativo per il suo lavoro sugli usi pacifici dell’alta tecnologia.
Professor Dürr, in quale occasione conobbe Edward Teller?«Dopo aver terminato gli studi per conseguire la laurea, nel 1953, all’Università di Stoccarda, riuscii ad ottenere una borsa di studio presso l’Università di California, a Berkeley. Tenevo molto a prolungare il mio soggiorno in California per poter partecipare alla ricerca, insieme ad un gruppo di studiosi impegnati a lavorare al più grande acceleratore nucleare al mondo. Purtroppo però, i componenti erano già al completo e non potei entrare in quello staff. Contemporaneamente, però, venni a sapere che i professori Edward Teller e Robert Oppenheimer cercavano ricercatori per lavorare in un nuovo laboratorio, vicino a Berkeley, sulla bomba a fusione. Ne fui davvero felice perché in quella circostanza venni a sapere che Teller si era laureato a Lipsia con Heisenberg. Rimasi con Teller fino al termine del dottorato, nel 1956. Di ritorno in Germania cominciai a collaborare con Werner Heisenberg diventando un suo allievo fino alla sua morte avvenuta nel 1976».
C’erano differenze tra le due bombe sganciate in Giappone?«La bomba di Hiroshima era basata su una tecnologia con 'catena a reazione', resa possibile dall’arricchimento di uni speciale componente di uranio, l’isotopo 235. La bomba di Nagasaki ha, come isotopo, l’uranio 238, prevalentemente composto da plutonio pesante. Insomma, praticamente lo stesso componente che oggi troviamo nelle scorie radioattive delle centrali nucleari. La bomba a Plutonio non richiede un arricchimento, bensì una procedura più complicata per il controllo della reazione a catena, il contrario della bomba ad uranio. Il test con la bomba a plutonio denominato 'Trinity test' venne effettuato ad Alamogordo, nel New Mexico, nel luglio del 1945. In quel periodo era presidente degli Stati Uniti Truman e in Unione Sovietica c’era Stalin. I due s’incontrarono a Postdam dopo la Seconda Guerra Mondiale».
Gli scienziati sono favorevoli al nucleare? Ci fu un cambio di mentalità tra gli scienziati dopo il terribile risultato dell’uso della bomba atomica per scopi militari?«La maggior parte degli scienziati del progetto Manhattan, circa l’80 per cento presente a Los Alamos, era contrario alla bomba a fissione nucleare contro la Germania, che si era ormai arresa. La creazione delle bombe nucleari fu per impedire alla Germania di Hitler di mantenere il potere. Ma io ebbi una informazione certa da una spia inglese in Germania: mi confidò che l’Inghilterra era già a conoscenza nel 1942, del fatto che la Germania avesse cancellato le ricerche sul nucleare per uso militare. Per quanto riguarda invece lo studio per un eventuale impiego del nucleare a uso civile energetica di produzione, quello fu portato avanti. Ma il solo fatto di sapere che si rischiava un bombardamento nucleare, ne aveva impedito l’utilizzo. La bomba usata in Giappone, fu una vendetta degli americani per aver subito l’attacco a Pearl Harbour. Ancora oggi ci sono molti scienziati che condividono la scelta secondo la quale, per mantenere la pace nel mondo, sia necessario avere armamenti nucleari che fungano da intimidazione per chi avesse intenzioni bellicose. Ricordo ancora l’affermazione di Teller: diceva che per mantenere la pace nel mondo era necessario che gli Stati Uniti, il paese più potente al mondo, dovesse sviluppare le ricerche sul nucleare ad uso militare, così da garantire la pace nel mondo. Credo che oggi l’uso delle armi nucleari dovrebbe essere bandito, come richiesto nel 1955 dal Manifesto di Bertrand Russell e Albert Einstein. Purtroppo quel programma non fu mai completamente seguito».
Qual è l’alternativa al nucleare?«L’unica vera fonte alternativa, sorgente di energia rinnovabile, sono le radiazione solari che sono molto potenti. Ci sono due difficoltà di base per compensare, in modo più efficace, l’uso dell’energia solare. Attualmente adoperiamo solo l’1 per cento di questa energia. Certo, ancora oggi, non abbiamo uno strumento valido per catturare l’energia solare e immagazzinarla. Si potrebbe utilizzare il metodo delle piante, ma non basta, dovremmo adottare degli stili di vita diversi. Non facciamo altro che distruggere ciò che abbiamo, ma occorre cooperare con l’ecosistema in cui siamo inseriti: non solo tra le persone, ma con tutto ciò che ha vita sulla terra. L’energia solare è da tutti utilizzabile, non c’è rischio che finisca in mano a pochi determinando delle 'mafie', come avvenuto con il carbone e il petrolio. Oggi la differenza tra ricchi e poveri è nell’avere il dominio dell’energia. Un’onesta democrazia richiede una decentralizzazione dell’energia, così come avviene in natura: l’energia è per tutti e questo comporta un cambio di mentalità».
Nei suoi ragionamenti spesso si ravvisano concetti cristiani. Qual è il suo rapporto con la fede?«La fisica moderna è indirizzata verso una la consapevolezza che il mondo non può essere compreso solo con le constatazioni di tipo razionale. Ciò dimostra che i valori etici e morali sono importanti nelle nostre religioni perché non si possono spiegare con un’interpretazione di tipo razionale. Da qui la fede, che abbraccia molto di più tutto di ciò che non può essere razionalmente afferrato dalla scienza. In tedesco il termine wircklichkeit (realtà) introdotto da Meister Eckhart nel XIII secolo, spiega come la realtà sia in continuo cambiamento. Così come nella scienza moderna la realtà deve essere sostituita, rimpiazzata dalla parola potenzialità, poiché può essere rappresentata in infiniti modi diversi».
È fiducioso per il futuro?«È evidente che occorre cambiare direzione, purtroppo la speranza di un cambiamento immediato è lontana. Mi sembra difficile poter rimuovere gli attuali stili di vita senza un vero salto. L’attuale crisi finanziaria indica come l’economia neocapitalista dimostri che non siamo capaci d’intraprendere un altro corso. Di quali altre catastrofi abbiamo bisogno per cambiare direzione? Razionalmente sono piuttosto pessimista; emotivamente, invece, sono ottimista, in particolare quando guardo alle mie esperienze con la cultura non occidentale».
C’è un momento della sua vita che ricorda in particolare?«Guardandomi indietro mi sorprendo di essere sopravvissuto a 15 anni, con tutti i miei familiari, alla seconda guerra mondiale».