Fotografia. Da Barbey a Majoli, la «Generazione X» di ogni tempo
La mostra “Un mondo giovane” a La Spezia: Venice Beach Rock Festival, California, Usa, 1968 / © Dennis Stock/Magnum Photos/Contrasto
«C’è un rapporto strettissimo tra giovinezza e fotografia. O meglio: c’è un rapporto strettissimo tra la fotografia e il tempo, perché la fotografia tiene sempre il tempo fuori da sé, come qualcosa che non la riguarda. Non è un caso che si usi spesso e volentieri il verbo “immortalare”, quando ragioniamo di fotografia. Anche la giovinezza, come un privilegio breve ma intenso fa a meno del tempo. Lo ignora, si pensa eterna almeno quanto la fotografia, dilata il suo orizzonte». Sono le riflessioni di Roberto Cotroneo sul Mondo giovane. Le nuove generazioni nello sguardo dei fotografi Magnum, la mostra (aperta fino al 3 marzo) a La Spezia, promossa dalla Fondazione Carispezia in collaborazione con Contrasto e Magnum Photos e curata da Alessandra Mauro (catalogo Contrasto, pagine 112, euro 24,90). Un viaggio alla scoperta dei giovani attraverso lo sguardo di straordinari fotografi di ieri e di oggi. Un percorso cominciato con la spinta di Robert Capa, dopo la creazione dell’agenzia. «Ci siamo raccontati l’un l’altro cosa ci aspettavamo quando avevamo vent’anni e abbiamo scoperto che per quanto i membri di Magnum provenissero da Paesi diversi, le nostre speranze di ventenni erano simili tra loro ma diverse da quello che poi sarebbe successo. Da lì – ricorda Capa – fu un attimo iniziare a pensare a quelli che avrebbero compiuto vent’anni a metà del secolo, e che avevano buone speranze di vivere nel secondo cinquantennio e celebrare anche l’anno 2000».
Obiettivo puntato allora sulla “Generazione X”. Ed ecco Werner Bischof che nel 1952 viaggia in India e in Giappone per raccontarci tre ragazzi che a fatica emergono da un difficile dopoguerra, oppure Wayne Miller che volge l’obiettivo sui suoi figli adolescenti nell’America del “Baby boom”. La sfida lanciata da Capa continua nel tempo. Nelle altre generazioni X che si susseguono, con la stessa “indifferenza” del tempo. Come il Sessantotto delle comunità hippy della California ritratte da Dennis Stock, o del Maggio francese “immortalato” da Bruno Barbey con una foto che appartiene alla storia: il ragazzo con il pugno alzato, arrampicato sopra un semaforo con piazza della Bastiglia sullo sfondo. «Mi sono dovuto arrampicare anch’io su un semaforo per scattare la foto – racconta Barbey –. Non è stato facile rimanere in equilibrio...». Il tempo, a dispetto della giovinezza e della fotografia, però scorre. E si arriva ai nostri giorni. Con altri mondi e altri giovani di un altro tempo attuale: quello segnato dall’incertezza del lavoro nei call center letto da Martin Parr, della vita sotto la minaccia del terrorismo come nelle immagini di Alex Majoli sull’attentato al Bataclan di Parigi del 2015. Lo sguardo va poi al tentativo di sopravvivenza dei giovani siriani nelle foto di Lorenzo Meloni e di riscatto degli immigrati nell’installazione Odysseia di Antoine d’Agata. Ci sono infine le vite delle giovani donne di Jeddah nel racconto di Olivia Arthur e il diario della giovinezza di Guille e Belinda nella Pampa argentina di Alessandra Sanguinetti.
Giovani mondi a La Spezia, dove, nei prossimi giorni, si terranno anche eventi e incontri: venerdì alle 21 nell’auditorium della Mediateca regionale ligure il dibattito con il fotografo Bruno Barbey, con il figlio di Werner Bischof, Marco, con Andréa Holzherr di Magnum e il direttore editoriale di Contrasto, Alessandra Mauro. Sabato dalle 9.30 le letture portfolio con la possibilità per gli appassionati di presentare i propri lavori sulle “Nuove generazioni” agli autori Magnum (iscrizioni e info su www.fondazionecarispezia. it).