Musica. Cesare Cremonini: «Il futuro riparte dalle periferie»
Cesare Cremonini, 41 anni, sarà in tour in sette stadi a partire da Lignano il 9 giugno
«La ragazza del futuro è una ragazza di provincia o di periferia, il futuro del Paese e lì». Cesare Cremonini è un artista speciale, uno di quelli che ha saputo rivisitare la grande lezione della scuola cantautorale bolognese «in cui Dalla è il Re Sole», dice, restando aderente all’oggi. Per il suo ritorno discografico dopo 5 anni, il cantante ha deciso di legare il suo settimo magnifico album, La ragazza del futuro (che esce oggi per Virgin Records / Universal Music) a un progetto importante dedicato ai bambini delle periferie italiane. «La mia è un’idea di musica che possa allungare le braccia verso la società – ha spiegato l’altro giorno alla stampa a Milano –. Oggi un artista ha un mercato molto confuso, ma può operare fra più linguaggi. Volevo dare un significato più reale e una visione, parliamo di una canzone civica, una canzone che parla alla collettività».
Mentre stava elaborando le quattordici tracce ispirate al futuro e ai giovani, Cremonini ha avuto l’idea di contattare lo street artist siciliano Giulio Rosk (noto per il murales di Falcone e Borsellino a Palermo) per lanciare il progetto Io vorrei, che promuove la ricerca della bellezza come valore: sui muri di Ostia Lido, nel quartiere Sperone di Palermo di Ponticelli a Napoli, e presto ne arriveranno altri, sono state realizzate delle opere permanenti.
Ogni murales raffigura il volto di uno dei bambini del quartiere, i cui occhi rappresentano un sguardo sul futuro. Grazie al sostegno del Gruppo Intesa San Paolo, non solo viene realizzata una riqualificazione urbana, ma verranno sostenute anche economicamente le scuole di periferia selezionate. «Sento la responsabilità di trasmettere messaggi sociali ai ragazzi e ragazze del futuro. L’arte può e deve rappresentare questa speranza. Per questo ho deciso di tradurre le mie visioni musicali in realtà, grazie al lavoro artistico del writer Giulio Rosk – ha spiegato Cremonini –. Abbiamo organizzato dei laboratori per bambini con i presidi, in luoghi dove stare dalla parte delle istituzioni non è facile. E i bambini con un entusiasmo straordinario hanno fatto corsi di disegno con Giulio e ci hanno raccontato cosa vorrebbero per il futuro. La scuola come centro di gravità per il futuro di questi ragazzi, i professori come guida, l’arte come esempio di speranza. La musica che può arrivare fino a questo punto è la musica che sogno per me».
E la musica sognata da Cesare Cremonini si è tradotta in un album scritto in totale libertà, senza badare alle leggi del mercato attuale che privilegiano singoli usa e getta lanciati attraverso lo streaming. «Questo disco è uno spartiacque per la mia vita e la mia carriera – ammette –. Nasce dalla considerazione sul ruolo dell’artista musicale italiano e del mio ruolo oggi, arrivato a 41 anni nel pieno delle mie energie. È un progetto che guarda con entusiasmo anche ai live. Sette stadi (la data zero è a Lignano il 9 giugno, passando per Milano, Torino, Padova, Firenze, Bari, Roma ), più un grande evento il 2 luglio all’autodromo Ferrari di Imola, festeggiano un momento speciale». Per lui la forma dell’album ha ancora senso, aggiunge, «il mio compito è dargli un significato importante. Oggi un artista come me è libero, non è più schiavo. La discografia ti dice che ci sono delle nuove regole e nuovi modi di fruizione della musica. Per un artista della mia fascia generazione in questo momento la scelta è avere paura, cavalcare l’onda o essere liberi».
E nella sua ricerca di una «musica sempre più cosmica», Cremonini rivendica la forza delle sue origini dedicando un delicatissimo brano, Moonwalk, al padre scomparso di recente. «Il pudore cerca come alleato una forma poetica per parlare di un padre anzianissimo che sta morendo – racconta a cuore aperto Cremonini, commuovendosi –. Al centro del brano c’è una cosa estremamente profonda, cioè la dignità. Vivere l’esperienza di un padre anziano non solo ti insegna tantissimo in termini di maturazione personale. Questa canzone narra i dialoghi fra me e mio padre prima che ci lasciasse, cose quotidiane come guardare insieme La domenica sportiva. Ho avuto la fortuna di vivere gli ultimi suoi mesi accanto a lui, giorno dopo giorno: vedi davvero cos’è la dignità di un essere umano, mentre c’è un corpo che se ne va, ci sono un dialogo, un amore e un’attenzione che continuano. Credo in tanti possano riconoscersi. Ecco la mia idea di un disco abbia le braccia larghe per abbracciare tante persone». Un album con brani importanti, scritti in collaborazione con Davide Petrella, che parlano, come esplicita l’artista, «della rinascita, la morte, il viaggio, le leggerezza, la scoperta, la natura, la giovinezza, il sesso, la morte, la follia, la depressione, il mistero della felicità» in cui il collante è una altissima qualità musicale per un album nato fra Napoli, Bologna, Reggio Emilia, Copenaghen, New York, Los Angeles e Londra dove gli orchestrali sono stati registrati negli studi di Abbey Road, coinvolgendo artisti come Steve Jordan (l’attuale batterista dei Rolling Stones), Nick Ingman e Davide Rossi.
«Perché fare un disco in questo momento storico? mi sono domandato. A salvarmi è arrivata La ragazza del futuro, quando ho trovato la canzone, ho trovato l’album. Ho pensato a un album che mi lanciasse verso futuro». Un brano dal sapore funky anni 70 che «canta la necessità di tornare a parlare di noi. La ragazza del futuro è quel viaggio sul treno della vita che stiamo facendo tutti assieme. È lo sguardo dei bambini di periferia che ci osservano, è il sorriso dei figli al mattino » aggiunge. A questa si lega Colibrì, dal sapore world music, metafora della libertà, che si respira anche fra i vicoli di Napoli nell’elegamte La fine del mondo mentre la passione d’amore esplode nella ritmata e divertente Chimica e si addolcisce nell’idillio de La camicia. Stand up comedy è invece una ballad dal sapore agrodolce che riflette su quanto ci ha trasformati l’età adulta, mentre la psichedelica Psyco denuncia «l’ossessività causata dai social che può renderci tutti potenziali stalker».
Molto importante e personale per l’artista è Chiamala felicità, «una canzone sulla depressione e sulla solitudine in cui viene gettato ogni essere umano che sta vivendo un disagio – rivela –. Sul dolore che provano le famiglie che vivono questi drammi inenarrabili, sulla speranza, sul bisogno di aiuto, sulla morte e sulla resurrezione ». Infine, ancora un pensiero ai giovani in Jeky, protagonista una giovanissima che sogna neella sua stanza: «La solitudine degli adolescenti mi ha colpito molto in questi mesi di pandemia, ma i giovanissimi hanno dimostrato una grande maturità, sopportando ansie e insicurezze. I media hanno parlato tanto dei giovani, ma hanno ascoltato poco la loro voce. Anche per questo i giovani hanno avuto un ruolo nella formazione di questo disco. Perché parlare di gioventù e fanciullezza? – conclude l’artista – La ragazza del futuro cerca il dialogo fra i più adulti e i giovani, è un invito a ballare con me per non avere paura. Per salvarci dobbiamo collaborare. Questo è un disco adulto, ma che pone temi mi che possono unire una generazione all’altra».