Agorà

La mostra. Quei doni d'arte che legano Firenze e la Terra Santa

Andrea Fagioli, Firenze giovedì 12 settembre 2024

Altare dei Medici

C’è un legame profondo tra Firenze e la Terra Santa, segnato soprattutto dalla presenza nell’antica chiesa dei Santi Apostoli e Biagio delle pietre provenienti dal Santo Sepolcro a Gerusalemme con le quali nella Veglia di Pasqua, sul sagrato di Santa Maria del Fiore, viene acceso il fuoco sacro che la mattina della Resurrezione serve anche a dare il via allo Scoppio del Carro, un rito della tradizione popolare iscritto all’interno di un preciso contesto celebrativo e liturgico, un modo unico di celebrare la Pasqua particolarmente sentito dai fiorentini. La leggenda, non comprovata ma accettata da secoli, vuole che Pazzino de’ Pazzi al termine della prima crociata (1096-1099) sia salito per primo sulle mura di Gerusalemme issandovi lo stendardo dei crociati e che per questo Goffredo di Buglione tra le altre onorificenze abbia concesso al nobile fiorentino delle schegge di pietre del Sepolcro.

Ma il legame profondo di Firenze con la Terra Santa è segnato anche da un altro elemento, ancora più concreto, ovvero il sacello che ricostruisce a grandezza naturale il tempietto del Santo Sepolcro, opera quattrocentesca di Leon Battista Alberti custodita nella Cappella Rucellai. Per questo una mostra sul Tesoro di Terra Santa, "La bellezza del sacro: l’Altare dei Medici e i doni dei Re", non poteva che trovare spazio a Firenze e per di più nella sede del Museo Marino Marini all’interno della sconsacrata chiesa di San Pancrazio con l’attigua Cappella Rucellai che dal 2013 è stata inglobata all’interno della stessa esposizione d’arte moderna dovuta ai lasciti dell’artista pistoiese morto nel 1980.

Il percorso espositivo del «Tesoro di Terra Santa al Museo Marino Marini», visitabile dal 13 settembre al 7 gennaio, parte inevitabilmente dalla Cappella Rucellai dove, accanto al capolavoro di Alberti, trovano provvisoria dimora oggetti artistici e devozionali di valore inestimabile come la Stella di Betlemme, simile a quella della Basilica della Natività, dono di Maria Amalia di Sassonia, regina consorte di Spagna. Si tratta di uno dei 108 doni dei sovrani d’Europa al Santo Sepolcro, conservati dai frati francescani di Terra Santa per oltre cinquecento anni, e ora esposti in questa mostra senza precedenti, che ripercorre la storia della cristianità e svela al pubblico oltre cinque secoli di devozione e bellezza sacra, testimonianza di fede e di affermazione dell’influenza e del prestigio politico delle corti europee.

La mostra, curata da Leyla Bezzi, oltre la Cappella Rucellai, attraversa il piano terra con una suggestiva narrazione della millenaria storia del Sepolcro e della presenza dei francescani in Terra Santa (che in qualche modo dialoga anche con le moderne sculture di Marini) per poi proseguire nell’ex cripta con la preziosa collezione di capolavori donati dai sovrani di Spagna, Francia, Portogallo e del Sacro Romano Impero, seguiti dai tesori provenienti dalle grandi potenze italiane come Venezia, Genova, il Granducato di Toscana e il Regno di Napoli.

Inutile dire delle dimensioni e della ricchezza di alcuni manufatti in oro. Fra tutti, però, spicca l’Altare dei Medici, di cui fa parte l’ornamento donato da Ferdinando I granduca di Toscana e realizzato da Domenico Partigiani, Giambologna e Pietro Francavilla tra il 1588 e il 1590, pensato per cingere la Pietra dell’unzione all’ingresso del Santo Sepolcro e poi utilizzato dai francescani come parte superiore del rivestimento dell’altare della Crocifissione. Molte delle 108 opere esposte provengono direttamente dalla Custodia di Terra Santa (in attesa che vi ritornino per costituire l’erigendo Terra Sancta Museum nel convento di San Salvatore a Gerusalemme), altre da importanti musei italiani come la Galleria degli Uffizi e il Museo di Capodimonte.

Nel suo insieme, questo straordinario tesoro, in gran parte restaurato a Firenze per l’occasione, illustra il complesso intreccio tra mecenatismo e culto religioso, guidando i visitatori in un affascinante viaggio attraverso il genio della creazione artistica e la spiritualità che hanno contribuito a plasmare le radici culturali dell’Occidente cristiano. Ma la mostra, come spiega fra Stéphane Milovich, direttore dei Beni culturali della Custodia di Terra Santa, vuole anche promuovere la bellezza come strumento per favorire una cultura della pace e contrastare ogni forma di violenza e conflitto. Lo stesso custode di Terra Santa, fra Francesco Patton, ribadisce che «in questa Terra Santa afflitta dall’odio e dalla divisione, è necessario costruire ponti, proporre nuove iniziative, aprire orizzonti. Questa mostra - aggiunge -, oltre a tenere vivo lo sguardo su Gerusalemme, evidenzia come il legame tra la Custodia e la Toscana continui a generare scambi culturali stimolanti ancora oggi».

Federico Mollicone, presidente della Commissione cultura della Camera dei deputati, e Giovanni Bettarini, assessore alla Cultura del Comune di Firenze, presenti all’inaugurazione della mostra con i rammentati francescani e il presidente della Fondazione Marini, Carlo Ferdinando Carnacini, hanno parlato rispettivamente di «diplomazia culturale» e di «diplomazia delle città» confermando l’apporto che un’iniziativa come «Il Tesoro di Terra Santa al Museo Marino Marini» può dare al processo di pacificazione in Israele e Palestina.