Lirica. «Noi scriviamo opere per ragazzi. Come il nostro “Robin Hood”»
“Robin Hood”, l’opera per ragazzi commissionata dal teatro Petruzzelli di Bari
Applaude Corrado Magarelli mentre i cantanti sfilano uno dopo l’altro sul proscenio. E lo stesso fa sua sorella Elena, seduta nella fila di platea più avanti. « Bravi, bravi… » è il grido che riempie la sala del teatro Petruzzelli di Bari e che viene idealmente condiviso dall’intero pubblico: 1.400 spettatori in tutto. Sulla facciata i manifesti sono coperti da una striscia gialla che annuncia: “Tutto esaurito”. Vale per la prima e per le tredici recite in cartellone. Ma la locandina dove si comunica il “sold out” non è quella dell’Otello di Verdi che è ben evidente accanto agli ingressi. E le ovazioni che riempiono il teatro non sono per un’edizione da primato di Aida o della Bohème. No, il successo in sala e i biglietti che vanno a ruba sono per Robin Hood, l’opera formato famiglia che ha commissionato il Petruzzelli e che va in scena fino a venerdì con le repliche per le scuole. Un teatro pioniere in Italia nella “nuova lirica” destinata ai giovanissimi che propone da nove anni.
Il manifesto con il "Tutto esaurito" per l'opera per ragazzi “Robin Hood” al teatro Petruzzelli di Bari - Gambassi
«Qualcuno può considerare una “ diminutio” comporre un titolo per ragazzi. Io lo ritengo un onore e una sfida tutt’altro che facile », racconta Michele dall’Ongaro mentre si gode l’entusiasmo che contagia ogni rappresentazione. Quindicimila gli spettatori che vedranno la fiaba musicale, in gran parte under 15. Come Corrado che ha quattro anni ed Elena che ne ha dodici, portati al Petruzzelli dal padre. «Si tratta di ascoltatori esigenti. E vanno rispettati. Non si può ricorrere a espedienti banali», avverte dall’Ongaro. Sovrintendente dell’Accademia Santa Cecilia a Roma, ha scelto di prestarsi a un altro sovrintendente, quello di Bari, Massimo Biscardi, che oltre due anni fa gli aveva proposto il progetto. In platea ha voluto anche i nipoti per testare la «partitura del nonno», come la chiama. E la moglie: «A lei facevo ascoltare ogni passaggio che componevo. Perché, quando gli occhi di una persona ridono, vuol dire che ancora alberga nell’intimo una dimensione fanciullesca».
Il librettista Vincenzo De Vivo e i compositori Nicola Piovani e Michele dall’Ongaro - Lapolla
Nove i mesi che ha impiegato per scrivere Robin Hood, cinquanta minuti di «musica contemporanea», chiarisce l’autore. Dove contemporanea non sta per seriale (o affini). «Viva la dittatura tonale», scherza dall’Ongaro, conscio di una storia personale in cui occupano un posto di rilievo Schönberg, Stockhausen, Berio. «Direi che si tratta di “nuova, vecchia musica” dove “nuova” significa che si ha fatalmente la consapevolezza del momento in cui è scritta e “vecchia” rimanda a quel bagaglio che ci consegnano secoli di composizioni, compreso il Novecento».
Il pubblico di bambini e famiglie al Petruzzelli di Bari - Gambassi
È un Bignami della musica da palcoscenico Robin Hood. Si sentono – con prestiti per lo più indiretti – Mozart, Rossini, Donizetti, un pizzico di Verdi, echi di Puccini, pillole di Webern, Berg e Bernstein. «Ma c’è anche il Quartetto Cetra», osserva il maestro. E poi il musical, le colonne sonore (e non poteva essere altrimenti vista l’amicizia con Ennio Morricone). Ma c’è anche tutto quello che un’opera di tradizione contempla: l’ouverture che anticipa i temi dell’intera composizione, il duetto d’amore (fra Robin e Lady Marian), i cori che fanno parlare il popolo e che aprono e chiudono il lavoro («Avevo tanta gente in scena e mi sono chiesto: perché deve restare muta?»). E ancora le citazioni d’autore nel libretto di Vincenzo De Vivo: dal vocabolo “trovatore” (omaggio a Verdi) al “desio”, termine caro al melodramma italiano, passando per le preghiere che si trovano in molti capolavori della lirica ma che il nostro tempo sembra ritenere non “politicamente corrette”.
“Robin Hood”, l’opera per ragazzi commissionata dal teatro Petruzzelli di Bari - Lapolla
Ancora: un allestimento in grande stile, firmato dal regista olandese Marcel Sijm, con continui cambi di scena, numeri acrobatici, 35mila palloncini che creano la foresta di Sherwood. Sul podio Pietro Mianiti che conosce i giovani grazie all’Accademia della Scala. E sotto i riflettori un cast di promesse per raccontare la favola dell’arciere fuorilegge, della ribellione ai soprusi dello sceriffo di Nottingham, dell’amore fra i protagonisti, del trionfo della giustizia con Re Riccardo.
I ragazzi all'esterno del teatro Petruzzelli di Bari per l'opera “Robin Hood” - Lapolla
«Robin Hood è un inno alla libertà, un richiamo alla difesa dei diritti dei più deboli e in fondo un invito alla speranza», riflette il librettista. Il risultato è quello che vuole la storia dell’opera: si esce da teatro canticchiando le melodie che restano scolpite nella mente. «Scrivere per i ragazzi richiede un supplemento di responsabilità», sostiene De Vivo, che ha alle spalle anni da direttore artistico al San Carlo di Napoli, al Comunale di Bologna o l’Opera di Roma e che con dall’Ongaro ha concepito Bach Haus, intermezzo giocoso proposti da numerosi teatri. Ha scelto una lingua in versi per il suo Robin Hood che canta». Con un vocabolario ampio perché «dobbiamo aiutare ad arricchire la scatola del lessico». A De Vivo non piace, però, la definizione “opera per ragazzi”. «L’arte non si può incasellare. E poi sono molti gli adulti che accompagnano figli o nipoti e che quindi la vedono». E neppure la parola “opera”. «L’opera rimanda a qualcosa di astruso. Meglio affidarsi all’espressione “teatro musicale” che evoca un’esperienza capace di attrarre e conquistare».
“Robin Hood”, l’opera per ragazzi commissionata dal teatro Petruzzelli di Bari - Lapolla
È lo spirito che anima Massimo Biscardi, antesignano con il Petruzzelli nel commissionare partiture per formare il pubblico di domani. Una via alternativa alle riduzioni delle opere a misura di genitori e figli. «Primo compito di una fondazione lirica – sottolinea il sovrintendente – dovrebbe essere quello di contribuire a creare nuova musica, non solo a tenere viva quella che c’è. E i giovanissimi hanno la capacità sia di cogliere il nuovo senza preconcetti, sia di discernere ciò che è valido o meno».
Il pubblico di bambini e famiglie al Petruzzelli di Bari - Gambassi
Nel 2024 il decimo anno sarà festeggiato con l’opera Il labirinto di Creta del premio Oscar Nicola Piovani. «E oggi alcuni degli ex bambini che si sono avvicinati alla lirica grazie alle prime edizioni dell’opera per ragazzi sono abbonati al teatro», dice Biscardi. L’ulteriore passo? Per De Vivo, «realizzare in classe un’opera scritta e interpretata dagli studenti». Così finalmente la scuola farà ciò che non fa. Perché, conclude il sovrintendente, «la musica è ai margini dei percorsi di studi nella patria del belcanto e del melodramma. Una ghettizzazione che ha un nome e un cognome, Giovanni Gentile, per il quale la musica era un’arte molle. A distanza di cento anni dalla sua nobile riforma il “vulnus” resta purtroppo».