Cammini di fede. Da Tiriolo a Mamoiada, quando è tutta la comunità a mettersi in marcia
La chiesa del SS. Crocifisso a Calatabiano, nel parco ecclesiale dell'Etna e dell'Alcantara, diocesi di Acireale
«Così come sotto ai nostri piedi, al centro della terra, c’è il fuoco, anche sotto la crosta della nostra identità c’è la parola dello Spirito che come un fuoco dà vita al nostro essere. Ed è proprio questa parola che il cammino ci aiuta a trovare». Ad Acireale, fra il mare e l’Etna, dove si è abituati a convivere con la lava, con quel fuoco incontenibile che sale dalle viscere del vulcano e tutto travolge, in un continuo e perpetuo alternarsi di distruzione e di vita, l’immagine che usa don Michele Gianola è quanto mai suggestiva. È qui che l’Ufficio nazionale per la Pastorale del turismo della Cei ha portato, nei giorni scorsi, esperti, operatori, rappresentati di istituzioni, per andare «Verso un modello italiano di cammino di fede». È la prima sessione (la seconda sarà a Gemona del Friuli a fine marzo) del nuovo simposio sul “Turismo conviviale”, per trovare – quelle che don Gionatan De Marco, direttore dell’ufficio promotore di questo interessante percorso, con il sostegno di Simone Bozzato – ha chiamato «coordinate di senso» del cammino, dell’andare, attorno a tre parole: ricerca, guarigione e trasfigurazione. Così il tema del viaggio si lega a quello della persona. La ricerca di un luogo, diventa la ricerca di un significato, di una «vocazione» che non è solo personale, individuale. Ma anche comunitaria. Perché un cammino funziona se c’è una comunità che accoglie, che è preparata a farlo. Se ha lo spirito giusto. In un tempo che si muove ad alte velocità ecco «il cammino come resistenza » - per usare l’espressione di don Mario Diana, assistente nazionale del Movimento Studenti di Azione Cattolica - «capace di farci vivere in rime, come una poesia». Il cammino come trasfigurazione della persona e della realtà.
Ci sono esempi che sorprendono, come quelli citati da Irene Bongiovanni, presidente di Confcooperative cultura, turismo e sport. Perché lungo i tracciati dei cammini è questa forma di impresa che vince, con casi straordinari di «cooperative di comunità», come a Tiriolo, in provincia di Catanzaro, con 400 persone che si sono unite nella coop Scherìa, «scommettendo sulla cultura come occasione di lavoro», o l’esperienza di Mamoiada, in Sardegna, «dove tre ragazzi hanno realizzato un Museo delle maschere che registra 30 mila passaggi all’anno cambiando il volto della piccola comunità nuorese». Tocca al geografo Fabio Pollice, rettore dell’Università del Salento, chiudere il cerchio: «Il cammino non è un itinerario turistico, ma un percorso esperienziale. Entrare in una chiesa, lungo un cammino, è una esperienza: e può essere positiva o negativa, può essere accogliente o respingente. Ci giochiamo tutto qui». Su questo si è concentrata l’attività di Pollice e del suo gruppo di lavoro, presentando un interessantissimo progetto narrativo denominato “Place Telling”: «Attraverso il Place Telling – spiega Pollice – è il luogo stesso a raccontarsi attraverso la comunità che lo abita e che diviene soggetto attivo dell’atto narrativo. La bellezza di un luogo è il riflesso della bellezza della comunità che lo abita». E se lungo il cammino di una persona, di una famiglia, di un gruppo, si incontrano belle comunità, ecco che il cammino diventa una festa. Proprio di questo si parlerà a Gemona del Friuli per l’ultima tappa del percorso tracciato dall’ufficio della Cei.
Un momento dei lavori al Simposio di Acireale sul turismo conviviale: da sinistra, don Gionatan De Marco, l'assessore Manlio Messina, il vescovo Antonino Raspanti, don Michele Gianola, don Roberto Fucile - G.Matarazzo
Tavolo permanente, Messina lancia l'Atlante regionale
Ha scelto il Simposio della Cei di Acireale l’assessore regionale al Turismo della Regione Sicilia, Manlio Messina, per presentare il bando per la partecipazione all’«Atlante regionale dei cammini». Un risultato del tavolo permanente fra Regione Sicilia e Conferenza episcopale siciliana per lo sviluppo di azioni comuni e coordinate nell’ottica della valorizzazione del turismo religioso. Uno dei temi è stato proprio la «messa a sistema» dei cammini religiosi siciliani, con l’individuazione di requisiti sia di natura tecnica- turistica sia spirituali. Messina ha sottolineato la «collaborazione stretta e il proficuo percorso di collaborazione con la chiesa siciliana», ringraziando il vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, e l’incaricato regionale, don Roberto Fucile, direttore fra l’altro del Parco ecclesiale Terre dell’Etna e dell’Alcantara: «Dobbiamo finire di galleggiare – ha concluso Messina – i primi ambasciatori della nostra terra sono i turisti, se sapremo offrire servizi di qualità saranno i nostri migliori agenti. È il tempo di fare rete: solo così potremo essere all’altezza del patrimonio che custodiamo».