Il disco. Cirulli: «Così ho messo in musica le poesie di Eduardo»
La cantautrice milanese Patrizia Cirulli
Ci vuole coraggio a musicare Eduardo, il sommo drammaturgo della napoletanità. Ancor più se a essere rivestite di inedite note sono le più intime espressioni della sua multiforme e inquieta anima. Eduardo scriveva infatti anche poesie, meravigliose, struggenti, disincantate e provocatorie. Ci vuole coraggio, appunto, a musicarle e a interpretarle. Quello di Patrizia Cirulli, compositrice, chitarrista e cantante che, a dispetto del cognome che a Napoli parrebbe subito alludere, è milanese doc. La sua voce aveva colpito anche Dalla e Battiato. La sua anima invece ha convinto subito Luca De Filippo a investirla del “sacro” compito di tradurre in musica, oltre che in canto, alcune poesie di suo padre Eduardo. L’ardua quanto felice impresa è ora un disco che uscirà a settembre, pubblicato da Squilibri: Fantasia - Le poesie di Eduardo in musica.
«Se tutti conoscono Eduardo uomo di teatro e drammaturgo non tutti sanno che ha scritto poesie – spiega la cantautrice, tre volte finalista al Premio Tenco e per altrettante volte vincitrice del Premio Lunezia –. Tutto cominciò quando misi in musica una sua prima poesia, Quanno parlo cu te, presente in un mio precedente disco Mille baci. Ovviamente per poter avere l’autorizzazione da parte della famiglia di Eduardo inviai il provino a suo figlio Luca a cui piacquero sia la mia inedita versione musicale sia la mia interpretazione, pur non essendo io napoletana. Il suo consenso allora riguardava soltanto quel brano. Poi è successo che mi sono appassionata all’idea di musicare altre poesie di Eduardo, ma purtroppo nel frattempo, nel novembre del 2015, Luca De Filippo è morto e così il consenso per le altre nove poesie è arrivato dagli altri cinque eredi attraverso un legale con cui mi aveva precedentemente messo in contatto lo stesso Luca. Alla fine il permesso per tutto il progetto è arrivato dopo un anno, nel 2017. Ho una bellissima mail del 2015 di Luca che mi fa i complimenti e mi autorizza, una lettera da incorniciare. Che è in qualche modo la pietra migliare di questo mio ultimo lavoro».
Già nel citato album Mille baci Patrizia Cirulli aveva affrontato il discorso di mettere in musica e cantare liriche di grandi poeti contemporanei, moderni e del lontano passato. Finalista al Premio Tenco 2016, vincitore del Premio Stilnovo nell’ambito del Premio Lunezia 2016 e vincitore del Premio “La musica della poesia” al Premio Bianca D’Aponte, quell’album conteneva perle di grandi poeti come Salvatore Quasimodo, Alda Merini, Gabriele D’Annunzio, Pessoa, Catullo, Garcia Lorca, Frida Kahlo e, appunto, Eduardo che Patrizia aveva musicato e interpretato in forma canzone. Due anni dopo, nel 2018, è poi arrivata la pubblicazione di Sanremo d’Autore (Egea Music), album ancora una volta finalista al Premio Tenco, in cui l’artista milanese ha reinterpretato alcuni brani ( Tenco, Lauzi, Tazenda e altri) che avevano in passato partecipato al Festival di Sanremo e che non erano stati premiati dalla giuria sanremese pur avendo avuto un grande successo in un secondo momento.
Una vocazione alla ricerca e alla valorizzazione di perle nascoste o dimenticate quella di Patrizia Cirulli, cantante e compositrice di nicchia dotata di una particolare capacità espressiva con un timbro vocale che aveva affascinato anche Lucio Dalla. «Una mia caratteristica è quella di avere importanti note basse – racconta – e una volta sentii Dalla, dopo un mio duetto con Mango a un concerto a cui stava assistendo, rivolgersi a Red Ronnie che era lì in veste di presentatore, dicendogli che gli avevo ricordato per colore e timbro vocale la voce di Nina Simone».
Prodotta per un certo periodo di tempo da Angelo Carrara, Patrizia Cirulli aveva incontrato anche l’apprezzamento di Battiato a cui Carrara aveva fatto sentire alcune sue registrazioni. Battiato, che amava evidentemente certe timbriche scure alla Milva e Alice, aveva elogiato le note basse e la espressività di Patrizia Cirulli che aveva sperato che il Maestro decidesse di comporre qualcosa per lei. Era il 2002, l’anno di Fleurs. I fiori per Patrizia Cirulli dovevano evidentemente sbocciare un po’ dopo. E in un’altra lingua, non sua d’elezione. Tutto il nuovo album è infatti in dialetto napoletano ed è prodotto da lei stessa con la direzione musicale di Marcello Peghin e con la partecipazione di otto musicisti (chitarre classiche, acustiche, strumenti a corda tradizionali, qualche leggera percussione e un quartetto d’archi), della cantante Fausta Vetere (della Nuova Compagnia di Canto Popolare) e del cantante Dario Sansone.
Il disco sarà accompagnato da un ricco booklet di 24 pagine con una presentazione di Pasquale Scialò che a Napoli è un’autorità: docente universitario, musicista e compositore, è stato in gara l’anno scorso ai David di Donatello per la colonna sonora di Ariaferma di Leonardo Di Costanzo. Tra i dieci brani di Fantasia, come detto, ci sono anche due sontuosi duetti. Se in Io vulisse truvà pace, cantato con Fausta Vetere, vibra soprattutto la tradizione napoletana, in L’ammore ched’è prorompe un sound più moderno grazie anche all’impronta di un gruppo emergente della nuova scuola napoletana, i Foja, con il cantante Dario Sansone.
«Questo brano – spiega Patrizia Cirulli – è stata registrato direttamente a Napoli in duetto, insieme, affinché emergesse meglio la particolare energia interpretativa che lo connota». E proprio dell’effetto live si avvarrà questo inedito progetto artistico che l’8 ottobre verrà presentato ufficialmente a Milano allo Spazio 89, prima data di un tour che si dipanerà in spazi raccolti, in linea con lo stile della Cirulli, raffinata ricercatrice della poesia dentro e oltre le note.