Fin dalla prima pagina si contempla la gloriosa figurina di Mario Corso... Ha ricevuto in dono da Dio un piede solo, il sinistro. Il destro gli serve per bellezza…». Questo è l’omaggio, da parte di un fuoriclasse del giornalismo, Edmondo Berselli (ci ha appena lasciati) nel suo libro I
l più mancino dei tiri, a un genio del calcio come Mariolino Corso. Un genio silenzioso, antipersonaggio da sempre, ma protagonista assoluto della leggendaria Inter di Helenio Herrera. La “Grande Inter” che trionfò per due edizioni di seguito (nel 1964 e nel 1965) nella vecchia Coppa dei Campioni. Al Bernabeu, lo stadio dove domani sera l’Inter di Mourinho dopo 45 anni tenterà di tornare sul tetto d’Europa, Mariolino Corso poeta della “foglia morta” realizzò la rete decisiva nella “bella” (il 26 settembre del ’64) contro gli argentini dell’Independiente, regalando al club nerazzurro la prima Coppa Intercontinentale. Una delle sue tante prodezze che agli occhi del “Mago” Herrera lo rendevano il massimo della «magia» calcistica.
Anche per il tecnico del Bayern Louis Van Gaal, lei è “magico”: ha ammesso che da bambino sognava di essere Corso.«Mi ha fatto molto piacere sentirglielo dire, non me lo aspettavo, adesso dovrò rivedere il giudizio sul personaggio. Van Gaal così a pelle, senza conoscerlo, mi stava molto antipatico, in quanto appartenente alla categoria dei “montati”».
Categoria alla quale potrebbe essere ascritto anche Mourinho…«Sì ma Mourinho ho avuto modo di conoscerlo. Lavorando come osservatore dell’Inter, ci siamo scambiate delle impressioni e quando sei stato a contatto con lui capisci tante cose del suo carattere e alla fine sono molti di più i pregi che ne fanno una grande personalità piuttosto che un grande personaggio».
La vedova di Herrera, Fiora Gandolfi, ha detto che Helenio e Mourinho si somigliano perché si tengono a distanza dai “giornalisti-amici”...«Vero, ma Herrera aveva meno difficoltà, doveva trattare con quattro giornalisti alla settimana, Mourinho ha a che fare con quattrocento al giorno. E comunque credo che sia più la stampa che deve dire grazie a Mourinho e non il contrario, perché con le sue provocazioni regala lenzuolate di articoli».
Conferma dunque che il tecnico portoghese è prima di tutto un grande comunicatore?«Il comunicatore è eccellente, ma la sua più grande dote è la capacità di gestione del gruppo. E la dimostrazione è il gran rispetto che ha la squadra nei suoi confronti: non c’è un giocatore che ha allenato che ne parli male, non si lamentano mai neppure quelli che fa stare in panchina».
Beh ad essere precisi, uno che si lamenta c’è, il “genio ribelle” Mario Balotelli.«Se Balotelli non avesse le qualità tecniche che ha, adesso sarebbe al Crotone... Mourinho però sa come prenderlo e spero che Mario cresca e diventi un campione. Dipende solo da lui a questo punto».
Che Mourinho resti o meno invece dipenderebbe dal nostro “sistema” che, parole sue, “non lo ha mai rispettato”...«È innegabile che da due anni in qua subisca attacchi continui e da tutte le parti, perfino da gente che con il calcio non ha nulla a che fare e questo secondo me succede solo in Italia».
Il suo ex compagno Sandro Mazzola ha fatto il confronto tra lei e Sneijder, dicendo che l’olandese è “più fisico” e l’ha eletto “uomo in più” di questa Inter .«Non ascolto mai quello che dice Mazzola... E poi i paragoni fanno sempre male. Sneijder è molto bravo ed è stato preziosissimo nell’arco della stagione, ma la forza di questa squadra è tutto il gruppo».
Lei è stato giocatore di Angelo Moratti e adesso lavora nella società del figlio Massimo, ci sono analogie tra i due patron?«Lo spirito vincente è lo stesso, poi però la differenza sta nel fatto che Massimo è il “presidente amico”, i giocatori se vogliono vanno a bussare al suo ufficio e li riceve. Angelo era irraggiungibile quanto l’Avvocato alla Juve. Il saluto del sabato alla Pinetina era un rito emozionante, Moratti senior arrivava e parlava per 10 minuti e noi rimanevamo tutti quanti a bocca aperta. Oggi tutto è cambiato...».
L’emozione di una finale di Champions invece è sempre la stessa. Delle due che ha vinto quale preferisce?«La prima è stata più emozionante, avevamo contro il Real Madrid di Puskas, Di Stefano, Gento, leggende a fine carriera, ma che avevano reso quel club invincibile. Averli battuti ci ha aiutati a sentirci più forti, l’anno dopo, pioggia a parte, con il Benfica è stato più semplice».
Poi la sua Inter diventò la squadra più forte al mondo, una storia che si può ripetere?«Questa squadra può emularci, a patto che Mourinho resti, perché in giro non ci sono allenatori del suo calibro in grado di portare avanti il lavoro che ha iniziato. Capello al suo posto? Non verrà mai all’Inter... Comunque io penso che Mourinho dovrà riflettere molto dopo la finale...».
Riflettere su cosa?«Sul fatto che lo scorso anno Florentino Perez non lo ha voluto e che volendo al Real Madrid può andarci anche fra due anni. Prima finisca di vincere tutto all’Inter. Quelle sue lacrime a Siena mi fanno sperare che potrebbe esserci una sorpresa positiva…».
Lo sapremo solo dopo la finale del Bernabeu. A proposito lei è pronto a volare a Madrid?«Sono molto sensibile di cuore e quindi la partita me la vedrò in tv da casa… Pronostici? Non ne ho mai fatti e non comincerò certo adesso. A me quello stadio ha portato bene, ora spero accada lo stesso ai ragazzi di Mourinho».