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Andalusia. La cattedrale di Cordova diventerà un bene pubblico?

Anna Maria Brogi sabato 22 febbraio 2014
Di chi è la cattedrale di Cordova? Della Chiesa, dei cattolici, dei cristiani, dell'umanità? Oppure dell'Andalusia? L'interrogativo è al centro di una polemica che rischia di innescare un braccio di ferro tra la diocesi e il governo locale.Eretta nell'anno 785 come Grande moschea, all'epoca della dominazione araba - sul sito della distrutta chiesa di San Vincenzo - la costruzione è cattedrale dal 1236, anno della Reconquista. E nel corso dei secoli ha finito per coniugare, o giustapporre, ai tratti originari elementi decorativi gotici, rinascimentali e barocchi. L'Unesco la riconosce, da trent'anni, "patrimonio dell'umanità". Ora una petizione, che ha raccolto 80mila firme, vorrebbe ricondurre la gestione dell'edificio "moschea-cattedrale" al governo dell'Andalusia. Tra i firmatari anche l'ex direttore generale dell'Unesco Federico Mayor Zaragoza. La rappresentante locale del governo - riferisce l'edizione online del quotidiano El Pais - ha già chiesto un parere giuridico. All'origine della vicenda ci sarebbe un atto del 2006 quando, grazie a una legge del governo Aznar sulla registrazione delle proprietà, la diocesi iscrisse la cattedrale come sua nel Registro catastale. Nel 2016, trascorsi dieci anni senza che nessuno si opponga, la proprietà diverrebbe effettiva. I sottoscrittori della petizione accusano la Chiesa di voler cancellare le origini islamiche dell'edificio e di negarne il valore storico e culturale. La Mezquita-Catedral, sostengono, è un simbolo grandioso di concordia tra culture e racconta secoli in cui cristiani, musulmani ed ebrei convissero in pace. Dunque, concludono, dev'essere pubblica come lo è l'Alhambra di Granada. Obiezione: non stiamo parlando di un palazzo, ma di un luogo di culto. E se sostituissimo la parola "pubblica" con "accogliente"? Forse basterebbe aprire le porte. A cominciare da quelle della mente e del cuore.