Itinerari. Con Ravasi in viaggio lungo il Giordano
Un battesimo greco-ortodosso nel Giordano
Dopo un’intensa giornata di scuola, un bambino torna a casa. Salutati i suoi, si dirige svelto verso l’angolo dove l’aspettano i giocattoli. Tutti lo attirano ed egli non sa dove posare gli occhi. Ne afferra uno, lo lascia; ne prende un altro, mentre è già sedotto da un terzo. È la medesima sensazione alla lettura della biografia del fiume Giordano, scritta dal cardinale Gianfranco Ravasi, con penna serena e pensosa, coltissima e accattivante. Se davvero esiste (per fortuna esiste!) il piacere della lettura, Il fiume della vita. Il Giordano fra i due Testamenti (Terra Santa, pagine 256, euro 18,00) è un libro che dà piacere. Fa provare al lettore lo stato in cui – almeno per un attimo – sono tolte le briglie al corpo e all’anima, mettendoli in condizione – almeno per un attimo – di sentire cosa e quanto davvero possono.
Accompagnati da queste pagine, si prova sia il raccoglimento commosso del pellegrino in Terra Santa, nella Terra del Santo, sia l’esuberanza avventurosa dell’esploratore. Geologia, letteratura, archeologia, agricoltura, musica, pittura, scultura, teatro, storia antica e contemporanea, botanica, gastronomia... Una visione poliedrica sulle Sacre Scritture, grazie agli occhi azzurri del fiume Giordano, il cui corso è seguito dalla nascita, a Banyas, ai piedi del monte Hermon, fino alla sua scomparsa nel Mar Morto. Tuttavia questa tomba salata e inerte non trattiene il Giordano, poiché le sue acque evaporano, salendo in cielo, per ricadere come nuova benedizione sulla terra.
Il percorso che, in presa diretta, Ravasi fa compiere al pellegrino-esploratore è inusuale. Infatti, non si accontenta di seguire il fiume lungo la sola riva israeliana da Nord a Sud, ma, raggiunto il Mar Morto, risale verso la sorgente, sull’altra riva, quella giordana. Oggi il fiume è confine tra due stati, popoli, culture e religioni diverse. Per intuire il mistero di un confine è necessario visitarne entrambi i lati, altrimenti il margine diventa un muro. Tale suggerimento – dato ai piedi, prima ancora che a mente e cuore – è un altro bel regalo di questo libro.
Tra gli aspetti inediti del testo è il protagonismo di una cosa: un fiume. Come ogni fiume, il Giordano si è scavato il letto, adattandosi al terreno, o modificandolo. Al seguito di questo apripista, si è introdotti nella Rivelazione, i suoi personaggi, i suoi luoghi, i suoi libri, il Protagonista, battezzato in quel fiume. Il Giordano diventa il grande esegeta delle Sacre Scritture, il silenzioso custode del legame tra Dio e il mondo.
Facendo germogliare la potenzialità immaginifica delle pagine bibliche, la scrittura del cardinale Ravasi diventa magnanima, incantevole, poetica. Per esempio, accostando la finale del Salmo 23 il lettore è trasportato in una scena notturna mediorientale, in un accampamento beduino. Lì, le donne preparano le salse e lo yogurt che accompagneranno la cena; accanto alla tenda, il fuoco lancia in alto le sue scintille che, intrecciandosi, rispecchiano le forme delle grandi costellazioni celesti. Un libro raffinato e affabile che mette in viaggio il suo lettore, perfino quello più comodamente seduto.
Il viaggio si conclude con un «Addio al Giordano». Un congedo appropriato. Il fiume che irriga i luoghi della salvezza non può essere salutato altrimenti. Dire “Addio” significa riconoscere che gli incontri, anche quello col Giordano, sono più di quanto possano gestire le capaci e fragili mani umane; perciò, meglio raccomandarli a Dio – “ad-Dio” – poiché egli è il Signore degli incontri e del loro ultimo destino. Chissà se il Giordano rientrerà nelle sorprese che il Creatore fedele sta preparando per l’ultimo giorno. Dato lo splendore di questo fiume, è difficile immaginare il contrario.