Musica. «Con “Anidride solforosa” ridiamo ossigeno a Dalla»
Lucio Dalla con Roberto Roversi
Gli elaboratori hanno per sorte di aiutare l’uomo a vincere la morte… Così Lucio Dalla cantava quasi mezzo secolo fa i versi di Roberto Roversi. Quegli elaboratori sono frattanto diventati i computer e la Rete, ma l’allarme lanciato a metà anni Settanta è ancora quello di adesso: l’uomo soffocato dalle sue stesse mani, dalla sua anidride solforosa, prodotta da tutto ciò che è processo industriale, plastica, petrolio e combustione fossile. Ovvero inquinamento, effetto serra, cambiamenti climatici. Decenni prima della benemerita Greta e della comunità scientifica Dalla e Roversi mettevano in musica e parole la madre di tutte le denunce, ponendo al centro l’uomo, la sua essenza e la sua stessa sopravvivenza.
Quell’album uscito nel 1975, Anidride solforosa, è stato il cuore della loro trilogia artistica, pietra miliare della musica popolare, acclamato nei teatri e negli spettacoli live che avevano fatto di Dalla il più politico dei cantanti nonostante rifuggisse da qualsiasi etichetta pur dichiarandosi di sinistra. Anidride solforosa torna in scena ora, grazie agli Avion Travel Peppe Servillo e Mario Tronco che, dopo l’anteprima in estate in piazza Maggiore a Bologna per i 50 anni del Dams, debutteranno martedì 26 al Teatro Dal Verme di Milano nell’ambito della rassegna JazzMi, al via domani fino al 31 ottobre con duecento eventi in oltre 60 location con capienze al cento per cento (info su jazzmi.it).
«Per questo disco commisi un furto – racconta il tastierista Mario Tronco, fondatore vent’anni fa dell’Orchestra di Piazza Vittorio –. Ne rimasi talmente folgorato che dopo averlo ascoltato da mio cugino, glielo rubai. Con Peppe Servillo l’abbiamo sentito innumerevoli volte e fu determinante nel farmi decidere di fare questo mestiere. Con Peppe da tempo pensavamo di mettere mano all’opera di Dalla e Roversi e quando il Dams mi ha proposto un lavoro su Lucio ho subito pensato ad Anidride solforosa. Uno spettacolo che presto amplieremo con i loro altri due album: Il giorno aveva cinque teste del ’73 e Automobili del ’76».
Servillo e Tronco hanno sempre attinto alla vena musicale dalliana da cui le stesse sonorità degli Avion Travel sono state in qualche modo attraversate, soprattutto Opplà del ’93. «Era tale la complessità di Dalla – dice il cantante e autore Peppe Servillo, fratello dell’attore Toni – che riproporlo oggi rende un servizio non solo al pubblico ma anche a noi musicisti. Dalla era profetico, visionario, geniale e con i testi di Roversi viene ancor più esaltata la sua teatralità. Metterlo in scena è anche un atto di coraggio e responsabilità. Anidride solforosa ha anticipato gli scenari attuali, non solo riguardo alle emergenze ambientali ma alla minacciata centralità dell’uomo messo sotto scacco dalla ipertecnologizzazione della vita e del mondo del lavoro, con lo sfilacciamento delle relazioni tra le persone. La frase “io ti segno a dito e ti segni pure me, sono felice” con cui si chiude il brano che dà il titolo all’album racchiude l’intero senso dell’opera».
Sul palco del Dal Verme con Servillo e Tronco alcuni musicisti dell’Orchestra di Piazza Vittorio, tra cui un altro Avion Travel, il sassofonista Peppe D’Argenzio. «C’è tanta partitura in Anidride solforosa – spiega Tronco – , Dalla ha messo molto jazz, prog, musica popolare. Ho tirato giù quasi tutto in modo artigianale, rimanendo fedele ai brani originali. Il primo esperimento è stato coi giovani del Dams che non lo conoscevano e hanno detto che il giorno dopo avrebbero scaricato l’intero album». Ricantata nel ’93 dal vivo da De Gregori con Angela Baraldi, la title track è l’unica delle dieci canzoni dell’album ad avere avuto qualche successiva eco (fu raramente proposta dallo stesso Dalla in concerto), uscita anche in 45 giri con Tu parlavi una lingua meravigliosa sul lato B.
«La frase che chiude il disco recita: “Attenzione, dentro ci siamo tutti, è il potere che offende” – ricorda Servillo –. È il brano Le parole incrociate, un excursus nella storia delle masse popolari dall’unità d’Italia, il tentativo di leggere la possibilità di un potere che sia al servizio della gente e che sia bene comune anziché espressione di lobby e potentati. Colpisce come i testi e la musica siano in assoluto connubio, entrambi espressione di libertà compositiva e artistica. Con Dalla geniale ad arrampicarsi sulle parole di Roversi con soluzioni armoniche e scarti ritmici e stilistici. Durante lo spettacolo leggeremo anche alcuni passaggi delle lettere a tratti anche tumultuose e conflittuali che si scrivevano, non per fare l’epistolario ma per entrare più intimamente in questo lavoro a due che reclamava libertà di espressione e libertà dal mercato».
Spazio anche alla vocalmente funambolica La Borsa valori, florilegio scat in cui la dalliana elencazione dei titoli di Borsa simboleggia l’asservimento dell’uomo a insignificanti simulacri di illusorio progresso economico. Un’idea che a suo tempo Dalla prese dal controcorrente artista e musicista Franco Nebbia che per primo cantò Piazza Affari nel suo Borsa cha cha cha. «Oltre al legame sentimentale ed emotivo – aggiunge Tronco –, ciò che motiva la riproposizione di Anidride solforosa è la lezione che fornisce su come si possa affrontare in modo alto e poetico anche la cronaca e l’attualità con parole e musica». Spunta così anche Passato, presente dal primo album di Dalla e Roversi del ’73: «Un pezzo di grande emotività, un recitar cantando dove la componente teatrale è fortissima, emblema altissimo di canzone popolare come linguaggio poetico».