Della Colonna Infame oggi a Milano rimane soltanto la lapide con la quale, nel 1630, i giudici vollero celebrare e giustificare il proprio operato. Si trova nel cortile del Castello Sforzesco e riassume la vicenda in un latino compiaciuto e altisonante: il barbiere-cerusico Giangiacomo Mora era un untore, è stato scoperto grazie alla denuncia del suo compare Gugliemo Piazza, entrambi sono stati messi a morte, la casa di Mora rasa al suolo, adesso al suo posto sorge ammonitoria una colonna, detta appunto “infame”. Il monumento rimase al suo posto fino al 1788, quando ne fu disposta la distruzione. Era l’esito di una campagna d’opinione scatenata dagli scritti di Cesare Beccaria e, in particolare, di Pietro Verri, le cui
Osservazioni sulla tortura sono continuamente richiamate – e all’occorrenza contestate – nella manzoniana
Storia della Colonna Infame. Ma Milano ha fatto abbastanza per riparare al torto mostruosamente patito da Mora, da Piazza e dagli altri sventurati che, nel pieno della pestilenza, furono messi a morte sulla base di accuse inconsistenti? «No, la città è ancora in debito», risponde il presidente di Casa Manzoni, Angelo Stella. Ed è per questo che lo stesso Stella si appresta a proporre l’edificazione di una “colonna” simbolica, che valga a sua volta da monito e da risarcimento. «Un segno artistico – spiega – da collocare nel cortile di Casa Manzoni, in modo da rendere ancora più stretto un legame che Milano rischia altrimenti di smarrire». E proprio nello storico palazzo di via Morone l’iniziativa sarà presentata ufficialmente domani alle 18, nel corso di un dibattito attorno al volume che l’architetto Empio Malara ha dedicato ai
Paesaggi dei “Promessi Sposi” (Chimera Edizioni, pagine 140, euro 45, testo bilingue italiano-inglese): un’opera che mette a confronto la Lombardia del Seicento con quella dell’epoca di Manzoni, proiettandosi nell’attualità attraverso le fotografie appositamente realizzate da Andrea Micheli. La prospettiva è già quella di Expo 2015 e, non per niente fra i relatori figura anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi. Ma l’elemento che Stella sottolinea con più insistenza è proprio quello della giustizia tradita. Per farlo invita a ripercorrere la prima stesura della
Storia della Colonna Infame, dove Manzoni è ancora più duro, ancora più severo: «Parla di esseri umani “macellati”, si rende conto?». Dal 2005, in effetti, un monumento esiste già. Si tratta di una scultura di Ruggero Menegon, accompagnata da una lapide commemorativa e situata in una nicchia del palazzo costruito in via Giangiacomo Mora nel punto esatto in cui, nel Seicento, si trovava l’abitazione dello sventurato barbiere. Secondo Stella, però, è venuto il momento di pensare a un segno più visibile. «In queste settimane – aggiunge – si sta ragionando su un eventuale restauro di Casa Manzoni. La mia convinzione è che, qualsiasi soluzione si decida di attuare, vadano rispettate le finalità che, da statuto, caratterizzano questa istituzione. Che è luogo di studio, sede museale e centro di promozione culturale. Da qui la necessità di non spezzare la continuità tra la Casa e il Centro nazionale di studi manzoniani, che custodisce un patrimonio inestimabile di manoscritti, libri e documenti. Già da alcuni anni stiamo lavorando alla creazione di spazi polifunzionali, che rispettino la struttura dell’edificio così come fu voluta dallo stesso Manzoni. In questo senso, introdurre un segno come quello della “controcolonna” mi pare un gesto più urgente e significativo di qualunque proposta di rifacimento». Quella che si apre domani, del resto, è una settimana ricca di occasioni manzoniane. Sabato alle 15,30, per esempio, nell’ambito di Milano BookCity l’Aula Magna dell’Università Statale ospiterà una “intervista immaginaria” all’autore dei
Promessi Sposi, alla quale prenderà parte anche la scrittrice Marta Morazzoni. A seguire l’italianista Francesco Spera e il critico cinematografico Maurizio Porro commenteranno alcune scene dei film e degli sceneggiati televisivi tratti dal più celebre romanzo della nostra letteratura. Del quale, è bene ricordarlo, la
Storia della Colonna Infame costituisce parte integrante.