Milano. Claudette Colvin, una mostra immersiva nella discriminazione
Particolare dell'installazione con l'arresto di Claudette Colvin
Una mostra immersiva di denuncia sociale, per rendere omaggio ad una figura finita nell’oblio, quella di Claudette Colvin. Eppure, gli elementi per trarne un film ci sono tutti: una studentessa di colore che nell’America degli anni ’50 si rifiuta di cedere il suo posto in autobus ad una passeggera bianca, finendo in carcere per aver infranto le leggi segregazioniste dell’epoca. Se questa storia vi suona familiare sappiate però che la vicenda di Rosa Parks, praticamente identica e sempre a Montgomery, capitale dell’Alabama, avvenne in realtà diversi mesi dopo. Claudette Colvin aveva solo 15 anni, e il suo gesto - il 2 marzo 1955 - fu il diretto precedente della protesta successiva che ebbe un enorme risalto mediatico grazie soprattutto all’intervento di un giovane pastore protestante, Martin Luther King.
Al Meet Digital Culture Center di Milano si può ora ripercorrere la storia di questa adolescente coraggiosa e testarda grazie a Noire. La storia sconosciuta di Claudette Colvin, un’installazione immersiva prodotta dalla Casa di produzione Novaya e dal Centre Pompidou. Si tratta della prima italiana di questo progetto, visibile fino al 10 marzo nello spazio espositivo del centro per l’Arte e la Cultura digitale - fondato da Meet the Media Guru nel 2018 con il supporto di Fondazione Cariplo - dopo un tour internazionale che ha toccato il Tribeca Film Festival di New York e Taipei.
La modalità immersiva permette al visitatore di partecipare in forma attiva alla vicenda, assistendo in tempo reale allo svolgimento dei fatti grazie al montaggio di filmati e immagini originali dell'epoca: dai film degli anni '30 con il blackface allora in voga - ovvero gli show con attori bianchi che, truccati da neri, esageravano nella mimica e nelle pose per far ridere il pubblico, contribuendo agli stereotipi razzisti - alle proteste in Alabama degli anni '50 degli afroamericani che disertarono gli autobus dopo il caso di Rosa Parks. L’installazione è fruibile da piccoli gruppi; a ciascun visitatore vengono forniti un paio di occhiali AR Hololens 2 (che permettono di vedere in contemporanea reale e virtuale) e cuffie a conduzione ossea con cui entra in un set di 250 metri quadrati creato per l’occasione e arricchito da figure virtuali - interpretate da veri attori - e oggetti reali come le panche che contribuiscono all’ambientazione ricreata in video (dall’autobus, al tribunale, al carcere. L’esperienza risulta coinvolgente, grazie anche alla voce fuori campo che accompagna i visitatori, i quali sentiranno sulla propria pelle cosa significasse essere una persona nera nell’America di quegli anni. Peggio ancora, una donna nera: “cosa può valere meno di una donna nera?”, chiede la voce all’inizio. E così, nonostante l’esito - la quindicenne alla fine fu rilasciata; le accuse di disturbo della pace e violazione delle leggi sulla segregazione furono abbandonate, ma rimase quella di avere aggredito un agente - rimane l’amarezza per come andò a finire la vicenda, e un profondo senso di ingiustizia.
E Claudette? Oggi ha 84 anni, vive a New York dopo un'esistenza non facile (che non anticipiamo) e la sua città natale le ha intitolato una strada in un quartiere periferico. Se la sua storia è tornata alla ribalta è merito anche della biografia Noire, la vie méconnue de Claudette Colvin (Edizioni Grasset, uscito nel 2015) scritta da Tania de Montaigne e all’origine di questo progetto, adattato dai registi Stéphan Foenkinos e Pierre-Alain Giraud. Prodotta da Emanuela Righi e Patrick Mao Huang, l’installazione ha visto coinvolti il compositore Valgeir Sigurðsson e il sound designer Nicolas Becker, che hanno composto musica e suoni originali dal forte impatto, che consentono al pubblico un’immersione totale nella storia.
Info e orari: www.meetcenter.it.