Cadere, rialzarsi, poi cadere ancora. E infine trovare la via da seguire per riscoprire la vita e la rinascita quando sembra ormai troppo tardi. Resurrezione può essere anche questo, dopo un’esistenza così accidentata da aver impoverito il cuore. Gli ospiti della comunità di S. Alvise, Casa dell’Ospitalità di Venezia, raccontano così la loro personale "via crucis" nel film di Serena Nono,
Via della Croce. La pellicola, che ha partecipato come evento speciale della Sezione Orizzonti alla 66ª Mostra del Cinema di Venezia, ripercorre la Passione di Cristo attraverso ricostruzioni viventi delle dolorose stazioni di Cristo, intrecciate, quasi sovrapposte, ai temi che fanno da sfondo alle testimonianze dirette degli ospiti della Comunità: memorie e piccoli bilanci tracciano le pennellate di vite difficili, ma ancora degne di essere vissute. «Mi sembrava che il racconto della sofferenza di Gesù potesse incarnare le loro storie di fallimento, dolore, emarginazione – spiega la regista –, malgrado alcuni di loro non siano credenti o cristiani: tra i protagonisti ci sono anche due musulmani».Prodotto dalla Fondazione di Partecipazione Casa dell’Ospitalità, il film, nel quale hanno offerto i loro volti per piccoli camei anche Anna Bonaiuto e Massimo Cacciari, arriva dopo un primo documentario sui senza dimora della Comunità realizzato dalla Nono, dal titolo
Ospiti, realizzato nel 2007: «Ho voluto approfondire il tema che avevo già affrontato, rendendo omaggio ad uno degli ospiti, Bruno, scomparso lo scorso anno, che mi aveva chiesto di mandare un messaggio ancora più forte – racconta la regista –. Così ho cercato di fare». La splendida cornice di Venezia fa da sfondo a sessanta minuti di narrazione intercalata da letture dei Vangeli, riflessioni e scritti personali dei protagonisti, chiamati anche ad incarnare le vesti di Pilato, Cristo, i soldati torturatori.«Ho iniziato il lavoro sul film discutendo e leggendo il Vangelo di Giovanni con loro – aggiunge Serena Nono –, cercando di legare alle stazioni della Via Crucis, temi con cui gli Ospiti si potevano identificare: la caduta, l’insulto, la condanna, il rapporto tra genitori e figli, l’abbandono, la morte e la resurrezione. Quindi non c’è stata sceneggiatura e tutte le cose che i protagonisti raccontano nel film sono spontanee, senza fare delle prove o ripetizioni di riprese». Un lavoro "artigianale", che restituisce umana e attualissima verità al messaggio di Cristo: «Negli occhi, nelle esistenze di queste persone io vedo il Gesù di oggi – conclude la regista –. Questo è il messaggio che mi interessa far passare: scacciamo la paura del "diverso", e prendiamo consapevolezza». Il film sarà proposto in numerose città fino al prossimo 13 maggio, ma nuove presentazioni sono già in programma. Info:
www.viadellacroce.it.