Le feste sono ormai alle porte, ma da anni sugli schermi a dicembre non arrivavano film così poco natalizi. Con qualche eccezione, s’intende. Sotto l’albero più piccoli ritroveranno Alex il leone, Marty la zebra, Melman la giraffa e Gloria l’ippopotamo protagonisti di
Madagascar 2 - Via dall’isola di Eric Darnell e Tom McGrath nel quale i quattro animali fuggiti dallo zoo newyorkese nel precedente episodio tentano di fare ritorno alle comodità urbane. Si ritrovano invece nelle vaste pianure africane dove scopriranno l’esistenza dei propri simili, addirittura di una famiglia, e saranno nuovamente costretti a mettere alla prova l’amicizia che li lega. Veloce, colorato, ricco di citazioni e parodie, costellato di brillanti dialoghi, il film è attraversato da una vena di irriverente follia in grado di soddisfare anche i palati adulti. Lontani dalla volgarità dei cinepanettoni, Aldo Giovanni e Giacomo tentano con
Il cosmo sul comò, film diretto da Marcello Cesena in quattro episodi collegati da una surreale cornice, di divertire il pubblico percorrendo anche strade diverse dalla comicità alla quale ci hanno abituato. Tra famiglie in partenza per le vacanze ma costrette a bivaccare nel prato di San Siro e preti di campagna decisi a venire a capo di loschi affari, magiche pinacoteche con personaggi che passano da un quadro all’altro a coppie disposte a tutto pur di avere un figlio, il film esplora generi e stili diversi, ma con l’unica eccezione del segmento Temperatura basale, gli episodi traballano nella struttura narrativa che non riesce mai a risolversi nel finale. Christian De Sica, Massimo Ghini, Michelle Hunziker, Fabio De Luigi e Paolo Conticini sono tra i protagonisti di
Natale a Rio (vietato ai giornalisti, come raccontiamo nel box grigio a lato) di Neri Parenti che questa volta sposta vacanze e tradimenti, bugie ed equivoci, sole e canzoni in Brasile. L’ordine dei fattori può essere invertito, ma il prodotto non cambia. Chi pensa invece che Natale al cinema non sia sinonimo di risate non rinunci a
Il bambino con il pigiama a righe di Mark Herman in cui il piccolo Bruno, figlio di un ufficiale nazista, lascia Berlino con tutta la famiglia per trasferirsi in una desolata abitazione nei pressi di un campo di concentramento. Convinto che il lager sia una fattoria, Bruno si spinge fino al filo spinato che delimita l’inferno e diventa amico di un coetaneo ebreo al quale fa visita ogni giorno. Tratto dal romanzo per ragazzi di John Boyne e completamente ancorato al punto di vista del protagonista, il film è un inno all’immaginazione infantile, una favola nerissima su odio e pregiudizio destinati a sopravvivere come un virus. Per i più giovani c’è anche
Ember Il mistero della città di luce di Gil Kenan: la storia di due ragazzi destinati regalare nuova speranza ai loro concittadini dopo che una catastrofe ha lasciato il mondo senza energia e cibo, ha evocato metafore religiose che rimandano alla salvezza ottenuta solo attraverso un cammino di fede. Ma in realtà il film procede tra nemici e ostacoli come un videogame, senza approfondimenti psicologici né guizzi visionari. Convince invece
La duchessa di Saul Dibb, con Keira Knightley nei panni di Georgiana, destinata a diventare Duchessa di Devonshire. Il matrimonio combinato con l’algido duce Cavendish sarà un incubo che trascinerà la giovane nobildonna, alla quale il marito non persona la mancanza di un erede maschio, in un inferno fatto di eccessi, alcol e gioco d’azzardo. Realmente vissuta nel Diciottesimo secolo, la ribelle Georgiana, vera e propria star dell’epoca, mostra tra le righe della sua triste storia anche la drammatica vicenda di Lady Diana Spencer, sua diretta discendente. Prepari poi i fazzoletti chi sceglie
Come un uragano di George C. Wolfe in cui Richard Gere e Diane Lane, per la terza volta insieme sullo schermo, si cimentano in una storia di amore e morte, lettere e parole non dette, fallimenti e rinascite a partire dal romanzo di Nicholas Sparks. Delude The
Spirit scritto e diretto da Frank Miller a partire dal fumetto di Will Eisner: nonostante il cast stellare e lo stile raffinato, il film scivola su dialoghi inascoltabili e personaggi spesso involontariamente ridicoli. Inopportuno infine l’arrivo nelle sale a Natale di
Baby Love, commediola diretta da Vincent Garenq su un gay deciso ad avere un figlio, a qualunque costo. Buonismo e leggerezza caratterizzano la storia che rinuncia però a interrogarsi sul senso della famiglia approdando sugli schermi in un momento in cui proprio la famiglia è al centro della festa.