Icapelli sono sempre colorati (oggi rosa, negli anni ’80 arancione in tutte le sue sfumature), la voce ancora squillante e inconfondibile, la voglia di stupire intatta. A 61 anni molto ben portati Cindy Lauper, icona delle ragazze ribelli anni ’80 (chi non ricorda la sua scatenata hit che la lanciò nel 1983
Girls just want to have fun, ma anche le ballate
True colors e
Time after time) si dà al country. La cantante newyorkese di origini palermitane da parte di madre, pochi giorni fa si è meritata una stella sulla Walk of fame ad Hollywood dopo 50 milioni di dischi venduti, due Grammy, un Emmy e un Tony Award. L’ultima sfida, però, profuma di selvaggio West, deserti impolverati e cowboy. Il 6 maggio uscirà infatti con il suo nuovo album,
Detour dove Cindy Lauper rilegge in modo personale e divertito alcuni grandi classici della musica country degli anni 40, 50 e 60. Registrato quasi tutto a Nashville e prodotto da Tony Brown e Seymour Stein, il disco targato Sire Records vanta collaborazioni importanti con star del country del calibro di Vince Gill, Emmylou Haris, Alison Krauss e Willie Nelson. Una scelta musicale la sua che spiazza gli europei per cui la Lauper resta il simbolo della new wave al femminile. Ma che la cantante statunitense rivendica come parte del suo dna, in un viaggio filologico iniziato nel 2010 con l’album
Memphis Blues: «Le radici del rock sono il blues e il country – spiega ad
Avvenire –. Il country era la musica popolare di quand’ero ragazza, l’ho scoperto ascoltando le hit di Loretta Lynn e Wanda Jackson nella cucina di zia Gracie. E la ricerca musicale su queste basi l’ho seguita tutta la vita, da quando cantavo il rockabilly con la band Blue Angel nei primi anni ’80». L’artista, che si dice «devastata » dalla scomparsa del suo buon amico Prince, non rinnega il grande successo da popstar, tantoché sarà in Italia con il Greatest Hits Tour in cui ripercorre 30 anni di successi il 6 luglio a Roma, Cavea Auditorium Parco della Musica, e il 7 a Grugliasco ( Torino), al GruVillage. Ma la musica per lei significa continua evoluzione. «Io credo molto nel cambiamento – spiega –. Voglio crescere come musicista e come artista non voglio fare la stessa cosa tutta la vita. Pensavo a questo disco country da anni e sono felicissima di aver lavorato con i miti di questo genere musicale ». Il risultato è un album godibilissimo, dove i classici sono liberati dalla polvere e lucidati a nuovo da una band di primo livello, con marcate virate rock. La prima canzone dell’album è
Funnel of love, una traccia registrata nel 1960 da Wanda Jackson, la regina del rockabilly. Diverte con spensieratezza
Heartaches by the number pezzo forte già rivisitato da molti artisti, mentre ci sono poi due intense cover dei grandi successi di Patsy Kline, le romantiche
Walkin’ after midnight e
I fall to pieces, che da ragazza la Lauper cantava per ore nella sua stanza. Non mancano i duetti con i grandi nomi come Emily Harris in
Detour e il mitico Willie Nelson con una canzone scritta più di 50 anni fa,
Night life. «Il country è una musica divertente e in un periodo come questo vorrei che un po’ di serenità arrivasse alla gente» aggiunge la cantante. E si scopre che la sua musica deve molto all’Italia. «Ho imparato la tecnica vocale grazie all’opera, è una sorta di terapia. Sono cresciuta ascoltando Puccini e sono diventata cantante proprio ascoltando le donne della mia famiglia». Un pensiero va poi alla nonna arrivata poverissima da Palermo e ai migranti di oggi. «I miei parenti sono venuti qui negli Stati Uniti per cercare una vita migliore, e tutti hanno il diritto di cercare un lavoro e un’esistenza migliore. Non sono un politico, so solo che le centinaia di migliaia di migranti di oggi sono persone e per questo vanno rispettate».
© RIPRODUZIONE RISERVATA L’icona del pop anni 80 pubblica “Detour”, album che rivisita con divertimento il genere musicale alle radici del rock. «Sono di origine palermitana, ho imparato a cantare grazie all’opera»
STAR. Cindy Lauper