Tevere Day. Cimmino, una sfida nel fiume a nome dei disabili
Una storia grande (di inclusione e anche di cuore) nella grande storia, quella di Roma e del suo fiume. E’ l’impresa del 57enne Salvatore Cimmino: 55 chilometri a nuoto nel Tevere dal centro della città (ponte Duca d’Aosta, partenza alle 8) al mare di Ostia, che sarà la perla della quarta edizione del Tevere Day, in programma domenica 9 con oltre 100 eventi sulle sponde.
Nelle acque del “biondo” fiume Cimmino darà vita alla 19ª tappa del progetto “Nuoto nei mari del globo. Per un mondo senza frontiere” che l’ha portato a cimentarsi in tanti specchi d’acqua del pianeta, dal Paranà in Sud America al lago Kivu nel Congo e allo stretto di Cook. Cimmino macina chilometri, solo, non per battere avversari ma per animare una bella impresa sportiva che è anche una battaglia politica: perché l’obiettivo è «dar voce a 5 milioni di persone e alle loro famiglie – spiega -, bloccate dalla mancata applicazione di leggi che pur esistono e alle quali è preclusa la partecipazione alla vita attiva del Paese».
Sono le persone con disabilità, di cui Cimmino fa parte (ha la gamba destra amputata, sostituita da una protesi). La sua storia ha dell’incredibile. La confidenza con l’elemento acqua sarebbe innata, dato che è nativo di Torre Annunziata. Eppure, dopo essere stato colpito a 15 anni da un osteosarcoma, fino a 41 anni non sapeva nuotare. Fu sotto consiglio medico che si dedicò alle bracciate. Fu amore a prima vista: «Dopo quasi 30 anni il corpo, usurato, non mi sosteneva più. Così, il 20 novembre 2005 per la prima volta misi piede in una piscina. E scoprii che sapevo nuotare con relativa facilità. Da lì ho iniziato a elaborare che la disabilità non deve essere vissuta come un tema sanitario, ma di pari opportunità». Dopo soli 8 mesi, nel 2006 fu capace della prima traversata, Capri/Sorrento di 22 km. E poi tante altre imprese, per preparare le quali Cimmino, che vive e lavora a Roma, si allena nella piscina del circolo Aniene di Giovanni Malagò, il presidente del Coni che, dice, «è il mio primo sostenitore».
Il cimento di domenica, afferma, è anche l’«occasione per presentare una proposta di legge sull’equiparazione degli infortuni nella vita a quelli sul lavoro, perché finalmente anche le persone con disabilità possano scegliersi la riabilitazione a loro più congeniale, venendo incontro davvero allo spirito della nostra Costituzione. Perché possano finalmente esercitare il loro sacrosanto diritto di cittadinanza, senza il quale la disabilità è dello Stato, non loro». Una causa che è stata sposata dal Tevere Day, che punta a un’altra integrazione: quella tra i romani e il loro fiume, “per dirgli che lo amiamo”, come recita lo slogan di quest’anno. Ad animarlo, da 4 anni, è Alberto Acciari: «Di fatto il Tevere, per la gente, è già un Parco, ma ne manca la normativa e su questo insistiamo con le istituzioni». I 100 eventi di domenica sono animati da 140 associazioni e comprendono di tutto: da una mostra al filmato della Titanus con gli spezzoni delle scene di cinema più celebri girate sul fiume. Perché, come dice Cimmino, «il Tevere è una scoperta anche per me».