Calcio. I 70 anni di Ciccio Graziani: «Messi, vinci un Mondiale anche tu»
Cicci Graziani, ex campione azzurro del 1982
«Messi comunque ancora il Mondiale non l'ha vinto. Io invece sì…», proclama con la solita simpatia contagiosa il bomber Ciccio Graziani. Per la generazione Z: trattasi di uno dei 22 eroi azzurri che vinsero il Mundial di Spagna dell’82. Sono trascorsi quarant’anni da quell’epico trionfo, e oggi sono ben 70 primavere per l’eterno Ciccio, nato a Subiaco (Roma) il 16 dicembre del ’52. Rispetto a quelle notti magiche di Spagna ha qualche capello in meno, ma in compenso molte più giacche e montature di occhiali sgargianti da esibire nei salotti televisivi dove è diventato il più pirotecnico degli opinionisti di calcio
A proposito di opinionismo calcistico, Ciccio, le è piaciuto il Mondiale trasmesso interamente dalla Rai?
Se parliamo delle telecronache sì, le ho trovate ben gestite, da Rai, con qualcosa che potevano fare meglio, ma è un giudizio personale, da opinionista appunto. Non ho apprezzato affatto invece il talk serale, Il Circolo dei Mondiali, l’ho trovato poco centrato. Sono un grande amico di Yuri Chechi, ma è come se dicessero a me di parlare di Olimpiadi, gli risponderei «no grazie, non è il mio ramo». Anche Sara Simeoni, atleta leggendaria come Yuri, donna spiritosa e intelligente, ma messa lì al bancone mi è sembrata davvero in fuorigioco. Se devi parlare di un Mondiale, allora devi avere ospite fisso Marcello Lippi, Fabio Capello, uomini che sanno e che hanno vissuto di calcio.
Poi ci sono gli espertissimi, come Lele Adani, per il quale Messi è il “verbo” e il commento tecnico diventa teologia applicata al gioco del pallone.
No, quella si chiama semplicemente “invadenza della seconda voce”. Adani è uno molto competente a livello tecnico e tattico, ma si è fatto prendere la mano e con Messi è diventato fazioso, contravvenendo a una delle regole fondamentali del commento televisivo: l’imparzialità. Adani a un certo punto ha sovrastato un signor telecronista come Stefano Bizzotto, pensando di diventare lui la prima voce. Un consiglio amichevole per il futuro: Lele, più anedottica utile al telespettatore e meno enfasi, specie quella inutile.
Per Adani il n.1 è sempre e solo Leo Messi, ma questo Mondiale conferma che il francese Kylian Mbappè è il nuovo re del calcio.
Mbappè è il futuro e me lo vedo già a portare sotto il braccio una collezione di Palloni d’Oro da qui a fine carriera. Una carriera agli inizi, eppure a 23 anni rischia di vincere il suo secondo Mondiale. È un fenomeno che mi ricorda il Ronaldo brasiliano: calcia con tutti e due i piedi, ha il colpo di testa e strappa in maniera fantastica sui 100 metri… Io però, senza l’Italia in campo, tifo Argentina e non posso pensare che un giocatore fantastico come Messi chiuda la sua lunga e gloriosa parabola senza aver vinto la Coppa del mondo. Sarebbe ingiusto... (sorride) un Mondiale ripeto, l’ho vinto anch’io!
Un po’ ingiusta a noi è parsa anche l’uscita di scena, in lacrime, di Cristiano Ronaldo.
Lui ha fatto la storia e ancora oggi io sono convinto che quando hai Cristiano Ronaldo in squadra già sul pullman parti da 1-0. Con il Portogallo ha pagato le vicissitudini patite al Manchester United. Ronaldo rimane un leader individualista e un grande egoista, un po’ come tutti i grandi realizzatori, però personalmente gli avrei dato qualche chance in più per evitargli questa piccola macchia dentro una grande, anzi straordinaria carriera, che non meritava di chiudere con una simile figuraccia.
Ciccio, ha mai pensato in questi giorni alla seguente ipotesi: se l’Italia fosse arrivata a Qatar 2022 che figura avrebbe potuto fare?
C’ho pensato e andrò controcorrente: credo fermamente che avrebbe fatto una bella figura. Tipo da rivelazione come il Marocco? Non lo so, ma so che questo Mondiale ha riservato diverse sorprese e un livellamento in cui abbiamo visto che il basso si è un po’ elevato, mentre l’alto è sceso un po’ di qualità . E poi la nostra Nazionale un anno e mezzo fa ha vinto un Europeo dimostrando di potersela giocare alla pari con tutti, Francia compresa. Al prossimo Mondiale sono convinto che torneremo competitivi.
Roberto Mancini ha qualcosa in comune con il suo amato ct Enzo Bearzot?
Sì, somigliano molto per due aspetti: la capacità di dialogo con i calciatori e la forte personalità che trasmette sicurezza al gruppo.
Nonostante Mancini sia rimasto a casa con la Nazionale, il calcio italiano è riuscito a far parlare di sé nel mondo con lo “scandalo plusvalenze” della Juventus…
Non è una pagina di cui andare fieri, specie in un momento storico in cui tutto il nostro sistema calcio è pesantemente indebitato. Ma aspettiamo le sentenze prima di esprimere giudizi. Certo è che dai capi di imputazione qualcosa di importante dobbiamo aspettarcelo… Sbaglia comunque chi invoca la Serie B per la Juventus. Non sarebbe logico, anzi sarebbe un ulteriore danno per l’immagine di tutto il calcio italiano. E lo dice uno che in campo è stato un “nemico storico” dei bianconeri: tra Torino, Fiorentina e Roma con la Juve di mezzo ho perso tre scudetti, arrivando sempre secondo.
Torniamo al campionato di Serie A: quando il 4 gennaio riprenderà assisteremo ancora al monologo della capolista Napoli?
Dipende unicamente dalla squadra di Luciano Spalletti. Ricomincia un torneo da 23 giornate con il Napoli che ha 8 punti di vantaggio sulla seconda. Finora hanno dimostrato di essere più forti, giocano un gran bel calcio e regalano poco agli altri. La speranza per chi insegue è che la sosta Mondiale gli può aver spezzato il ritmo. Perciò, io dico che solo il Napoli può rimettere in gioco le inseguitrici.
Oggi sono 70 anni Ciccio, come festeggerà questo traguardo?
Intanto, come sempre, giocherò a calcetto con gli amici, ai quali offrirò dei pasticcini a fine partita. Poi sabato sera farò una cena con mia moglie, i figli e i nipoti. Sono entrato in un’età in cui la famiglia è prioritaria, poi viene tutto il resto, compresa l’amicizia e l’affetto dei tifosi e degli ex compagni di squadra.
A cominciare dagli ex azzurri dell’82, quelli della chat sempre aperta.
Beh, i ragazzi dell’82 avranno sempre un posto privilegiato nel mio cuore. Ogni tanto, faccio una cosa che so che capita anche ad alcuni di loro: alzare gli occhi al cielo e rivolgere un sorriso a Paolo (Rossi), a Gaetano (Scirea) e a Enzo (Bearzot), sapendo che anche loro tre ci sorridono da Lassù. Nei momenti difficili ci parlo e mi danno tanto conforto, perché so che posso ancora contare sul loro aiuto, come quando giocavamo insieme, nella nostra Nazionale.