Pallavolo. Chirichella, la principessa azzurra
«Sembra ieri che guardavo Mila e Shiro in tv… E oggi invece mi ritrovo capitana della Nazionale». La napoletana Cristina Chirichella, il nuovo astro della pallavolo italiana, ha solo 23 anni, ma sta bruciando le tappe con la leggerezza di una veterana. Una carriera vulcanica cominciata ai piedi del Vesuvio prima di spiccare il volo verso Novara dove si sta consacrando come fuoriclasse del nostro movimento. In mezzo le brillanti esperienze a Roma col Club Italia, Pesaro e Ornavasso, fino all’Agil Volley di suor Giovanna Saporiti con cui ha messo in bacheca una Coppa Italia (nel 2014-2015) e quest’anno uno storico scudetto per Novara (dopo cinque finali perse). «Qui è come stare in una grande famiglia», assicura Cristina per spiegare il segreto del club dei miracoli, voluto e fondato da suor “Giò”, la religiosa che insieme alle sorelle dell’ordine delle Ministre della Carità di San Vincenzo De’ Paoli ha condotto l’oratorio di Trecate fino ai massimi palcoscenici della pallavolo. Una scalata vertiginosa per la giocatrice partenopea anche con la maglia azzurra: dalle medaglie europee con l’Under 18 (argento 2011) e l’Under 19 (bronzo 2012) ai Mondiali (2014) e alle Olimpiadi (Rio 2016) con la Nazionale maggiore di cui è appena stata nominata “capitana” nel nuovo corso del coach Davide Mazzanti.
Una stagione da incorniciare.
«Davvero una gioia dopo l’altra. Stavo ancora festeggiando lo scudetto quando come un fulmine a ciel sereno ho saputo che sarei diventata “capitana” della Nazionale. Sono molto felice ovviamente, ma oltre ad essere un onore per me è una grande responsabilità. Mi ispiro ad Antonella Del Core, l’ho avuto come capitana in Nazionale e vorrei seguire le sue orme sia come atleta che come persona. Poi è di Napoli come me…».
È un anno importante per la Nazionale. Adesso le qualificazioni per i Mondiali 2018 in Giappone, a settembre gli Europei in Azerbaigian e Georgia.
«Dobbiamo lavorare tanto perché il gruppo è tutto nuovo, anche l’allenatore e lo staff. Dobbiamo imparare a conoscerci e avere la voglia di migliorarci sempre di più. Ho vissuto la delusione per il quarto posto ai Mondiali (2014) e soprattutto quella per l’eliminazione al girone eliminatorio dei Giochi di Rio. Ma ce l’abbiamo messa tutta. Non siamo state incisive nei frangenti importanti e l’emozione ci ha giocato un brutto scherzo, perché comunque eravamo tutte giovani».
A Novara invece quest’anno è andato tutto a meraviglia.
«Eravamo convinte di poter fare un’ottima stagione. Abbiamo fatto dei buoni playoff, ci siamo caricate partita dopo partita e in finale ci siamo giocate il tutto per tutto. In una serie così lunga però fondamentale è la squadra. Qui si vede quanto è unito il gruppo, perché se una non gira c’è sempre l’altra che ti aiuta. E siamo riuscite a creare un equilibrio decisivo tra giovani e veterane».
Una carriera fin qui folgorante, eppure la pallavolo nella sua vita non è arrivata subito.
«Sì, ho scelto questo sport tardi, a dodici anni ho cominciato a giocare a Napoli. Prima ho fatto danza, nuoto, basket, atletica… Sono stata conquistata dal volley perché, oltre a divertirmi, il gioco di squadra è fondamentale. E poi passi tanto di quel tempo con le altre ragazze che alla fine diventano le tue migliori amiche ».
Lei è alta 195 centimetri. Quanto ha inciso sul suo carattere l’altezza?
«Da piccola un po’ soffrivo. Mi sentivo troppo alta per la mia età. Anche perché ho avuto un boom negli anni delle scuole medie. Sempre al centro dell’attenzione e sempre le solite battutine “che tempo fa lassù…”. Per carattere oltre ad essere testarda sono anche una “testa calda”. Posso esplodere da un momento all’altro. Mi arrabbio quando le cose non vanno bene. Sono molto esigente con me stessa. So però che devo migliorarmi e che devo imparare a non perdere la concentrazione».
Inutile chiederle quali sono i suoi obiettivi.
«Esatto, non lo dico non solo perché da napoletana sono scaramantica ma perché preferisco godermi il presente. Lo scudetto è la vittoria più importante, ma io ho imparato tanto anche dalle sconfitte più cocenti: le Olimpiadi, il Mondiale in casa, la finale scudetto di due anni fa… Tutte mi sono servite per arrivare fin qui. Ma non ce l’avrei fatta senza i miei primi tifosi».
Chi?
«I miei genitori. Mi hanno sempre seguito e incoraggiato ma senza mai far pressione. Anche oggi partono da Napoli per venire a vedere le mie partite, e se non possono loro c’è mio fratello. Il mare, la mia città mi mancano anche se a Novara mi trovo benissimo. È una società “familiare”, il presidente suor Giovanna viene in palestra tutti i giorni per vedere realmente come stiamo».
Il club si chiama Agil, acronimo di “Amicizia, gioia, impegno e lealtà”.
«Tutte qualità importanti, ma lealtà e impegno per me sono decisive. Bisogna essere sinceri sempre, anche quando le cose vanno male. Vorrei impegnarmi un giorno per chi davvero ha bisogno di tutto, specie per i più piccoli. Quanto a me non mi aspettavo di arrivare subito così in alto. Mi piace la mia vita, sono fidanzata da poco, adoro stare in compagnia o da sola per riflettere, divoro libri e film con storie d’amore, mi conquista anche solo una rosa. Mi sento davvero una ragazza fortunata».