Premio Campiello Junior. Chi premia il libro per piccoli premia l'educazione
Illustrazione di Paola Bertozzi per “Un pinguino a Trieste” di Chiara Carminati
Oggi presso il Campus di H-Farm a Roncade si è tenuta la finale della 1ª edizione del Campiello Junior per opere di narrativa e poesia per ragazzi. La finale, trasmessa in streaming sul canale Youtube del Campiello, ha visto Antonella Sbuelz con Questa notte non torno (Feltrinelli) avere la meglio su Chiara Carminati, Un pinguino a Trieste (Bompiani) e Guido Quarzo-Anna Vivarelli, La scatola dei sogni (Editoriale Scienza).
La letteratura per l’infanzia sta vivendo in Italia, da ormai un paio di decenni, un periodo di felice e multiforme fioritura. Sono nate case editrici coraggiose e dinamiche, animate da forti tensioni ideali e pronte a sperimentare, sia nell’ambito della narrazione, sia in quello della divulgazione, guardando a ciò che di meglio offrono autori e autrici stranieri ma anche puntando su nomi e progetti interamente italiani; e anche gli editori che hanno fatto la storia dell’editoria del nostro paese hanno fiutato la vitalità e le opportunità offerte da quello che è un mercato in piena espansione. Uno scenario decisamente incoraggiante e vivacissimo, nel complesso, in cui tuttavia persistono antichi pregiudizi su ciò che la letteratura concepita e scritta per lettori e lettrici in formazione dovrebbe essere, e dove gli interessi commerciali giocano troppo spesso una parte prioritaria nell’orientare le scelte di produzione, anche a scapito della qualità dei libri pubblicati. Sono proprio queste le ragioni principali che aiutano a capire l’importanza di un lavoro come quello effettuato dai comitati tecnici e dalle giurie dei lettori nel contesto di premi letterari come il giovanissimo Campiello Junior. Il comitato tecnico si confronta sulle opere ricevute, valutandone originalità compositiva e qualità letteraria a partire da prospettive, interessi e gusti anche molto diversi come sono inevitabilmente quelli dei suoi componenti, e individua una terzina di opere ritenute di valore; ma sono poi le lettrici e i lettori a cui vengono inviate a decretare quale vincerà. La duplice prospettiva di cui sono portatori il comitato tecnico e la giuria dei lettori è un aspetto di cruciale importanza, perché ha a che fare con la costitutiva complessità e ambiguità di una letteratura scritta da adulti per destinatari che adulti non sono, non ancora per lo meno, e che hanno una sensibilità, un’esperienza del mondo e una vita immaginativa profondamente altra da quella di chi scrive storie per loro. Raramente, in realtà, chi scrive per l’infanzia si mette davvero e profondamente in ascolto delle esigenze e possibilità di comprensione dei lettori e delle lettrici più giovani, tendendo a sottostimare le seconde e trascurando le prime, dominato com’è dal desiderio di guidare l’infanzia là dove ritiene giusto e indiscutibile guidarla: verso l’acquisizione di un sistema valoriale e di comportamenti considerati socialmente adeguati, ovvero verso l’imitazione di ciò che loro stessi - gli adulti - sono diventati, dimenticando quell’altra modalità di essere nel mondo e di guardarlo che è l’infanzia stessa. Io credo che la letteratura per l’infanzia, per ragazze e per ragazzi, possa avere un ruolo educativo importantissimo, irrinunciabile anzi, ma che lo abbia principalmente per il tipo di esperienza che consente di fare: un’esperienza unica nel suo genere che coinvolge tanto intimamente chi la fa da consentirgli di andare 'altrove', in uno spazio costruito a partire dal dispositivo narrativo allestito dall’autore, vera e propria macchina per immaginare che solo il lettore, però, può mettere in movimento col suo proprio e personalissimo contributo. Tale esperienza ha a che fare con uno stato di concentrazione profonda e di attenzione duratura alle parole e al loro dispiegarsi e concatenarsi l’una dopo l’altra, di riga in riga, di pagina in pagina, ed è essenziale sia promossa nel mondo della distrazione digitale e della lettura superficiale, frantumata e discontinua, che caratterizza questo nostro tempo. Essa consente di aprire nuovi occhi sul mondo, come insegnava Calvino, favorendo processi di decentramento cognitivo e la maturazione di competenze pro-sociali legate all’empatia, al fatto di assumere - sebbene nella dimensione virtuale della lettura - i panni di qualcun altro, di qualcuno che non siamo noi ma del quale possiamo sperimentare sentimenti e pensieri, difficoltà esistenziali o gioie, illuminazioni improvvise o lunghe e meditate consapevolezze, uscendo dalla limitatezza del nostro sentire e pensare: allargando cioè la nostra possibilità di esperienza dell’umano, in un mondo sempre più interconnesso in cui non è più possibile trincerarsi nelle proprie piccole certezze. Questo è ciò che la letteratura consente di fare, attraverso una cura nell’uso del linguaggio che sappia esaltarne le possibilità espressive e poetiche e che punti sulla preservazione della differenza in quanto tale - in quanto diversa occasione di sguardo sul mondo - e non sulla omologazione in poche formule semplificatorie e consumate dall’uso, o in slogan che cancellino ogni complessità nel segno di un’immediatezza o maggiore facilità di comprensione. Il lavoro del comitato tecnico del Premio Campiello Junior è stato condotto anche con questa consapevolezza, nella certezza che le ragazze e i ragazzi possono essere lettori attenti e appassionati quando incontrano degli oggetti letterari capaci di attivare il loro interesse e di rispettare la loro intelligenza: sono anzi, normalmente, lettori molto più attenti degli adulti, come hanno dimostrato nell’incontro in cui hanno discusso con alcuni membri del comitato tecnico a proposito dei criteri di valutazione delle opere in concorso. Bambine e bambini, ragazze e ragazzi sono un pubblico composito e attento che merita rispetto e molti adulti dovrebbero prendere esempio da loro, dalla serietà giocosa che sanno dimostrare quando ingaggiati da vere opere letterarie, e mettersi a leggere di più e meglio, anche libri per ragazzi. Sarebbe un ottimo esercizio di decentramento cognitivo e un’occasione per provare a guardarsi da una prospettiva diversa, ritrovando cose dimenticate e scoprendone di nuove, sempre e comunque attivando una riflessione su di sé, su ciò che si è diventati crescendo così come sul proprio rapporto con i più piccoli - i nuovi arrivati - e sul proprio modo di stare nel mondo e nel tempo. Gli adulti prendano esempio dalla serietà giocosa dei bambini quando sono presi dalla letteratura di qualità, e leggano con più attenzione anche i testi per ragazzi