Siamo all’ultima curva della stagione internazionale, ma negli ultimi 90 minuti degli ottavi di Champions, le nostre tre “grandi sorelle”, Inter, Juve e Roma, rischiano di finire a bordo pista. E dopo 7 anni, il calcio italiano si ritroverebbe senza una squadra ai quarti di finale in Europa. «Che gli infortuni non siano un alibi», proclama Arrigo Sacchi. Ma ad alimentare i timori della vigilia, oltre ai precedenti sfavorevoli (non battiamo le inglesi da due anni e non facciamo loro gol da 9 partite di fila) ci si mettono pure gli incidenti di percorso dell’ultima ora. Al pienone dei due stadi Olimpici di Roma e Torino, risponde anche il tutto esaurito delle infermerie di giallorossi e bianconeri. La Roma ha 5 giocatori fuori uso. Cicinho rischia 6 mesi di stop (infortunio al ginocchio) e contro l’Arsenal, con un Totti ancora a mezzo servizio, a centrocampo si potrebbero far sentire le defezioni pesanti di Perrotta e Pizarro. Ranieri alla Juve rischia di fare anche il record di infortuni stagionali. Con la rottura del piede di Sissoko (nel derby con il Torino) e il numero dei casi di “crac” - muscoli, ossa e affini - sale a quota 54. Appena due in meno dei punti in classifica della Juve che con il Chelsea non disporrà di 6 titolari (forfait finale di Legrottaglie). Anche Mourinho a 48 ore dalla sfida decisiva di Old Trafford ha poco da sentirsi speciale, visto che deve risolvere il problema difesa: Chivu, Materazzi e Burdisso neppure voleranno a Manchester. Ancora una volta, nel periodo agonisticamente più caldo, siamo costretti a registrare il fenomeno, apparentemente solo italiano, delle rose infinite che si assottigliano di giornata in giornata, causa ko epidemici. Secondo il professor Carlo Vittori, gli infortuni a catena sono legati alla preparazione atletica non necessaria per quei giocatori che sono già in forma. «Questi calciatori – spiega il prof. Vittori – nei momenti di calo hanno bisogno di distogliere la loro attenzione da comportamenti pedissequamente ripetuti e tediosi, perché quando sono stanchi e tediati rischiano di farsi tutti i mali possibili ed immaginabili». La debolezza psicologica è la causa scatenante anche per il dottor Piero Volpi (Consulente medico dell’Aic) che però tiene a precisare: «I dati sull’incidenza di infortuni dei nostri club rispetto a quelli inglesi, non sono così distanti come si vuol far credere. Tanto per rifarci all’Arsenal, Adebayor e Fabregas sono stati fuori per 4-5 mesi e nessuno a Londra ha gridato allo scandalo. In Italia invece si punta spesso il dito sui medici sportivi per via dei tempi di recupero che si “allungano” dopo un infortunio. Ma nessuno dice che a 20 anni il tempo di recupero si dimezza rispetto a quello che occorre a un giocatore di 30. Le rose dei nostri club impegnati in Champions hanno un’età media di 29 anni contro i 24-25 di quelli inglesi che negli ultimi tempi ci sono stati superio- ri anche per una maggiore freschezza fisico-atletica. Non esiste poi una partita in cui si respiri una pressione mediatica e in campo così elevata quanto quella di una gara di Serie A. Nelle nostre rose “ipertrofiche” l’elevata competitività interna comincia ben prima della gara ufficiale, visto che già in allenamento si verificano un gran numero di infortuni muscolari. Nella Premier, stress e pressione sono gestiti meglio, con un “terzo tempo” reale e non virtuale come accade in Italia. Serve lo psicologo? Il miglior psicologo è l’allenatore che deve smussare le tensioni e trasmettere la giusta tranquillità a ogni componente della squadra. E poi non dimentichiamo il “fattore campo”, inteso come le condizioni pietose dei nostri terreni di gioco che non sono mai curati e tanto meno riscaldati come quelli della Premier dove si gioca lo stesso numero di gare in notturna». Argomentazioni che se arrivassero al “Times” potrebbe rincarare la dose sui club italiani definiti ieri «leoni senza denti». Secondo la stampa britannica «non c’è nulla da temere» contro le nostre formazioni. Gli inglesi si sentono di nuovo i padroni del mondo, almeno nel calcio. «Perchè lottare, sudare e spendere per arrivare tra le prime 4 in Premier League se poi, in Champions, bisogna rigiocare contro una delle 3 squadre connazionali, con una finale come quella di Mosca (Manchester United-Chelsea) che somiglia in maniera sospetta ad una 39ª giornata di campionato giocata all’estero?». Insomma secondo i tabloid del Regno le nostre squadre stanno per andare incontro al destino degli “zero titoli” stagionali di Coppa. Ora abbiamo capito chi ispira le conferenze settimanali di Mourinho.