Agorà

CALCIO. Cesena in testa ci va col liscio

Massimiliano Castellani martedì 21 settembre 2010
«Lavorare stanca», scriveva Cesare Pavese, «il lavoro è la mia passione invece...», dice il meno poetico, ma più concreto, Igor Campedelli, 36 anni, il presidente più giovane della Serie A - insieme a Tommaso Ghirardi del Parma - di questo sorprendente Cesena da primato. Igor Campedelli - omonimo del Campedelli Luca artefice della favola Chievo - è un “ragazzo”, ma possiede l’esperienza dell’imprenditore navigato e la saggezza del padre di famiglia con tre figli a carico.E poi ha pur sempre dieci anni di più del fondatore del Cesena (nato nel 1940), l’allora 26enne conte Alberto Rognoni - l’inventore del calciomercato - che assecondò i desideri del fratello minore, Carlo, portiere del Forlì. Quando si dice le affinità elettive. Anche Campedelli, come Rognoni, ha un fratello, Nicola che è stato calciatore del Cesena, la cui carriera venne stroncata in fretta per un infortunio al piede. Ma i Campedelli di Romagna sono gente tenace, abituata a scollinare in scioltezza perfino il Rubicone. Igor il sensibile ha infatti cominciato la scalata al grande calcio da Savignano sul Rubicone, responsabile del vivaio della Savignanese. Poi tre anni fa il grande salto al Cesena. Al suo arrivo alla Fiorita si vedeva del mesto calcio di Serie C, poi nel 2008-2009 l’inizio dell’era da capolista, il sorpasso finale alla gloriosa Pro Patria e i romagnoli che si ritrovano tra i cadetti.Il condottiero dei bianconeri in quella stagione era Pierpaolo Bisoli (ora al Cagliari di Cellino) che si è ripetuto subito l’anno dopo, riportando il Cesena in A, dopo 19 anni. Il resto sono momenti di gloria delle prime tre giornate di campionato: pareggio all’Olimpico con la Roma di Totti, 2-0 “perfetto” al Milan del feroce Ibrahimovic e domenica l’1-0 al Lecce che vale il primo posto. «Siamo solo all’inizio, piedi per terra», avverte il redivivo mister Massimo Ficcadenti. Ma è impossibile resistere al fascino discreto di questo club che dopo 35 anni (erano i tempi del medico-portiere Boranga) si ritrova clamorosamente al comando della massima serie insieme all’Inter. Cose grosse per una squadra costruita con appena 8,5 milioni di euro, una cifra quasi ragionevole per i ricchi contabili del pianeta calcio: importo che non copre neppure gli ingaggi del capocannoniere Eto’o e del milanistra Ibra, prossimi ai 9 milioni a stagione. Il doppio della mensilità netta di questi due assi è quattro volte superiore allo stipendio più alto elargito da patron Campedelli: 350mila lordi al cileno Jimenez. Uno dei 17 stranieri - di 13 nazionalità diverse - in questa rosa globale. E poi dicono di Massimo Moratti. Già ma a Cesena la parola d’ordine di Campedelli è «stranieri solo se bravi, altrimenti meglio italiani» e soprattutto se si adeguano al cottimo cesenate, «compensi in base ai risultati». L’«economia giusta» di Edmondo Berselli, applicata al calcio: più poveri, ma più belli e anche più felici. È lo status di tutta la squadra, a cominciare dal più piccolo, in altezza (167 centimetri) il puffo atomico Giaccherini, ormai cariochizzato in “Giaccherinho”. «Se lo chiamassero in azzurro non sarebbe una bestemmia», dice Ficcadenti. Nella Nazionale pro-oriundi di Prandelli si starebbe per liberare un posto per l’imprendibile ala sinistra e forse uno anche per il compare di fascia opposta, l’argentino con passaporto italiano Schelotto. Due perni di una formazione che oltre che per il primato, stupisce con gli effetti speciali del bel gioco. Partendo dalle retrovie ci si accorge poi che la porta è sbarrata: unico portiere ancora imbattuto in A è il vecchio Antonioli, 41 anni e non sentirli affatto. Tutto questo grazie a una difesa ermetica, con il giapponese Nagatomo che impressiona per sicurezza e che ha richiamato in Romagna frotte di giornalisti nipponici come ai tempi di Nakata nel Perugia di Gaucci. A centrocampo si balla il liscio sotto la diga del capitano del Ghana, Appiah, e la regia di Colucci che disegna trame con la complicità di Parolo, uno che ha il passo elegante del giovane Antognoni, eppure come Giaccherini è arrivato al debutto in A a 25 anni, dopo essere passato dai sottoscala della Lega Pro. Lungo e frastagliato è stato anche il cammino del bomber albanese Bogdani che a 33 anni (in Italia dal ’99) sfodera colpi degni di Ibra. Classe eleganza e fairplay di Romagna, inteneriscono persino l’arbitro Rocchi che nella gara con il Lecce, erroneamente ha espulso Colucci salvo poi scusarsi negli spogliatoi. Niente squalifica per Colucci. Per ora, perfino gli arbitri hanno un occhio di riguardo per questo Cesena alla poveri ma belli. Quanto durerà? La prima risposta domani sera a Catania.